Ci vuole lavoro e abolizione della Fornero, altro che reddito di cittadinanza e quota 100
Il primo provvedimento impone obblighi pesanti ai beneficiari mentre dà lauti contributi alle imprese. Il secondo provvedimento penalizza i beneficiari e discrimina i lavoratori pubblici

Dopo il rincorrersi di voci e anticipazioni cominciano a circolare le prime bozze su come funzionerà il reddito di cittadinanza (RdC) e la cosiddetta quota 100 relativa alle pensioni che dovrebbero entrare in vigore dal primo di aprile. Dobbiamo precisare che non si tratta ancora del testo definitivo, ma la sostanza difficilmente sarà diversa, se proprio cambierà quasi sicuramente sarà in peggio, con maggiori obblighi e penalizzazioni. "Le ragioni del differimento alla settimana prossima del reddito di cittadinanza è perché vogliamo fare le cose per bene: non è concessione elettorale ma manifesto di questo governo”, ha detto il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, agli Stati Generali dei consulenti del lavoro.
Le ragioni per cui il Consiglio dei Ministri del 10 gennaio ha rimandato il RdC e “quota 100” alla prossima settimana sono ben altre. I due ducetti Salvini e Di Maio devono cercare continuamente la mediazione per superare le differenti posizioni su molti punti, per non scontentare il proprio elettorato di riferimento. In particolare sul RdC la Lega cerca di mettere più paletti possibili per non essere accusata dagli imprenditori del Nord, suoi sostenitori, di appoggiare una misura definita “assistenzialista”. Senza dimenticare che dopo il diktat della UE, le risorse a disposizione sono calate a 3 miliardi di euro (più 3 miliardi provenienti dal precedente REI, il Redditto d'Inclusione introdotto dal governo Gentiloni) e un restringimento della platea dei fruitori del RdC è diventato obbligatorio.

Il reddito di cittadinanza
Anzitutto dobbiamo premettere che non si tratta di un vero RdC, altrimenti si sarebbe trattato di una cifra erogata a tutti, indistintamente dal reddito percepito e dal fatto di avere o meno un lavoro. Per esser compresi più facilmente adotteremo questo termine, ma sarebbe più corretto chiamarlo reddito minimo garantito, nella cifra di 780 euro al mese. Questo in teoria perché nella bozza diffusa dal Ministero del Lavoro (quello di Di Maio) si legge: “Ai fini del rispetto dei limiti di spesa annuali... è ristabilita la compatibilità finanziaria mediante rimodulazione dell'ammontare del beneficio” che tradotto in parole semplici sta a significare che i soldi stanziati sono quelli (6 miliardi), se non basteranno per tutti non saranno aumentati, bensì si abbasserà l'importo. L'erogazione avrà la durata di 18 mesi, dopo l'interruzione di almeno un mese se sarà dimostrato di avere ancora i requisiti (e aggiungiamo noi, ci sia ancora la copertura finanziaria) potrà essere riattivato per un altro anno e mezzo.
Uno dei primi requisiti richiesti per beneficiarne è essere residenti in Italia in maniera continuativa dal almeno 10 anni. Salvini aveva detto: “niente reddito agli stranieri!” e Di Maio lo ha subito accontentato: ”reddito solo agli italiani!”. Ma non è vero neanche questo perché oltre ad escludere chi proviene da altri paesi ma oramai vive in Italia da anni, e dovrebbe avere gli stessi diritti degli altri, saranno esclusi i cittadini italiani che sono andati a lavorare all'estero e poi sono rientrati nel nostro Paese. Inoltre bisogna avere un ISEE (indicatore della situazione economica) inferiore a 9360 euro.
Non finisce qui, segue una lunga lista di requisiti. Non si può avere un patrimonio immobiliare (a parte la casa d'abitazione) oltre i 30mila euro, avere un reddito familiare non superiore a 6mila euro, se però si abita in affitto il limite è di 9360, che fa esattamente 780 euro al mese. Non si deve aver acquistato un'auto o una moto negli ultimi 6 mesi e quelle già in possesso devono essere di piccola cilindrata, nessun membro del nucleo familiare si deve essere dimesso dal lavoro negli ultimi 12 mesi. Come per il REI anche il RdC prevede un “Patto per il lavoro e per l’inclusione sociale”. Il richiedente è obbligato a iscriversi al “Sistema informativo generale” e a consultarlo giornalmente, seguire corsi di formazione, sostenere colloqui “psico-attitudinali”, svolgere 8 ore settimanali di “lavori socialmente utili”.
