La storia della lotta tra le due linee all'interno del PMLI ci consente di attrezzarci meglio per affrontare le future contraddizioni nel Partito


di Giordano - Paola (Cosenza)
Con piacere ho accolto l'invito del Centro del Partito di esprimere la mia opinione sulla questione della lotta tra le due linee all'interno del PMLI, perché mi consente di attrezzarmi al meglio per la lotta di classe ed avere una corretta concezione del partito del proletariato, elevando quindi la mia coscienza politica e di classe.
Il glorioso “Il Bolscevico” ha ripubblicato parte del Rapporto dell'Ufficio Politico del PMLI al 3° Congresso del 1985, presentato dal compagno Giovanni Scuderi, riguardante appunto “La lotta tra le due linee all'interno del Partito”.
Il documento e l'articolo di presentazione che lo aggiorna e attualizza sono di fondamentale importanza e attualità, indicano come affrontare la lotta dentro il Partito contro i nemici interni al servizio della borghesia che cercano di fargli cambiare colore politico.
Le due linee sono l'espressione in seno al Partito della la contraddizione principale del capitalismo, quella tra la borghesia e il proletariato, prodotta dal conflitto tra il capitale ed il lavoro.
Tutto ruota intorno a questa contraddizione, prodotta dal modo di produzione capitalistico, da ciò che si produce, come lo si fa e come lo si scambia nel capitalismo che genera poi la lotta di classe e la necessità di abbattere e negare lo stato di cose presente con la rivoluzione proletaria e il socialismo, che, quando le classi si saranno estinte, porterà poi al comunismo in base alla legge della negazione della negazione.
Il Partito stesso è il prodotto di questa contraddizione ed è quindi del tutto evidente, come dimostra la storia del movimento operaio internazionale e dello stesso PMLI, che il Partito non può sottrarsi in nessun modo al fatto che anche all'interno si ripercuota la contraddizione e la lotta tra il nuovo e il vecchio mondo, tra la borghesia ed il proletariato, tra la via socialista e quella capitalista.
Nell'introduzione al documento riproposto vengono riportate, in estrema sintesi, le sei lotte tra le due linee che i marxisti-leninisti hanno dovuto affrontare fin dai tempi dell'OCBI-ml e fino ai giorni nostri, senza considerare l'abbandono di sette dirigenti nazionali del Partito che hanno abbandonato il PMLI risucchiati dalla borghesia.
L'“assalto” al fortino rosso del Partito è sempre stato portato avanti da “destri”, i quali camuffati in vario modo hanno cercato di far cambiare colore al Partito, ma sono stati sconfitti dalle giuste critiche marxiste-leniniste, non hanno retto alle medesime e hanno poi abbandonato il Partito in maniera davvero miserevole, basti pensare all'ultimo caso, quello di Au Centone che è poi andato addirittura a servire “il manifesto” trotzkista, dopo aver attaccato in maniera indegna l'essenza stessa del PMLI alla riunione dell'Ufficio Politico del 3 novembre scorso.
Si tratta quindi di vincere questa lotta, a favore del proletariato affinché il Partito non cambi mai di colore prima, durante e dopo la rivoluzione socialista, utilizzando la potente e indispensabile arma della critica e dell'autocritica per snidare i nemici del proletariato annidati dentro il Partito, comunque camuffati.
Naturalmente si spera e si lotta sempre perché alla critica segua una sincera autocritica, la quale in ultima analisi è la chiave per la risoluzione delle contraddizioni e spetta al compagno criticato, ma non sempre questo è possibile, a volte alcuni compagni possono essere recuperati più avanti, magari come simpatizzanti, ma in ultima analisi, se non si autocriticano li attende la fossa della controrivoluzione, questo perché, come ha detto Scuderi alla Commemorazione di Mao del 2011: “Chi rifugge dalla lotta ideologica attiva, chi non regge alle critiche, getta la spugna e fugge dal Partito, vuol dire che non è un autentico marxista-leninista ”.
