Stipendi da nababbo ai commissari Ue
27.436 euro al mese a Juncker, 25.845 euro a Federica Mogherini. A fine mandato i commissari ricevono il 65% dello stipendio per due anni

Mentre le cosche parlamentari si preparano a dare la caccia al voto in vista delle prossime elezioni europee di maggio, a Bruxelles, Strasburgo e Lussemburgo è già pronta la mangiatoia che attende i nuovi e i vecchi eletti al parlamento europeo.
Sarà un anno speciale di spese straordinarie per la felicità sia di chi entra ma anche per sarà costretto a lasciare la dorata poltrona. Tra viaggi, entrata in servizio o cessazione, indennità di prima sistemazione, traslochi e uscite varie la cifra messa in preventivo per gli stipendi degli eurocommissari è di 2,4 milioni in più rispetto al 2018 (da 10,2 miliardi a 12,6).
A fine mandato infatti i commissari ricevono il 65% dello stipendio per due anni. Mentre il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker, percepisce 27.436,90 euro al mese cioè il 138% dello stipendio del funzionario con più alto grado tra i commissari. Non sfigura però nemmeno la ministra degli Esteri dell’Ue, l'alto rappresentante Federica Mogherini che ne prende 25.845,35, circa 3mila euro di più di tutti gli altri commissari, che si fermano a 22.852,26 euro al mese. Pierre Moscovici, commissario per gli affari economici e monetari, si accontenta invece, si fa per dire, di “soli” 22.367 euro al mese.
Ma i privilegi e i benefit pagati coi soldi rapinati alle popolazioni europee non finiscono con la conclusione del mandato. Anzi c’è un sussidio di fine mandato per gli ex commissari che per due anni consente loro di ricevere fino al 65% dello stipendio. Una spesa che impegna 682mila euro nel bilancio europeo 2019.
Il bilancio complessivo della Commissione per il 2018 è stato di 3,56 miliardi. La maggior parte se n’è andata in stipendi, esclusi i 10 milioni e 200 mila euro dei commissari: funzionari e staff sono costati in totale 2,2 miliardi di euro. Un altro miliardo è servito per le spese amministrative; 164 milioni in apparecchiature informatiche, affitti e rimborsi e spese di sicurezza per le abitazioni, 291 milioni per spese di rappresentanza, meeting e convegni.
Un po' meno caro, in termini assoluti, l’Europarlamento che ha sperperato ben 1,9 miliardi fra le tre sedi di Bruxelles, Strasburgo e Lussemburgo. Una mangiatoia senza fine che è stata allestita fin dal 1992 e sulla quale la Corte dei conti ha stimato uno spreco di 114 milioni di euro ogni anno che potrebbe arrivare fino a 127,2 milioni se solo si accorpassero le sedi.
Gli europarlamentari, che già “costano” 313 euro per ogni giornata passata a Bruxelles o a Strasburgo, ricevono anche un'indennità di viaggio di 23 euro e spicci se non vanno oltre i 50 chilometri e di 0,03 centesimi a chilometro se superano i mille. Inoltre se le trasferte non superano gli 800 chilometri i parlamentari non devono presentare alcun rendiconto. Mentre se devono anche pernottare percepiscono un'indennità doppia ma devono portare le ricevute.
A tutto ciò si aggiungono i costi per gli oltre 2000 assistenti e portaborse parlamentari i cui stipendi partono da un minimo di 1.800 euro mensili.
Tra le spese straordinarie in vista dell’arrivo del fine mandato c’è anche l'indennità di transizione per i parlamentari uscenti: un mese di stipendio per ogni anno da eletto, con un minimo di sei mesi e un massimo di due anni. A cui si aggiunge una lauta pensione da 1.500 euro puliti al mese per ogni mandato (3.000 per due mandati) cumulabile con qualsiasi altro reddito e percepibile allo scoccare dei 63 anni di età per il resto della vita.
In cima a questa magnifica torta c'è anche la ciliegina dei quasi 50 milioni per i partiti e una ventina per le fondazioni che saranno elargiti a titolo di rimborso elettorale a tutte le cosche parlamentare che avranno eletto almeno un deputato alle prossime elezioni di maggio.

6 febbraio 2019