Torino
Gli occupanti di Asilo reagiscono con forza allo sgombero militare del Centro sociale
Violente cariche della polizia e dei carabinieri. Sei arrestati per associazione sovversiva, istigazione a delinquere e fabbricazione e porto di ordigni esplosivi. Salvini: “Galera per questi infami”. Consigliere leghista: “Ci vuole una nuova Diaz”. La sindaca M5S Appendino: “Ringrazio la questura”
Centri sociali e studenti solidarizzano con gli sfrattati

"In queste ore le Forze dell'Ordine stanno portando a termine un'operazione di pubblica sicurezza nei locali dell'Asilo occupato di via Alessandria.
Intervento più volte richiesto nel corso degli anni e lungamente atteso da Città e residenti di Aurora, un quartiere che chiede semplicemente un po’ di normalità.
Ringrazio la Questura e gli agenti intervenuti." Così, in un post su Facebook, la sindaca M5S di Torino, Chiara Appendino, salutava mentre era ancora in corso lo sgombero militare del Centro sociale Asilo, iniziato alle 4 di notte di giovedì 7 febbraio con  decine di mezzi e ingenti forze di polizia, carabinieri e guardie di finanza in assetto antisommossa, guidate dal questore Francesco Messina su mandato della procura torinese.
Alcuni degli occupanti si rifugiavano sul tetto rifiutandosi di scendere fino al giorno dopo, e mentre le “forze dell'ordine” provvedevano a svuotare i locali di tutti  i mobili e a bruciarli nel cortile, scattava un'altra operazione tra Torino e Bologna ordinata dalla magistratura che portava all'arresto di 6 persone, più una ancora ricercata. L'accusa è di associazione sovversiva "idonea a influire sulle politiche in materia di immigrazione", fabbricazione e porto di ordigni esplosivi e istigazione a delinquere, consistente nella diffusione di propaganda e "organizzazione e pianificazione culminate in più episodi di danneggiamento" dei centri per il rimpatrio (Cpr), gli ex centri per l'identificazione ed espulsione (Cie) che Salvini sta ricostituendo: in pratica con l'accusa di aver istigato e aiutato gli immigrati rinchiusi in questi veri e propri lager a ribellarsi e dare fuoco alle strutture interne per renderli inagibili. Le indicazioni, con numero di telefono per i collegamenti e perfino fiammiferi e accendini per provocare gli incendi, sempre secondo le accuse della magistratura, sarebbero stati fatti arrivare all'interno dei centri attraverso "palline da tennis" catapultate dall'esterno.

Un'azione "esemplare" del piano fascista di Salvini
Lo sgombero e la chiusura dell'Asilo (al termine dell'operazione reso inaccessibile murando tutte le porte, le finestre e gli scarichi) sono stati motivati appunto con la necessità di chiudere il "covo" di questa "cellula eversiva", ma anche perché a detta della questura e della giunta comunale la popolazione del quartiere Aurora non sopportava più la presenza del Centro sociale e chiedeva, come sostengono la sindaca pentastellata, il questore e il quotidiano padronale "La Stampa", di "tornare alla normalità". Motivazioni del tutto pretestuose che nascondono in realtà, come denunciano gli occupanti, inconfessabili appetiti che da qualche tempo si sono appuntati sul quartiere Aurora, un ex quartiere operaio degradato dalla deindustrializzazione, ma che per la sua vicinanza al centro città fa molto gola alla speculazione immobiliare, che la compiacente amministrazione M5S asseconda col pretesto della "riqualificazione" urbana.
Ma oltre a questo lo sgombero dell'Asilo voleva anche essere un'applicazione esemplare della politica fascista e razzista del ducetto Salvini, a cui il M5S regge compiacente il sacco, diretta a colpire e chiudere tutte quelle realtà che si occupano dell'accoglienza, della protezione e dell'integrazione sociale dei migranti: che siano l'esperimento coraggioso del paese di Riace, la chiusura di decine di centri di accoglienza in tutta la penisola e, appunto, la chiusura del centro sociale Asilo, che esisteva da 24 anni e che nel quartiere Aurora era l'unica realtà che aiutava i migranti a trovare un riparo e organizzava le occupazioni di edifici abbandonati per i senza tetto.
Non a caso il caporione fascio-leghista ha esultato subito sui social-media: "Giustizia è fatta, centro sociale sgomberato e delinquenti in galera. Dalle parole ai fatti". Ma la chiusura dell'Asilo è anche solo il primo passo verso la chiusura di tutti i Centri sociali, per i quali il vicepremier e ministro di polizia ha il massimo disprezzo e non vede l'ora di cancellare. Tant'è vero che in un altro post ha aggiunto: "Galera per questi infami! Ridotti quasi a zero gli sbarchi, adesso si chiudono i Centri sociali frequentati da criminali". Subito imitato dal fascista Maurizio Marrone, consigliere comunale e dirigente nazionale di FdI, avvertendo la Appendino che "ora non ha più scuse" e che "adesso tocca al centro sociale Askatasuna".

