Ricordo del grande Maestro del proletariato internazionale nel 66° Anniversario della scomparsa
Il fango e le falsità gettate dalla borghesia su Stalin non ne offuscano la figura e l'opera marxiste-leniniste
 
di Alberto Signifredi, simpatizzante di Parma del PMLI
 
Il 5 Marzo era l'Anniversario della morte di Stalin, il 66°.
Per questo motivo è giusto ricordarlo, vivificarne la funzione cruciale che ha avuto nella storia del movimento comunista, nella costruzione del socialismo in URSS e nel mondo, nella guerra antifascista. Ma non solo: ricordiamo anche le sue grandi capacità intellettuali nello studio e nell'applicazione del marxismo-leninismo, utilizzato e attualizzato in tutte le situazioni inedite che si presentavano nella pionieristica edificazione del socialismo.
Ricordare Stalin vuol dire anche contribuire a togliere quel fango che la borghesia gli ha vomitato addosso tramite le penne "acculturate" dei suoi "falsificatori della storia". Gli argomenti potrebbero essere infiniti, ma qui mi preme innanzitutto sfatare l'accusa a lui rivolta di aver contribuito allo scatenamento della seconda guerra mondiale, firmando il patto con la Germania nell'agosto del '39, passato alla storia come patto Molotov-Von Ribbentrop.
La verità è ovviamente il contrario di ciò. La politica estera sovietica indirizzata dal governo sovietico e da Stalin ha cercato continuamente di prevenire lo scoppio di una nuova guerra mondiale, promuovendo un'attenta ricerca di alleanze con i paesi che avevano interesse alla sicurezza collettiva, basando le sue proposte sul realismo politico, sulla sincerità e la reciprocità. Le diverse conferenze europee in cui il ministro degli Esteri sovietico Litvinov ha ricercato la collaborazione dei più importanti paesi, Francia e Gran Bretagna in testa, non si conclusero mai con accordi che potessero prevenire le mire espansionistiche delle potenze fasciste, ma, al contrario, le potenze "democratiche" favorirono il riarmo della Germania, la fascistizzazione della Spagna (con l'inettitudine di Francia e Gran Bretagna nel "Comitato di non intervento"), la cessione della Cecoslovacchia a Hitler tramite gli "accordi di Monaco", ai quali l'Unione Sovietica fu esclusa e dove si incoraggiò la spinta verso est della Germania. E d'altronde si arrivò al patto sovietico-tedesco solo dopo le infruttuose trattative con la Francia e la Gran Bretagna nei colloqui di Mosca (1939), le quali pretendevano un intervento militare unilaterale sovietico in caso di guerra con la Germania, affiancate dal governo reazionario polacco, che non voleva nessun aiuto sovietico.
Le relazioni riguardanti la politica estera lette da Stalin al diciassettesimo (1933) e al diciottesimo (1938) congresso del partito sono esaurienti e illuminanti sulla saggezza e lungimiranza della politica estera sovietica. L'Urss fu l'unico paese che si rendeva conto dell'immane catastrofe che sarebbe stata la guerra e che fece un'effettiva politica di pace per prevenirla. Era nell'interesse del socialismo e del mondo. Le grandi potenze europee, Francia e Gran Bretagna, guidate rispettivamente da Daladier e Chamberlain, avrebbero dovuto essere processate per le loro colpe nei confronti dell'umanità.
Gloria eterna al compagno Stalin!
Con Stalin per sempre!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!

13 marzo 2019