A Castelnuovo di Porto (Roma)
L'esercito sgombera il Cara. Deportati oltre 500 migranti
Presidio di protesta davanti al centro di accoglienza

 
Senza nessun preavviso e senza alcuna informativa all’amministrazione comunale, né ai gestori e tantomeno ai migranti, all’alba del 22 gennaio è iniziato lo sgombero del centro accoglienza (CARA) di Castelnuovo di Porto in provincia di Roma. Il primo atto della Prefettura – che non commenta il provvedimento - è stato quello di far rastrellare dall’esercito i 535 migranti richiedenti asilo ancora in attesa di un verdetto definitivo e titolari di protezione umanitaria, ospiti del centro, e dividerli in gruppi: 401 uomini, 120 donne e 14 bambini.
Dunque, 150 militari armati contro oltre 500 inermi migranti strappati ai propri Paesi da fame e guerra, che avevano trovato, non senza difficoltà, nell’hinterland romano una piccola ma significativa prospettiva di vita futura; ed ecco che in questo contesto la prepotente violenza del governo fascista e razzista a trazione Salvini, non ha esitato a scagliarsi ancora una volta contro i più poveri e bisognosi.
La Questura di Roma ha cercato di sfilarsi dalla responsabilità affermando di aver svolto solo “un ruolo di supporto”.
Con questo atto, di una portata senza precedenti ed in pieno stile da deportazione di massa nazifascista, si avvia la chiusura del Centro, il secondo più grande d’Italia con i suoi 8.600 ospiti, prevista per il 31 gennaio prossimo, data di scadenza del contratto con la Cooperativa Auxilium.
Il centro di Castelnuovo di Porto non è l’unico che il ministro dell’Interno intende chiudere poiché al Viminale l’obiettivo è quello di un progressivo svuotamento di tutti i CARA d’Italia; il prossimo sarà quello di Mineo, in Sicilia, per poi dedicarsi a quelli di Bologna, di Bari e di Crotone, che in totale ospitano circa 6.000 richiedenti asilo.
Tronfio di supponenza mussoliniana, si propone alle telecamere il fascista ministro degli interni Salvini dichiarando che “Risparmiamo un milione di euro di contratto di affitto e cinque milioni di gestione annua. Ho agito come un buon padre di famiglia. Non mettiamo in strada nessuno. (…) se sei qui a chiedere asilo politico, non puoi pretendere di andare a Cortina. Se hai diritto rimani, altrimenti cominciano le pratiche perché tu torni da dove sei arrivato. Useremo i soldi risparmiati per aiutare gli italiani o chiunque ne abbia bisogno”
I pullman sui quali sono stati caricati i migranti hanno viaggiato verso i Centri di accoglienza straordinaria (Cas) di varie regioni d’Italia, interrompendo bruscamente ogni attività d’integrazione; nessuno, ad esempio, ha pensato ai bambini che avevano iniziato la scuola del CARA e che non è certo possano continuarla nella nuova destinazione, oppure a coloro che, uomini e donne, stavano prendendo titoli di studio a conclusione del loro percorso formativo, lavorando anche nei progetti di pubblica utilità del Comune, dal verde pubblico ai servizi.
 

Gli effetti del decreto sicurezza
Ancor peggiore sarà la sorte dei 150 immigrati del CARA regolari con protezione umanitaria che saranno probabilmente costretti ad arrangiarsi per strada al pari di altrettante centinaia di “irregolari”, come li definisce il nostro ordinamento razzista, per colpa dell’ultima evoluzione in chiave fascista del Decreto Minniti, quel “Decreto Sicurezza” grazie al quale è stato possibile lo sgombero. E’ proprio in virtù degli effetti del decreto Salvini che essi non hanno più diritto alla seconda accoglienza con la conseguenza di rimanere senza un tetto.
“Volevamo – dice il sindaco di Castelnuovo, Riccardo Travaglini – un tavolo di concertazione con il ministero per capire gli effetti e soprattutto cosa sarebbe successo dopo il Cara. Invece c’è stato un diktat, un vero e proprio saccheggio. Una definizione in una parola? È quasi come se si volesse mettere fine all’integrazione. In un solo giorno hanno distrutto il lavoro di anni, questi sono ragazzi che davvero erano riusciti ad integrarsi”.
“Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”, è il messaggio via Twitter che i frati di Assisi hanno indirizzato a Conte, Salvini e Di Maio, a sottolineare che anche una parte di cattolici sta con i migranti.
 