Il programma prevede che dopo il rifiuto di tre offerte di lavoro “congrue” si perderà il diritto al RdC. Per “congruo” s'intende che nei primi 6 mesi il lavoro sia nel raggio di 100 km, nei successivi 6 entro i 250, dopo (a meno di avere un familiare minore o disabile, bontà loro) su tutto il territorio nazionale. Paradossalmente un disoccupato siciliano dovrebbe andare a Milano, però con l'utilitaria o il motorino perché non può possedere un'automobile di classe media. Ma come può vivere col solo RdC fuori dal suo paese? Mentre scriviamo apprendiamo che Di Maio ha dichiarato che entro un anno il lavoro va accettato anche se fosse il primo proposto, pena la decadenza del RdC.
L'importo sarà di 500 euro mensili (6mila all'anno) se si ha una casa di proprietà, mentre potrà arrivare ai 780 euro se si abita in affitto. Sono previste maggiorazioni per i nuclei familiari numerosi: fatto 1 per un single si arriva fino a un massimo di poco superiore al doppio (2,1) con più minorenni in famiglia. Il RdC è compatibile con la NAspi, (la misura che ha sostituito l'assegno di disoccupazione), naturalmente senza superare le cifre e i requisiti già esposti. Il RdC sarà versato su una social card di berlusconiana memoria, che allora fu definita “tessera della povertà”. Si potranno prelevare in contanti solo 100 euro al mese, il resto vanno spesi in negozi e strutture convenzionate, così si potrà controllare anche il tipo di spesa.
Non potevano mancare gli incentivi per le imprese. Se un datore di lavoro assume per almeno due anni il beneficiario del RdC attraverso i Centri per l'Impiego, le mensilità rimanenti alla scadenza dei 18 mesi andranno nelle tasche del padrone, se invece verrà assunto attraverso un “soggetto privato accreditato” dovranno dividere a metà con l'agenzia.
Nella bozza viene confermato anche l'assegno, sempre fino a un massimo di 780 euro, per gli over 65 anni, chiamato “pensione di cittadinanza”. Solo considerando le pensioni sociali, quelle minime, d'invalidità, reversibilità, e chi non percepisce un euro, si superano i 5 milioni di persone. Al netto dei soliti requisiti necessari per il RdC questa platea di pensionati rimane molto ampia, e difatti l'Inps ha già annunciato che sarà fatta una selezione. Staremo a vedere, sicuramente saranno tagliati altri assegni come la “quattordicesima” che attualmente viene erogata per le pensioni più povere.

Quota 100
Si era già capito che la legge Fornero veniva solamente modificata, e solo per tre anni, tanto dura il provvedimento e la copertura della cosiddetta quota 100. La matematica non è un'opinione e la cifra di 4 miliardi di euro destinata a questa misura tanto sbandierata dalla Lega, non poteva assicurare grandi cambiamenti. Anche su questo tema la demagogia è stata sparsa a piene mani, basti pensare che questo traguardo può essere raggiunto solo da chi combina i due requisiti obbligatori, (38+62). Non servirà a niente avere 38 anni di contributi se non si raggiunge l'età, e viceversa, e trattandosi di sistema contributivo, gli anni che vengono a mancare con una pensione anticipata si ripercuoteranno sull'importo dell'assegno pensionistico. In cambio di 5 anni di anticipo il taglio dell’assegno viene stimato tra il 5 e il 30% dell’importo lordo. Oltre ai mancati versamenti bisogna tenere di conto del sistema di calcolo nel suo complesso che prevede un coefficiente di trasformazione che si alza di pari passo con l'età di accesso alla pensione.
Nella bozza del Ministero del Lavoro è previsto il blocco dell'innalzamento dell'età pensionabile pari a 5 mesi entrato in vigore nel 2019, ma vengono reintrodotte le “finestre” che ritarderanno l'incasso della pensione da 3 a cinque mesi, perciò alla fine non cambia nulla.
