Lo denuncia la relazione dei dieci esperti indipendenti
L'Onu: “L'Italia viola i diritti umani dei migranti”

 
Da pochi mesi l'Italia è entrata a far parte del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite per il triennio 2019-21. Con un significativo biglietto da visita: l'accusa di violare i diritti umani dei migranti e le norme internazionali.
Lo scorso 21 novembre dieci Special Rapporteurs delle Nazioni Unite, dieci relatori speciali indipendenti che lavorano a indagini per conto del Consiglio Onu per i diritti umani, hanno inviato al governo italiano una comunicazione, resa nota solo ai pirmi di marzo, nella quale chiedono in particolare chiarimenti in merito a varie questioni, dalla criminalizzazione delle attività di ricerca e soccorso di migranti realizzate dalle Ong nel Mediterraneo alla politica dei “porti chiusi”, il divieto di sbarco di migranti salvati nel Mediterraneo e tenuti segregati sulle navi.
Dal governo italiano non risultano al momento risposte alle denunce del rapporto Onu. La posizione dell'Italia resta quella espressa il 10 ottobre scorso sul portale della Farnesina dal ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Enzo Moavero Milanesi, che faceva una delle sue rare apparizioni e annunciava con soddisfazione “l’importante riconoscimento” dell’elezione dell’Italia al Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e prometteva che “nel corso del suo mandato triennale, l’Italia intende promuovere un approccio rigoroso verso il rispetto dei diritti umani nel mondo” e “rivolgerà una scrupolosa attenzione ad alcuni temi che reputa prioritari”, fra questi “la condanna di tutte le forme di xenofobia; il contrasto delle discriminazioni a carattere religioso e la piena garanzia della libertà di religione; la protezione dei bambini e dei minori; la concreta tutela delle persone con disabilità; l’effettiva parità delle donne nella società; la lotta contro ogni tratta di esseri umani”. “L’impegno italiano è di continuare a essere al fianco di chi difende e sostiene genuinamente i diritti umani”, concludeva il pomposo comunicato del ministro Moavero che non inganna nessuno e che al contrario avrebbe dovuto invece dichiarare la completa inversione di rotta della politica razzista e xenofoba dei ducetti Salvini-Di Maio e del presidente del consiglio Giuseppe Conte. Glielo chiede persino l'Onu.
La relazione Onu denunciava che “l’assenza di una politica comune dell'Unione europea per il sostegno degli Stati Membri di frontiera” non può “essere utilizzata dalle autorità italiane come giustificazione per la violazione dei diritti fondamentali dei migranti e per il mancato rispetto degli obblighi internazionali”, ossia il comportamento costante del ministro Salvini, coperto o assecondato a seconda degli episodi da Conte, Di Maio e Toninelli, solo per citare i principali protagonosti della politica razzista e xenofoba del governo italiano.
Gli attacchi diretti, compresi i procedimenti giudiziari e le campagne diffamatorie, contro i difensori dei diritti dei migranti, dalle associazioni della società civile impegnati in operazioni di salvataggio in mare o assistenza umanitaria a terra ai giornalisti che criticano l’operato del governo mettono in pericolo migliaia di vite, contribuiscono a stigmatizzare gli stranieri, rafforzano sentimenti xenofobi, secondo gli esperti Onu. La campagna contro le Ong, accusate di collusione coi trafficanti di esseri umani, denunciava la relazione, era iniziata alla fine del 2016 (col governo Renzi, ndr) e continuata “dall'ex vicepresidente della Camera dei Deputati, ora Ministro del lavoro e delle politiche sociali (Di Maio, ndr), che ha etichettato le Ong 'taxi del mare', nonché, l'attuale Ministro dell’Interno (Salvini, ndr), che ha definito le Ong che aiutano i migranti come 'vice-trafficanti'”; una campagna per la criminalizzazione dei difensori dei diritti umani, amplificata dai mezzi di informazione, che “si è concretizzata nell’avvio di procedimenti penali nei confronti delle Ong e dei loro equipaggi, indagati per il delitto di favoreggiamento dell'immigrazione irregolare”.
La relazione denunciava anche il Memorandum d'intesa con la Libia firmato nel febbraio 2017 dal governo Gentiloni che ostacolava il lavoro di soccorso delle Ong con l'appicazione di “un codice di condotta” concepito allo scopo e affidava il lavoro sporco di respingere i migranti e riportarli nei lager in Libia alla famigerata guardia costiera libica.
Tra gli episodi censiti dagli osservatori Onu, la relazione richiamava il divieto di fornire cibo e acqua a migranti e richiedenti asilo a Ventimiglia nell'agosto 2016, l’allontanamento dalla Città di Como degli attivisti dell'associazione “No Borders” che avevano fornito scorte di cibo ai migranti e partecipato a un'assemblea pacifica per l'apertura delle frontiere, i procedimenti penali dal 2017 a carico di Félix Croft che aiutava i migranti a passare la frontiera tra Italia e Francia.
La relazione inviata a Roma chiedeva al governo italiano una risposta entro 60 giorni da sottoporre alla valutazione da parte del Consiglio Onu per i diritti umani. Ma fin da subito il governo era invitato ad adottare alcune misure provvisorie necessarie per porre fine alle violazioni denunciate, evitarne delle nuove e sanzionarne i responsabili. Un invito caduto nel vuoto. Anche in questo caso il governo del cambiamento ha seguito il motto mussoliniano e tirato dritto sulla politica avviata dai precedenti esecutivi di Renzi e Gentiloni. Il cambiamento casomai è stato sui toni apertamente fascisti, razzisti e xenofobi, salvo quelli del ministro Moavero per il gioco delle parti o forse perché si sono dimenticati di avvisarlo.

13 marzo 2019