Alcune Regioni pronte a ricorrere in Corte Costituzionale contro il decreto
Sindaci non applicano il decreto Salvini contro i migranti
Salvini, attraverso il Viminale, li minaccia di denunciarli per abuso di ufficio e di revocarne il mandato: "Siete dei traditori".
 
Il primo sindaco italiano a disporre la non applicazione di una parte del decreto “Sicurezza” del governo nel proprio comune, è stato Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, che il 21 dicembre scorso in una nota ai propri uffici competenti, ha invitato il dirigente dell’anagrafe ad approfondire gli aspetti del decreto sicurezza nella parte che vieta il rilascio della residenza ai migranti in scadenza di permesso di soggiorno e, nelle more, di continuare a iscriverli nel registro dei residenti.
Secondo Orlando, la legge con la quale il governo ha riscritto le regole sui migranti, sta creando tante difficoltà di gestione proprio agli amministratori locali, in particolare sulla delicata questione dei minori non accompagnati, i primi a subire gli effetti di queste misure, ed ha ribadito di puntare a portare il decreto sicurezza al vaglio della Consulta Costituzionale. “Vado dal magistrato perché non posso andare alla Corte Costituzionale. Come sindaco andrò davanti al giudice civile e dirò che faccia un’azione di accertamento se questa legge del Parlamento sia conforme o non conforme.”
 

Si amplia il fronte dei sindaci “disobbedienti”
Anche il sindaco di Firenze Nardella (Pd) è con Orlando, anche se noi ben ricordiamo la facilità con la quale ha sottoposto gli abitanti di Firenze a misure restrittive e antidemocratiche per i meno abbienti.
Da Napoli, De Magistris, già vicino a Mimmo Lucano, sindaco di Riace e primo dei sindaci “disobbedienti”, mentre sostiene che “Da quando amministriamo Napoli abbiamo sempre interpretato le leggi ordinarie in maniera costituzionalmente orientata. Continueremo a concedere la residenza.”, annuncia anche di essere pronto ad accogliere nel porto di Napoli la nave Sea Watch 3, in mare da oltre due settimane con 32 persone a bordo, senza che nessun Paese abbia concesso approdo.
A questo fronte, fra coloro che definiscono il decreto “Sicurezza” una legge “criminogena e disumana”, si sono uniti il sindaco di Bergamo Gori (Pd), quello di Milano Beppe Sala (Pd) che chiede di rivedere le norme convocando una manifestazione per il prossimo 2 marzo, il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, Federico Pizzarotti di Parma ed Antonio De Caro, sindaco di Bari e presidente dell’associazione dei comuni, che chiede un tavolo con il Viminale: “L’avevamo detto prima che il decreto fosse convertito in legge. I diritti umani non sono negoziabili”.
In realtà le perplessità dei comuni sul decreto, incentrate soprattutto sulla difficoltà di applicare la legge per i suoi effetti prima ancora di entrare nel merito umanitario (che poco o nulla si discosta dal decreto “Minniti”, base politica e normativa delle evoluzioni legislative proposte da Salvini) era nota da qualche tempo: già mesi fa i consigli comunali di Torino, Bologna e Firenze approvarono mozioni per la sospensione di alcuni effetti di esso, soprattutto per il depotenziamento degli Sprar utili, nonostante i limiti, per l’accoglienza e l’integrazione dei migranti vulnerabili, azzerata dal decreto. (vedi il bolscevico n.35 del 11/10/2018).
Inoltre, a novembre in 60 amministratori pugliesi, regione particolarmente interessata dal fenomeno dell’immigrazione, avevano firmato un documento contro il decreto.
Negli ultimi giorni, anche alcune Regioni si sono schierate dalla parte dei sindaci; la prima è stata la Toscana che per voce del presidente Rossi ha annunciato che il ricorso alla Corte costituzionale contro il decreto sicurezza è pronto e sarà approvato in giunta. Nell’attesa della sua pronuncia, l’ipotesi Toscana prevederebbe una sorta di legge regionale anti-decreto.
Si sono subito messe sulla scia la Calabria, il Piemonte e l’Umbria, mentre altre regioni valutano seriamente di perseguire lo stesso passo.

