Intervento di Alessandro Fontanesi
Respingere con forza i revisionismi che negano il contributo di Lenin e della Rivoluzione d'Ottobre

La commemorazione che va in scena da ormai oltre un decennio non vuole essere mera nostalgia del passato ma, prima di tutto, rendere omaggio a una delle più grandi figure politiche della storia e in modo particolare per sostanziare l'idea che la memoria va attualizzata. Specie in un tempo come quello di oggi dove invece la rimozione del passato e la negazione della storia segnano in negativo l'affermazione di un presente avulso, un indistinto oblio senza più riferimenti a quei principi che vengono dal passato, a partire dalla Grande Rivoluzione dell'Ottobre, la fondazione del Partito Comunista di Gramsci, di cui il 21 gennaio ricorre l'anniversario e infine la Resistenza antifascista al nazifascismo.
Un presente, quindi, dove sempre più in modo violento e prepotente, trovano brodo di coltura e legittimazione istituzionale partiti e organizzazioni di chiara matrice fascista. E in un mondo dove solo 8 persone detengono la ricchezza della metà del pianeta, ossia 3 miliardi e 700 milioni di cittadini, dove giorno dopo giorno si palesano sempre più evidenti le medesime ingiustizie e diseguaglianze sociali di un secolo fa, lo scardinamento quotidiano dei diritti di chi vive per lavorare, dove le guerre si estendono e dietro i conflitti, oggi come ieri, si nascondono gli interessi dell’imperialismo, non si può non vedere quanta inascoltata attualità ci sia ancora alla base delle idee di Lenin.
Allora occorre porsi una domanda, a ormai trent'anni dalla fine di quello che era definito il "blocco sovietico", ma è davvero il comunismo ad avere fallito, o è ragionevole pensare che abbia fallito in egual modo anche ciò che ci è stato prospettato come unica alternativa praticabile, ossia il capitalismo?
Vanno respinti pertanto con forza i revisionismi tanto di destra, quanto di sinistra, che ancora negano il contributo di Lenin e della Rivoluzione d'Ottobre nell'abbattimento di quel sistema di sfruttamento delle classi più deboli su cui era fondata l'Europa dell'inizio del '900 e verso cui purtroppo si sta nuovamente e drammaticamente ritornando.
I comunisti di questo Paese, pur nella tremenda fase storica di difficoltà, continuano tuttavia a battersi per le medesime ragioni di allora, che sono le stesse di oggi e per dimostrare che un futuro diverso può esistere e si può costruire. E’ questa la sfida che abbiamo davanti.
Alessandro Fontanesi - Reggio Emilia
 

23 gennaio 2019