Vi è poi una clausola che penalizza il pubblico impiego: “ai dipendenti pubblici che andranno in pensione con ‘quota 100’ o in pensionamento anticipato il trattamento di fine rapporto verrà corrisposto al momento in cui il soggetto avrebbe maturato il diritto alla corresponsione”. Tradotto significa che per avere il TFR dovranno aspettare 5 anni (a 67), e anche di più se sono lavoratori precoci andati in pensione con la Fornero. Si potranno però far prestare i soldi dalle banche, con relativi interessi come per l'Ape (la “pensione anticipata”).
A ben guardare i grandi vantaggi per i lavoratori del pubblico gridati dai mass-media si sgonfiano del tutto e in ogni caso è bene ricordare che qualora alcune migliaia di dipendenti della pubblica amministrazione scelgano quota 100 ci sarà una ricaduta su tutta la collettività perché non verranno rimpiazzati, “grazie” al blocco delle assunzioni attualmente in vigore.
Quelli di Salvini-Di Maio-Conte sono più che altro degli annunci, buoni per inondare di slogan i mezzi di comunicazione e far credere ai più sprovveduti che il governo aiuterà i più poveri e farà andare in pensione prima i lavoratori. Buoni sopratutto in funzione elettorale visto gli importanti appuntamenti in vista delle Regionali, Comunali ed Europee. Il RdC e quota 100 sono due importanti promesse fatte dai 5 Stelle e dalla Lega e per loro è molto importante portare a casa questi due provvedimenti, almeno nominalmente, un po' come è successo per il “decreto dignità”, tanto fumo e poca sostanza. Specie per Di Maio, finora subalterno a Salvini, è vitale il RdC, principale cavallo di battaglia del suo “Movimento”.
Tirando le conclusioni, le misure del governo cambieranno poco o niente la vita dei più poveri e dei pensionati. Senza lavoro non si combatte la povertà, non basta dare l'elemosina ai più poveri. L'UE ha intimato il governo nero Salvini-Di Maio di continuare nella politica di austerità per le masse popolari, ma anche il primo testo della manovra economica bocciata dalla Commissione Europea non prevedeva niente in favore del lavoro. Il RdC, specie in questa forma piena di paletti e obblighi, non è nemmeno quello strumento che i 5 Stelle propagandavano come utile a togliere la ricattabilità e ridare dignità a chi è in cerca di lavoro, contrastando i redditi più bassi. Semmai è l'esatto contrario, si tiene sotto pressione il beneficiario e lo si obbliga ad accettare qualsiasi lavoro, pagato pochissimo e a centinaia di chilometri di distanza.
Pur sapendo che la povertà non si elimina per decreto (come invece sostiene Di Maio), più che il RdC per contrastare la povertà e ridistribuire, seppur molto parzialmente, la ricchezza, servirebbero nuove assunzioni e la stabilizzazione dei precari nella pubblica amministrazione, la trasformazione dei contratti a termine in contratti indeterminati anche nel privato, il blocco delle privatizzazioni e delle liberalizzazioni, la riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario, la lotta all'evasione fiscale e altre misure di questo tenore.
Più semplice il ragionamento sul sistema previdenziale. La cosiddetta quota 100 propone solo degli interventi molto parziali e provvisori. Il caporione leghista Salvini, che ogni giorno che passa si fa sempre più arrogante e provocatorio, blatera di una inesistente “eliminazione della Fornero” che invece rimane viva e vegeta e ancora in vigore. Per eliminare la controriforma pensionistica bastava abrogarla, ma questo non è nelle sue intenzioni ne in quelle del governo. Ribassando la spesa pubblica è stato ottenuto però il nulla osta della UE e degli industriali alla manovra.
La cosa però non eviterà che sulle masse popolari si abbatta una feroce stangata, per adesso solo rinviata. Le stime al ribasso sul PIL Italiano, che virano già sullo zero e verso la recessione, rendono inevitabile un prossimo aumento dell'IVA, legato alle clausole di salvaguardia, le misure adottate per garantire i vincoli in materia di spesa e bilancio con l'Europa che scattano automaticamente qualora non si rispettino.
 

16 gennaio 2019