Dopo 19 giorni tenuti in ostaggio in mare
Finalmente sbarcati i 49 profughi a bordo delle due navi dell'Ong
Saranno dislocati assieme ad altri migranti sbarcati a Malta in otto paesi dell'Ue, tra cui l'Italia. Salvini furioso

 
 
Per diciannove giorni 49 migranti, bambini inclusi, sono stati ostaggio in alto mare del razzismo del nero governo Salvini-Di Maio e del conflitto tra i governi dell’Unione Europea che oramai procede senza esitazioni e senza neppure uno stralcio di dignità, verso il baratro nel quale la stanno spingendo le destre xenofobe e “sovraniste”, introdotte ai governi con l’aiuto peloso del mondo della finanza e delle banche e grazie al fallimento ed al tradimento delle “sinistre” borghesi di ogni sorta.
 

Una vicenda di ordinario razzismo istituzionale
Le prime dichiarazioni ufficiali che aprivano uno spiraglio per porre fine all’ennesima tragedia sfiorata, sono state pronunciate da Di Maio qualche giorno prima dell’epilogo di questa vicenda che marca ancora di nero l’operato del governo italiano e di quelli dell’Europa intera.
In quel momento erano già due settimane che le navi delle ONG tedesche Sea Watch e Sea Eye con il loro carico di migranti vagavano nel mediterraneo senza ricevere da alcuno Stato l’autorizzazione allo sbarco nei rispettivi porti. Un atteggiamento di chiusura condiviso dai due vice premier e dello stesso Conte fino a quando sono giunte pressioni dal commissario Ue all’Immigrazione, Dimitris Avramopoulos, per mettere fine a una situazione diventata ormai politicamente insostenibile per la stessa immagine di tutta la comunità Europea.
Nonostante la Lega abbia tentato di far trapelare che in qualche modo l’apertura ad una soluzione di condivisa accoglienza dei migranti fosse stata mossa di comune accordo delle due forze di governo, Salvini non potendo accettare che si scavalcasse così la sua “linea dura”, e memore dello stesso esito avuto qualche mese fa dalla nave Diciotti, con rabbia ragliava: “Una nave tedesca e una nave olandese in acque maltesi, ma ad accogliere dovrebbe essere ancora una volta l’Italia (…) Possiamo inviare a bordo medicine, cibo e vestiti, ma basta ricatti. Meno partenze, meno morti. Io non cambio idea”.
Subito l’opportunista Di Maio ha cercato di trovare uno squallido compromesso che portasse acqua al mulino di entrambi e, ancora una volta sulla pelle dei migranti, propose l’idea di far sbarcare solo donne e bambini al fine di placare l’ira di gran parte dell’elettorato del suo Movimento nei confronti delle politiche razziste e di “sicurezza” proposte dal Carroccio ma avallate a tutto tondo dal ducetto pentastellato.
L’ipotesi è stata respinta immediatamente dai rappresentanti della Sea Watch, nonostante le condizioni di bordo peggiorassero di ora in ora complice anche il freddo intenso di quei giorni, poiché contrari a dividere i nuclei familiari, ma anche per la discriminazione che questa misura non risolutiva della situazione avrebbe comportato.
“A bordo ci sono nuclei familiari che non possono e non vogliono essere divisi”, aveva dichiarato Linardi, portavoce della ONG, “Dirsi disposti ad accogliere 4 donne, 3 bambini e 4 minori non accompagnati è discriminatorio; è vero che si tratta di soggetti vulnerabili, ma dopo 15 giorni trascorsi in mare anche tutti gli altri devono essere considerati vulnerabili. C’è una trattativa in corso in Europa con alcuni Stati che avrebbero accettato di accogliere i migranti. L’Italia farebbe meglio a unirsi a loro”.
 