Manifestazioni di solidarietà dei movimenti torinesi
Il giorno stesso dello sgombero, avvertite per telefono e via Internet, alcune centinaia di persone sono accorse e hanno improvvisato un corteo di protesta che ha tentato di raggiungere il Centro sociale dove ancora resistevano gli occupanti sul tetto, e venivano respinti solo con dure e ripetute cariche di polizia. Ma la manifestazione ancora più partecipata e combattiva si è svolta sabato 9 febbraio, alla quale hanno partecipato in segno di solidarietà con gli occupanti, e contro la militarizzazione del quartiere Aurora e della intera città, nonché contro le politiche razziste sull'immigrazione del governo, alcune migliaia di persone (mille per la questura), con tutti i Centri sociali della città, gli studenti di sinistra e i No Tav torinesi.
Aperto dallo striscione "Fanno la guerra ai poveri e la chiamano riqualificazione. Resistiamo contro i padroni della città", il corteo ha cercato più volte di entrare nel quartiere Aurora blindato militarmente dalle "forze dell'ordine", e dopo diversi tentativi, quando si è diretto verso il centro città, è stato attaccato con violente cariche di polizia e carabinieri, è ne è nata una battaglia durata diverse ore. La polizia ha sparato centinaia di lacrimogeni, ha identificato 250 persone e ne ha fermate 11. Queste ultime sono state però liberate dal Gip con l'obbligo di presentarsi ogni giorno in questura, avendo per esse convalidato solo la "resistenza a pubblico ufficiale". Per sei di esse il questore ha emesso però il foglio di via obbligatorio che prevede il divieto di tornare in territorio comunale per un periodo da 1 a 3 anni, secondo le nuove regole fasciste del decreto Salvini.
Naturalmente con il pretesto degli scontri si è scatenata la solita canea politico-mediatica per criminalizzare tutti i manifestanti, esagerando come sempre gli inevitabili danni alle cose, elevati per l'occasione a "devastazioni", "azioni di guerra" e così via. Con suprema faccia tosta la Appendino, che nel frattempo era stata messa sotto scorta dal questore per drammatizzare ulteriormente il clima, arrivava a dichiarare in Consiglio comunale che "quelli che ieri hanno fatto casino in città hanno sporcato l'antifascismo, l'antirazzismo e la causa No Tav": proprio lei che è tra i massimi esponenti del M5S al governo, che condivide in pieno la politica fascista e razzista di Salvini contro i migranti e i movimenti di sinistra. Dichiarazione la sua che va di fatto a braccetto con quella del capogruppo fascio-leghista alla Circoscrizione 6, Ciro Sciretti, il quale ha invocato "un po' di scuola Diaz" per i manifestanti.

"Ci dovrebbero essere più atti di disobbedienza"
Reazioni tanto più rabbiose, quelle di istituzioni e mass-media, anche perché forse non si aspettavano che alla manifestazione partecipassero così tante persone e organizzazioni, affatto legate agli anarchici, in segno di solidarietà con gli occupanti dell'Asilo sgomberato. Il questore Messina, che definiva gli 11 arrestati "prigionieri di guerra", è arrivato ad ammettere a denti stretti che il corteo era formato tutt'altro che da "black bloc", come sostenuto falsamente dalla Appendino e dai mass-media: "Il corteo è andato formandosi con la presenza di altre componenti che hanno solidarizzato, Askatasuna, Marituana, No Tav torinesi, fino a raggiungere il migliaio di persone", ha riconosciuto infatti Messina. E ha aggiunto con evidente fastidio: "Ieri proprio la solidarietà dimostrata in piazza non ci ha aiutato".
"Abbiamo partecipato a tutte le iniziative di sostegno e solidarietà allo sgombero dell'Asilo e alle tante denunce, salite a 17 per diversi capi d'imputazione - spiegavano per esempio in un comunicato di adesione gli Studenti indipendenti (SI) - consci di una diversità ed eterogeneità di pratiche tra le varie anime che hanno partecipato alle recenti giornate. Questo però non ci fa arretrare dal rifiuto dei metodi violentissimi della Questura e dalla solidarietà verso la chiusura di uno spazio vitale per il quartiere e i suoi abitanti".
Agli occupanti cacciati dall'Asilo è arrivato anche un post di solidarietà da parte della filosofa, docente alla Sapienza e saggista di fama internazionale, Donatella di Cesare, a cui il Viminale ha revocato alcuni mesi fa la scorta che aveva per le minacce ricevute dai gruppi neofascisti e neonazisti. In un'intervista a "Il Fatto Quotidiano", nel definire "allarmanti per la democrazia" non le presunte attività "criminali" del Centro sociale sgomberato, ma semmai le succitate dichiarazioni di Messina, di Sciretti e di Salvini, Di Cesare ha detto: "dovremmo metterci tutti davanti alle porte dei Cpr, questa è la verità. È lì che avviene la sovversione della democrazia". Ed ha aggiunto: "È venuto il tempo di avere il coraggio di essere impopolari, di posizioni devianti contro il consenso imperante... Ci sono stati degli atti che hanno incitato a forme di disobbedienza? Ce ne dovrebbero essere di più. I cittadini sono tali solo se si interrogano sulla legittimità delle leggi".

20 febbraio 2019