La strafottenza fascista di Salvini e l’appoggio di Conte e Di Maio
“Con tutti i problemi che ci sono a Palermo, il sindaco sinistro pensa a fare ’disobbedienza’ sugli immigrati”. È questa la strafottente risposta del ducetto leghista, titolare del Viminale, in risposta alle prime dichiarazioni di Orlando.
In seguito, quando l’ondata degli amministratori è diventata una marea, su facebook scriveva: “Vuoi disubbidire? Disubbidisci, non ti mando l’esercito, la polizia e i carabinieri”, avvertendo però che “È gravissimo (…) I sindaci ne risponderanno personalmente, penalmente e civilmente, perché è una legge dello Stato che mette ordine e regole”.
Naturalmente fedele al suo governo, l’altro ducetto pentastellato Luigi Di Maio, appoggia a spada tratta il decreto, liquidando la questione e sostenendo che le proteste contro il decreto sicurezza sono solo “campagna elettorale di sindaci che si devono sentire un po’ di sinistra”, mettendosi sulla scia di Salvini nonostante che per l’ennesima volta una parte della sua base sia disallineata nel merito, ed infischiandosene come al solito della valanga di minacce e di insulti che il caporione leghista ha lanciato sui suoi amati social, suo mezzo quasi esclusivo di propaganda, tutti accomunati dal suo viscerale razzismo e bieco fascismo.
Gonfio di arroganza ducesca Salvini si è affrettato ha scrivere slogan a cadenza quasi oraria. Ecco qualche esempio delle sue sparate razziste e xenofobe: “Chi aiuta i clandestini odia gli Italiani, ne risponderà davanti alla Legge e alla Storia”; “Chi non rispetta il Decreto Sicurezza e aiuta i clandestini, tradisce l’Italia e gli Italiani”; “Io comunque Non mollo!!!”; “Col Pd caos e clandestini, con la Lega ordine e rispetto”, fino al solito “anche per loro è finita la pacchia!”.
Mentre il presidente del consiglio Conte si guardava bene dall’intervenire direttamente, rendeva pubblico attraverso il suo staff un messaggio di pari portata nel quale si intimava che violare le leggi “è inaccettabile”, e che “il nostro ordinamento giuridico non attribuisce ai sindaci il potere di operare un sindacato di costituzionalità”, sussurrando poi la propria disponibilità a incontrare i sindaci alla luce delle richieste avanzate dall’Anci.
Su questo punto, Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, ha chiesto al premier di non incontrarli se non per comunicare il loro “giusto commissariamento”, a confermare della natura fascista del provvedimento.
Nonostante tutto però, a dimostrare la subalternità del presidente del Consiglio ai vicepremier, Salvini fa sapere che il decreto non si tocca, chiudendo la questione su Radio Uno con queste parole: “Lo abbiamo già discusso, limato e migliorato (…) Lo ha firmato il presidente della Repubblica e adesso questi sindaci vorrebbero disattendere una legge firmata dal presidente della Repubblica?”.
 

Costruiamo un largo fronte unito per abbattere il governo Salvini – Di Maio
Questo decreto, oltre a essere terreno fertile per alimentare ancor più razzismo, nazionalismo, intolleranza e fascismo, viola palesemente anche numerosi articoli della Costituzione, e Mattarella firmandolo si è assunto una grave responsabilità di fronte al “Paese e alla storia”, come ama dire quando gli comoda lo stesso ducetto leghista.
In ogni caso esso conferma che il governo nero fascista e razzista Salvini-Di Maio, va spazzato via al più presto possibile attraverso la mobilitazione unitaria di tutte le forze antifasciste, antirazziste e democratiche, prima che sia troppo tardi come avvenne col regime di Mussolini.
Salutiamo pertanto con soddisfazione questa mobilitazione dei sindaci che si dicono pronti a un primo, seppur tardivo e comunque timido in confronto alla portata del governo Salvini-Di Maio, passo effettivo di disobbedienza politica a una misura razzista e fascista senza precedenti. Adesso ci auguriamo che portino fino in fondo questa protesta e che altrettanto facciano le regioni che si sono espresse in questo senso.
Nel contempo ci auguriamo che essi escano da ogni ambiguità e chiudano con quella politica che in passato li ha portati ad appoggiare una infinità di provvedimenti anti-immigrati quando erano promosse dai governi di “centro-sinistra”, finendo anche per schierarsi a favore (e come già detto) del decreto Minniti che anche organismi sovranazionali, per non parlare delle ONG, hanno tacciato di essere un vero e proprio crimine contro l’umanità per i suoi disastrosi effetti sui migranti e per le continue infrazioni ai “diritti umani”, e che non si sono mossi di un millimetro contro altre forme di militarizzazione delle città e di repressione dei più deboli, che in realtà hanno messo in pratica.
Non è certo una specifica norma l’elemento dirimente per sostenere o bocciare un impianto di legge che rimane sostanzialmente razzista e fascista analogamente al precedente.
Diamo vita a un largo fronte unito contro il decreto Salvini razzista e xenofobo fino a che esso non verrà ritirato.
Su questa battaglia oggi siamo con i sindaci cosiddetti impropriamente “disobbedienti”, poiché nell’immediato la questione principale è quella di abbattere rapidamente il mostro Salvini-Di Maio. E rilanciamo l’ennesimo appello all’unità degli antifascisti e degli antirazzisti in qualunque partito militino, auspicando che sempre più sindaci non applichino il decreto e che una fetta sempre più larga della popolazione comprenda il grave pericolo che corre il nostro Paese e non esiti e schierarvisi contro.
Poi, una volta abbattuto il governo Salvini-Di Maio, ognuno continuerà per la sua strada, che per noi marxisti-leninisti italiani sarà quella rivoluzionaria contro il capitalismo e per l'Italia unita, rossa e socialista.
 

9 gennaio 2019