Come spiegato magistralmente dallo stesso compagno Giovanni Scuderi nel Rapporto presentato al IV congresso nazionale del 1998: “La libertà di dissenso, di critica non sono in discussione. In discussione sono l'individualismo e il frazionismo che portano alla disgregazione del Partito e alla creazione di centri di potere autonomi, separati e nemici del Partito”; e “Nessun membro del Partito può essere sottratto alla critica e all'autocritica per nessuna ragione: legami familiari, motivi affettivi, amicizie personali, anzianità di Partito, alti incarichi ricoperti. Più in alto siamo, più dobbiamo essere oggetto di critiche e di autocritiche ”.
Le contraddizioni interne sono dunque inevitabili, quelle in seno al popolo (che ruotano intorno a ciò che è giusto e ciò che è sbagliato) vanno risolte in base al principio “unità-critica-unità”, tenendo presente che la cosa più importante è che il PMLI rimanga unito e rosso.
Le contraddizioni antagoniste (tra il nemico e noi) vanno risolte tenendo alta la bandiera della vigilanza rivoluzionaria,sbarrando la strada al nemico di classe.
“Il marxismo ha una regola che si chiama critica ed autocritica” diceva Mao, ed è proprio questo metodo che va usato nell'affrontare le contraddizioni interne.
La condizione per risolvere le contraddizioni a favore del proletariato,specie quelle antagoniste, attraverso la critica e l'autocritica, è l'acquisizione della concezione proletaria del mondo da parte dei membri e dei simpatizzanti del PMLI.
Quindi in ultima analisi, grazie alla critica e all'autocritica, è possibile salvaguardare la 'purezza' rivoluzionaria del PMLI, difendere la sua linea generale, di massa, organizzativa e propagandistica solo se coloro che criticano (e coloro che vorranno autocriticarsi sinceramente) abbiano davvero rivoluzionarizzato la propria concezione del mondo (non si nasce marxisti-leninisti, lo si diventa) conformemente al marxismo-leninismo-pensiero di Mao.
Mancando questo presupposto, magari anche in buona fede, non è possibile riconoscere i nemici di classe e smascherarli, poiché i nemici del popolo che entrano nel Partito non si presentano, evidentemente, come tali, né inneggiano immediatamente al capitalismo, al contrario!
Occorre quindi armarsi del marxismo-leninismo e del suo metodo della critica e dell'autocritica per acquisire la capacità di smascherare e allontanare i nemici del proletariato annidati nel PMLI e sbarrare la strada alla linea nera e capitalista presente nel Partito, prima che sia troppo tardi.
Da questo punto di vista i marxisti-leninisti italiani, fin dai tempi dell'OCBI-ml, sono sempre stati esemplari, non solo nel preservare e difendere il Partito dai diversi attacchi interni dei “destri” e del nemico di classe, ma anche come esempio per i sinceri comunisti degli altri paesi del mondo, dimostrando loro che è possibile dotare il proletariato del suo Partito, difenderlo e proseguire speditamente sulla via dell'Ottobre, nonostante difficoltà apparentemente insormontabili, tali che l'esistenza stessa del PMLI e l'unità del suo gruppo dirigente fedele ai Maestri e al socialismo costituisce, come ha detto il compagno Scuderi, un vero e proprio
“miracolo politico”.
La qual cosa dimostra che “non vi è nulla di impossibile al mondo per chi osa scalare le vette più alte” (Mao).
Ecco perché il documento si conclude rivolgendosi ai dirigenti, ai militanti e ai simpatizzanti del PMLI con le seguenti esemplari parole: “Dobbiamo studiare di più il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e la linea del Partito per dare un contributo più grande alla lotta contro il revisionismo moderno che si annida nel Partito e per il pieno trionfo della via dell'Ottobre” .
Oggi la lotta tra le due linee va ben inquadrata tenendo a mente l'obiettivo strategico a medio termine sul quale è concentrato il PMLI: l'acquisizione di un corpo da Gigante Rosso (la testa è già rossa e forte) e nella lotta totale contro il nero governo fascista e razzista Salvini-Di Maio.
Evviva la critica e l'autocritica!
Applichiamo le indicazioni di Scuderi per dare al PMLI un corpo da Gigante Rosso!
Avanti con forza e fiducia sulla via dell'Ottobre verso l'Italia Unita, Rossa e Socialista!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!
 
 
 

13 febbraio 2019