Svelati dall'“Espresso”
Le reti della Lega di Salvini per nascondere i 49 milioni rubati al popolo

La Lega del ducetto Salvini ha usato una rete di associazioni per nascondere i 49 milioni di euro rubati al popolo attraverso la truffa dei rimborsi elettorali architettata ai danni dello Stato dall'ex caporione Umberto Bossi e dal suo tesoriere Francesco Belsito e che la gestione Maroni-Salvini ha occultato per evitarne il sequestro.
È questa l'ipotesi investigativa sui cui stanno lavorando i magistrati della procura di Genova che da mesi hanno iscritto nel registro degli indagati i due ex caporioni leghisti accusati di riciclaggio e finanziamento illecito ai partiti.
Ipotesi di reato sui cui lavorano almeno altre tre procure: Roma, Bergamo e infine Milano che ha ricevuto gli "atti relativi" senza tuttavia aprire un vero fascicolo d'indagine.
A svelare il nuovo capitolo investigativo ci ha pensato il settimanale “L'Espresso” che nell'edizione del 16 dicembre fra l'altro scrive: “Per non perdere l'orientamento in questo vorticoso giro di denaro, società straniere, associazioni e schermi fiduciari vale la pena di partire da via Angelo Maj 24, a Bergamo. È da questa palazzina residenziale color verde acqua che L'Espresso aveva iniziato, sei mesi fa la caccia ai soldi pubblici del Carroccio”.
Di fronte alla prima inchiesta pubblicata dal settimanale, il ducetto Salvini, nel frattempo diventato vicepremier, aveva consigliato ai giornalisti di fare “inchieste su cose vere, non perdete il vostro tempo”.
Invece, secondo “L'Espresso”, il palazzone a sei piani di Bergamo Bassa è diventato nel corso delle ultime settimane un crocevia molto interessante per diversi magistrati italiani. Qui ha sede infatti lo studio Dea Consulting, fino a pochi mesi fa di proprietà di due commercialisti bergamaschi poco noti: Andrea Manzoni e Alberto Di Rubba.
“Manzoni e Di Rubba, insieme al collega e nuovo tesoriere leghista Giulio Centemero – ricorda ancora il settimanale – hanno creato l'associazione Più Voci, domiciliata proprio in via Angelo Maj 24 e scoperta il primo aprile scorso nell'inchiesta di copertina dal titolo 'I conti segreti di Salvini'...
La Più Voci, avevamo scritto, tra il 2015 e il 2016 ha ricevuto parecchie donazioni. Oltre 300 mila euro in tutto, di cui 250 mila dal costruttore romano Luca Parnasi e 40 mila da Esselunga”.
La cosa strana fa notare ancora “L'Espresso” è che: “subito dopo l'associazione Più Voci ha girato quei soldi a due società: Radio Padania e Mc Srl, controllata direttamente dal partito e editrice del quotidiano online Il Populista”.
Parnasi, poche settimane dopo la “donazione” è finito in carcere con l'accusa di corruzione al termine di un'inchiesta giudiziaria sul nuovo stadio della Roma, quello che le sue aziende avrebbero dovuto realizzare. È la stessa indagine che ha già portato all'arresto del presidente dell'Acea Luca Lanzalone, indagato insieme ad altri esponenti del Movimento 5 Stelle, del Partito Democratico e di Forza Italia.
Per quale motivo, si sono chiesti a “L'Espresso”: “Parnasi e Esselunga hanno deciso di sponsorizzare la sconosciuta associazione leghista invece che donarli direttamente al partito? E come mai quest'ultima ha girato i denari ricevuti a delle società collegate al Carroccio? Il sospetto è, conclude “L'Espresso”, che si trattasse di un finanziamento occulto. Un escamotage utile teoricamente a entrambe le parti: agli imprenditori, per non dover dichiarare ufficialmente il loro sostegno alla Lega; alla Lega, per non vedersi sequestrare quei soldi vista l'inchiesta in corso per truffa”.
Non a caso dalle carte dell'inchiesta romana è emerso che Parnasi ha finanziato la Lega attraverso l'associazione Più voci per sostenere la campagna elettorale di Stefano Parisi a sindaco di Milano.
Altro che “contributo alla libertà di informazione” come ha sempre sostenuto Centemero messo anche lui sotto inchiesta dalla procura di Roma per finanziamento illecito proprio per i loschi finanziamenti alla Più voci.
Dalle indagini è emerso tra l'altro che, anche la fondazione del Pd la Eyu del tesoriere renziano Francesco Bonifazi è stata foraggiata con almeno 140 mila euro dal costruttore romano. Ragione per cui anche Bonifazi risulta indagato per finanziamento illecito insieme a Centemero.
