Per abuso d'ufficio e falso
Falcomatà (PD), sindaco di Reggio Calabria, a processo

Il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà del PD e tutta la sua prima giunta comunale sono stati rinviati a giudizio dal gup Giovanna Sergi di Reggio su richiesta dei procuratori Dominijanni e Ignazzitto, per le vicende riguardanti l'assegnazione del ''Grand Hotel Miramare'' all'imprenditore Paolo Zagarella, con le accuse di abuso d'ufficio e falsità materiali e ideologiche commesse da pubblico ufficiale in atti pubblici (vedi Il Bolscevico n. 35/2017).
Per i pm il sindaco, la sua prima giunta, il segretario comunale Giovanna Antonia Acquaviva e la responsabile del settore dei ''servizi alle imprese'', Maria Luisa Spanò, avrebbero violato “i doveri di imparzialità, trasparenza e buona amministrazione” perché con l'assegnazione diretta all'associazione onlus ''Il Sottoscala'' di Zagarella “omettevano di dare preventivo avviso pubblico per consentire a terzi di manifestare l’interesse per l’assegnazione dell’immobile”.
Non solo, la stessa assegnazione sarebbe avvenuta in maniera scorretta con una delibera avvenuta il giorno successivo alla nomina di Zagarella a presidente dell'associazione, favorendolo platealmente attraverso “modalità e tempi di presentazione dell’istanza, assumendo nei suoi confronti l’impegno all’affidamento temporaneo dell’immobile prima della formale deliberazione di giunta”.
Falcomatà e soci avrebbero tentato di retrodatare la delibera del 27 luglio 2015 al 16 luglio, per nascondere il fatto che Zagarella avesse già allora le chiavi del Miramare e non “per raccogliere elementi di valutazione per la successiva procedura ad evidenza pubblica” come è scritto nella falsa delibera ma, secondo i magistrati, “sulla base degli accordi assunti con il sindaco Falcomatà”.
L'assegnazione temporanea dell'albergo di proprietà del comune, avvenuta prima dell'assegnazione pubblica e prima della pubblicazione della delibera sull'albo pretorio del comune, è quindi il ''ringraziamento'' di Falcomatà a Zagarella per l'appoggio elettorale ricevuto alle primarie e alle comunali del 2014, nelle quali la segreteria del futuro sindaco era addirittura ''ospitata'' proprio nei locali dell'associazione di Zagarella.
Oltre a Falcomatà e alle due dirigenti del comune, rinviati a giudizio lo stesso Paolo Zagarella e gli attuali ed ex assessori comunali Saverio Anghelone, Armando Neri, Rosanna Maria Nardi, Giuseppe Marino, Giovanni Muraca, Agata Quattrone e Antonino Zimbalatti.
L'ex assessore di Falcomatà, Angela Marcianò, poi diventata sua accusatrice e rivale nella scalata al PD regionale, anch'essa coinvolta nell'inchiesta, sarà giudicata con il rito abbreviato.
Mentre le masse reggine vivono gli effetti devastanti anche dell'infame piano di rientro trentennale, che impedisce ogni tipo di investimento pubblico, per lo sfascio amministrativo e contabile del comune causato dal fascista mal-ripulito ex sindaco ed ex governatore regionale Scopelliti (oggi in carcere e alleato di Salvini), senza considerare le terribili condizioni economiche e sociali prodotte dal capitalismo e dalle sue crisi, Falcomatà non perde occasione per dimostrarsi in perfetta continuità mafiosa e antipopolare con i suoi predecessori.
La vicenda è l'ennesima prova provata che la sua è una giunta comunale borghese, neofascista e filomafiosa, come quelle dell'era di Scopelliti e compari, che opera in perfetta sinergia con la giunta regionale del filomafioso governatore regionale del PD Mario ''palla-palla' Oliverio (confinato per corruzione a San Giovanni in Fiore dalla DDA di Gratteri) al servizio della borghesia e della 'ndrangheta.
Proprio nelle stesse ore della richiesta del rinvio a giudizio di Falcomatà, avviene la notifica della conclusione delle indagini (preludio al rinvio a giudizio) per l'ex presidente della provincia di Reggio (oggi Città Metropolitana), l'ex senatore, ex consigliere e assessore regionale ed ex sindaco di Siderno, il vecchio rottame corrotto e trasformista Pietro Fuda (passato da destra a ''sinistra''), accusato di concorso esterno in associazione mafiosa perché avrebbe favorito da sindaco di Siderno la temibile 'ndrina dei Commisso, fin dalla sua elezione a sindaco nel 2015 e fino allo scioglimento per mafia del comune nel 2018.
Fuda, secondo la DDA reggina, sarebbe inoltre legato ad una loggia massonica segreta in odor di 'ndrangheta.
Queste vicende giudiziarie dimostrano, per l'ennesima volta, lo strapotere della 'ndrangheta nella regione più povera d'Italia ed il marciume delle forze politiche borghesi del regime neofascista, di destra e di ''sinistra'', con e senza le stelle.
Il sindaco Falcomatà e il governatore Oliverio si devono dimettere al più presto, sono la vergogna della Calabria.

6 marzo 2019