Posizionamenti elettorali italiani ed europei sulla pelle dei migranti
Per giorni, nonostante le condizioni a bordo fossero diventate sempre più critiche, ad aprire i porti per tutti i 49 migranti della Sea Watch e della Sea Eye non ci ha pensato nessuno Stato europeo. I calcoli elettorali di maggio da un lato ed il tentativo di salvaguardare seppur in parte quell’immagine umanitaria della Comunità Europea spazzata via ormai da tempo, hanno fatto partorire il topo del pressing italiano su Malta alla quale Salvini addossa tutta la responsabilità.
Anche la Germania ha coperto per giorni il suo immobilismo dietro l’attesa di “una ampia soluzione di suddivisione europea”, lasciando intendere fra le righe che finché non la si trova, i 49 migranti possono continuare a vagare nel mare di fronte a Malta.
Roberto Fico, esponente della cosiddetta “sinistra” pentastellata, stavolta lo appoggiava evidenziando la bontà della sua proposta e glissando clamorosamente sulle 30 persone escluse dalla “soluzione Di Maio”; discriminazione su discriminazione dunque accettata a tutto tondo dai vertici Cinque stelle.
Di Maio sa bene che per necessità elettoralista in previsione dalle prossime europee, pena la più che probabile caduta dei consensi, deve necessariamente smarcarsi un po’ da Salvini, nel tentativo di scrollarsi di dosso l’immagine del sodale obbediente, per riconquistare quantomeno la parte meno xenofoba dell’elettorato.
Anche Salvini fa i suoi conti e con la stessa logica; mantiene intatta la sua immagine di “uomo forte”, voce fascista della parte più reazionaria, nazionalista e razzista di coloro che coscientemente appoggiano il governo, e rappresentate “istituzionale” delle destre neofasciste extraparlamentari.
Il tutto, e per il momento, senza affatto rompere con l’alleato di governo che si è rivelato insospettabilmente accondiscendente: “Devo riconoscere ai miei compagni di viaggio a livello nazionale serietà e coerenza. Da solo – continua Salvini - non sarei riuscito a fare sull’immigrazione quel che stiamo facendo insieme.”
Che ne penseranno coloro che da sinistra hanno sostenuto e votato il Movimento?
 

Conte alza la voce "Li vado a prendere in aereo". Salvini lo smentisce in diretta
Nel diciottesimo giorno, mentre Conte a Porta a Porta, in una intervista piena di contraddizioni e di dichiarato appoggio alla linea di tutto il governo espressa dal ministro degli Interni, dichiarava ironizzando che “Salvini non vuole sbarchi? Vuol dire che li prenderò e li porterò sull’aereo; c’è un limite alla politica del rigore”.
Il caporione leghista, in risposta, si affrettava a organizzare un live su facebook per ribadire al capo del governo la linea della fermezza sulla quale egli non intendeva arretrare di un millimetro: “Non ci sarà mai l’ok mio o di un ministro della Lega a ulteriori strappi”, esordiva Salvini; “Malta con la complicità di altri paesi europei, Germania e Olanda, tiene a poche miglia dalla costa un barcone con 49 persone a bordo, chi se ne deve far carico? L’Italia no, con il mio ok no, con la mia complicità no”.
L’assist però a una soluzione che salvi capre e cavoli della maggioranza però arriva: ”Se altri lo faranno se ne assumeranno la responsabilità politica”.
 

L’Europa preme e l’Italia cede
Alla fine, dopo 19 giorni di stenti in balia delle onde, tutti i migranti sono sbarcati a Malta e da lì trasferiti in otto Paesi europei quali Italia, Germania, Francia, Portogallo, Irlanda, Romania, Lussemburgo e Olanda assieme ad altri centotrentuno migranti già presenti sul territorio maltese a seguito dei recenti sbarchi.
La partecipazione italiana all’accordo, decisa da Giuseppe Conte in seguito alle pressioni di Juncker che oltre alla ragione umanitaria, fa pesare anche la flessibilità concessa dalla Commissione Europea all’Italia per evitare la procedura d’infrazione, consente sostanzialmente a ciascuna delle parti di governo di esibire il proprio scalpo; Di Maio può ostentare una falsa umanità, e Salvini, che appena dopo la notizia aveva tuonato “Non farò entrare nessuno, urge un chiarimento politico”, dato che come Ministro degli Interni non ha facoltà di fermare i circa dieci fra donne e bambini, arrivati in aereo e che saranno dati in affido alla Chiesa Valdese senza oneri per lo Stato, salva la faccia da uomo forte di fronte alla parte più becera e xenofoba del proprio elettorato.
Al di là dei proclami e dei toni opportunistici, il paventato accenno di crisi rientra subito poiché Salvini oggi non ha nessuna certezza che l’eventuale caduta del governo apra a nuove elezioni e se in queste la Lega sia capace di andare subito all’incasso elettorale a spese proprio dei Cinque Stelle; per lui meglio attendere almeno fino al 26 maggio col test europeo del nuovo fronte dei cosiddetti “sovranisti”, che in realtà raccoglie i nazionalisti efascisti di tutta Europa.
Certo è che le dichiarazioni intrise del solito odio del ducetto leghista che hanno seguito l’epilogo della vicenda (“Altro che farne sbarcare altri o andarli a prendere con barconi e aerei, stiamo lavorando per rimandarne a casa un bel po’ (…) Non autorizzo arrivi, però non controllo ancora lo spazio aereo, solo i porti. Magari arriveranno in Italia in parapendio”), confermano che mai si era arrivati nel secondo dopoguerra a un livello così alto di xenofobia, razzismo e fascismo di governo.
 

16 gennaio 2019