Manifestazioni e proteste
L’interruzione di un progetto di integrazione difficile negli anni (ricordiamo le proteste degli ospiti per la gestione della Cooperativa di qualche anno fa), ma avanzato e ora ben radicato sul territorio, rappresenta davvero un provvedimento fascista e razzista nella sostanza, al quale si affianca la conseguente incertezza dei 120 posti di lavoro dei dipendenti della cooperativa di gestione.
La Auxilium, gestore dei servizi del CARA di Castelnuovo ha il contratto in scadenza il 31 gennaio prossimo e con la chiusura perderà i finanziamenti che riceveva dal 2014. I 120 dipendenti tra assistenti sociali, medici, psicologi, mediatori culturali e insegnanti, quasi tutti della cittadina che conta quasi 9.000 residenti arroccata sulla via Tiberina, rischiano fortemente di perdere il lavoro
Per protestare con la chiusura del centro, salvaguardando migranti e lavoro, le lavoratrici ed i lavoratori coordinati dai sindacati confederali, hanno realizzato un presidio il 24 gennaio in via Molise sotto la sede del ministero dello Sviluppo economico; in aiuto sono accorsi centinaia di abitanti, uniti “per scongiurare la crisi sociale, che, oltre allo sradicamento degli ospiti oramai integrati nel territorio, riguarda anche lavoratori e cittadini”.
Il sit-in con circa 500 partecipanti ha visto inoltre in piazza studenti, volontari, e singoli assieme ai sindaci del territorio, al vescovo Gino Reali e alle rappresentanze PD e LEU che hanno affermato: “Hanno separato gli uomini dalle donne e dai bambini. Come succedeva con la deportazione degli ebrei”. Il presidio ha bloccato la via Tiberina, unico collegamento dalla Capitale ai comuni dell’area, per oltre mezza giornata.
Sia il giorno stesso del primo blitz che nei giorni successivi sono proseguite le manifestazioni di solidarietà degli abitanti di Castelnuovo e dei comuni limitrofi, a testimoniare che la popolazione del nostro Paese è tutt’altro che razzista come vorrebbero farci credere le forze di governo. Sono stati in molti coloro che da tante parti d’Italia hanno scritto al comune offrendosi di ospitare nuclei familiari o singoli richiedenti asilo
Ecco dunque cosa produce la mano nera di questo governo. Un ulteriore dramma, per una comunità che aveva fatto dell’accoglienza anche un modo per recuperare posti di lavoro combattendo la desertificazione del paese.
 

Esulta la Lega razzista. Complice il silenzio a 5 stelle
Oltre ai proclami di Salvini che ogni giorno di più blatera frasi sul “Sacro dovere di difesa della patria”, esprimono grande soddisfazione gli esponenti laziali della Lega. Fanno loro eco sia Forza Italia che Fratelli d’Italia, oltre a tutta la galassia neofascista da Forza Nuova a Casapound, mentre i cinquestelle con alla testa Di Maio, così come lo stesso Conte, avallano con il loro omertoso e complice silenzio un’operazione che anche una parte dei loro stessi iscritti definiscono “indegna”.
Molti non si stupiscono più della deriva razzista e fascista di questo governo, e questo è un male; il rischio che non possiamo correre è che questi atti di intolleranza e di repressione vengano in fondo percepiti come “normali”. Al momento non è così e gli attestati di solidarietà, le manifestazioni che possiamo vedere sparse un po' in tutto il territorio nazionale testimoniano che ad oggi il fronte antirazzista c’è ed è attivo.
Ciò però non basta; anche noi marxisti-leninisti, dove siamo presenti, dobbiamo reagire con forza e con determinazione, lavorando per creare un largo fronte unito antirazzista ed antifascista, per sostenere le popolazioni in lotta per i diritti delle masse, stando al fianco dei migranti senza tentennamenti.
In questo fronte, battiamoci affinché le piattaforme rivendicative abbiano come base una sanatoria generalizzata per tutti gli immigrati sprovvisti di permesso di soggiorno, il diritto di asilo ai perseguitati politici e ai rifugiati ed il loro libero accesso su tutto il territorio, ed infine il riconoscimento di pari diritti sociali, civili e politici per tutti i migranti, senza distinzione alcuna.

30 gennaio 2019