“Ma la Più voci – rivela ancora “L'Espresso” - non sarebbe stato l'unico strumento usato dalla Lega per incamerare finanziamenti privati al riparo da occhi indiscreti. Gli investigatori stanno analizzando diverse altre associazioni. Tra queste ce n'è una di recente costituzione, la Now con sede a Genova. La sigla non ha nemmeno un sito internet”. Ma tra i suoi fautori figurano fra gli altri Giovanni Toti, il governatore della Liguria sostenuto dall'alleanza Forza Italia- Lega, Matteo Salvini, Edoardo Rixi e Marco Bucci.
“Insomma – continua ancora L'espresso - dai nomi presenti sembrerebbe una scatola utilizzata per sostenere l'alleanza della giunta nella regione. Di certo Now nel maggio scorso ha versato 67mila euro alla Lega Nord Liguria. Non si conoscono, tuttavia, i nomi dei benefattori dell'associazione, che non è tenuta a dichiararli pubblicamente. Una segretezza che, come nel caso della Più voci, non può non far sorgere sospetti”.
Nel palazzone bergamasco di via Angelo Maj i magistrati genovesi hanno scoperto che insieme alla Più voci hanno sede “una lunga lista di società i cui proprietari sono schermati da una complessa architettura di scatole cinesi, che porta in Lussemburgo. Al centro dell'indagine della procura di Genova c'è proprio questa ragnatela. Stessi personaggi, stesse holding e società che avevamo svelato nel servizio di copertina "L'Europa (offshore) che piace a Salvini', anche in quel caso suscitando l'ilarità del vicepremier. I fatti degli ultimi giorni dimostrano, però, che la nostra pista è stata seguita anche dai magistrati. La conferma arriva dal decreto di perquisizione con cui il nucleo di polizia tributaria di Genova ha bussato alla porta dello studio di via Angelo Maj. L'ipotesi dei pm: una parte dei 49 milioni frutto della truffa avrebbero fatto rotta verso il Granducato per poi rientrare in Italia sparpagliati in mille rivoli. Per questo i finanzieri hanno setacciato anche le abitazioni di Manzoni e di Di Rubba oltreché il casale a Bergamo Alta di Angelo Lazzari... ex promotore finanziario, prima in Mediolanum e poi in Unicredit, oggi manager con base in Lussemburgo e attività in Italia e Regno Unito” e con le mani in pasta in alcune delle sette società domiciliate presso lo studio dei commercialisti leghisti e tutte fortemente sospettate dagli inquirenti di riciclaggio.
La proprietà di queste sette società tutte domiciliate in via Angelo Maj è della Seven Fiduciaria di Bergamo.
“La Seven Fiduciaria – sottolinea ancora L'Espresso - è a sua volta controllata da un'altra impresa bergamasca, la Sevenbit il cui presidente del consiglio d'amministrazione è Lazzari... conta una trentina di piccoli azionisti, tra cui lo stesso Lazzari e la nipote di Berlusconi, Alessia. La maggioranza delle quote, il 90 per cento, è però in mano alla Ivad Sarl, sede in Rue Antoine lans 10, Lussemburgo, fondata nel 2008 dallo stesso Lazzari. Impossibile conoscere l'origine dei capitali attraverso cui l'azienda è cresciuta a dismisura, arrivando già un anno dopo la fondazione a un attivo di 1,6 milioni di euro, in gran parte investimenti finanziari. E impossibile è anche conoscere l'identità dei proprietari attuali di Ivad”.
Ci sono legami tra queste società e il partito? Si chiedono infine a L'Espresso”.
“Sei mesi fa, alle domande de L'Espresso, sia Centemero che i colleghi Di Rubba e Manzoni avevano risposto allo stesso modo. Non fornendo informazioni sui beneficiari ultimi della Seven Fiduciaria, ma assicurando che le sette aziende in questione non hanno legami né diretti né indiretti con la Lega”.
Di sicuro si sa che la Lega di Salvini “tra la fine del 2011 e il 2017 ha speso quasi 40 milioni di euro, dilapidando in soli sei anni 32 milioni di euro tra liquidità e investimenti finanziari... I rendiconti ufficiali si limitano a dire che buona parte di questi soldi sono spesi per 'contributi ad associazioni' e 'oneri diversi di gestione'... Solo tra il 2012 e il 2015 sono evaporati così oltre 31 milioni, di cui un quarto ad associazioni non meglio specificate. Né Maroni né Salvini hanno mai spiegato i dettagli di quelle operazioni. E soprattutto non hanno mai reso pubblici i nomi di queste organizzazioni che hanno beneficiato dei denari padani. Ora gli investigatori del capoluogo ligure coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Pinto stanno cercando di risolvere l'enigma. Credono che attorno alla Lega orbiti una galassia di associazioni e società ufficialmente slegate dal partito ma in realtà contigue. La loro funzione: fare da sponda con il Carroccio per svuotare le casse del partito ed evitare così il sequestro dei soldi”.

16 gennaio 2019