Per bancarotta fraudolenta e false fatture
Arrestati i genitori di Renzi
L'ex premier: “i giudici vogliono farmi fuori, ma io non mollo”

La sera del 18 febbraio Tiziano Renzi e Laura Bovoli, genitori dell’ex premier Matteo Renzi, sono finiti agli arresti domiciliari nell'ambito di un’inchiesta della procura di Firenze condotta dai Pubblici ministeri (Pm) Luca Turco e Christine Von Borries che li accusano di bancarotta fraudolenta, emissione e utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti e omissione di versamenti previdenziali.
Insieme ai Renzi risultano indagate altre 13 persone fra amministratori e componenti del cda di tre cooperative: la Delivery Service, la Europe Service e la Marmodiv che, secondo l’accusa, sono state “dolosamente caricate di debiti previdenziali e fiscali, e abbandonate al fallimento”.
Ai domiciliari è finito anche Mariano Massone, amministratore della Delivery Service. Tra gli indagati figura invece Roberto Bargilli, detto “Billi” ex autista del camper di Matteo Renzi durante le primarie del 2012.
Il 4 marzo i coniugi Renzi avrebbero dovuto comparire in aula a Firenze per la prima udienza del processo su due false fatture. Proprio da quell’inchiesta sarebbe nato questo filone d’indagine.

Il sistema criminoso dei Renzi
Secondo la procura di Firenze la Delivery e la Europe Service, cooperative già fallite e la Marmodiv, per cui i pm hanno chiesto il fallimento, sono state costituite essenzialmente per consentire alla Eventi6, l’azienda di famiglia, di avere a disposizione lavoratori in nero senza dover sopportare i costi degli oneri previdenziali ed erariali, tutti spostati in capo alle tre cooperative. Secondo la ricostruzione degli investigatori della guardia di finanza la Eventi6 (già Chil Post) si è avvalsa del personale formalmente assunto dalle cooperative, le quali, non appena raggiunta una situazione di difficoltà economica, sono state caricate dei debiti e fatte fallire.
Un sistema criminoso che ha permesso alla famiglia Renzi di impilare, tra il 2013 e il 2018, almeno 65 fatture false o gonfiate, per un totale imponibile di 724.946 euro, e 1 milione di euro di oneri non pagati (compresi interessi e sanzioni) all’Agenzia delle Entrate.
Nel disporre gli arresti domiciliari il Giudice per le indagini preliminari (Gip) sottolinea come: “le cooperative... sono state costituite essenzialmente per consentire alla s.r.l. ‘Chil Post’/‘Eventi6’ (...) di avere a disposizione lavoratori dipendenti senza dover sopportare i costi relativi all'adempimento di oneri previdenziali ed erariali, tutti spostati in capo alle cooperative stesse”.
Nelle 96 pagine di ordinanza il Gip fra l'altro evidenzia che si tratta di fatti “non occasionali” ma di un vero e proprio sistema di fallimenti pilotati ripetuto negli anni che “si inseriscono in un unico programma criminoso in corso da molto tempo, realizzato in modo professionale con il coinvolgimento di numerosi soggetti” e “portato avanti anche dopo l’inizio delle indagini”.
Per questo motivo, nel valutare “il modus operandi” adottato da Tiziano Renzi e Laura Bovoli, il Gip ha opportunamente ordinato la misura degli arresti domiciliari a causa del “concreto e attuale pericolo che gli indagati commettano reati della stessa specie (tributari e fallimentari)... Attualmente è in corso di compimento la fase dell’abbandono della Marmodiv da parte di Renzi e Bovoli - spiega il gip - è del tutto verosimile ritenere che, ove non si intervenga con l’adozione delle richieste misure cautelari, essi proseguiranno nell’utilizzo di tale modus operandi criminogeno, coinvolgendo altre cooperative.” Per questi motivi continua il Gip “non è ipotizzabile la concessione della sospensione condizionale della pena per la gravità concreta dei reati” e soprattutto per le “condotte volontarie realizzate (dai Renzi ndr) non per fronteggiare una contingente crisi di impresa, quanto piuttosto di condotte imprenditoriali finalizzate a massimizzare il proprio profitto personale con ricorso a strategie di impresa che non potevano non contemplare il fallimento delle cooperative”.

I fallimenti pilotati
L’inchiesta parte nel 2009 con la cooperativa Delivery Service Italia di cui Tiziano Renzi e Laura "Lalla" Bovoli, sono stati secondo i Pm "amministratori di fatto" fino al 30 giugno 2010. In realtà la Delivery "è stata in regola solo per il primo anno di esercizio". Nel 2010 è stata sommersa dai debiti. Nel 2011 ha chiuso. La Guardia di Finanza ha ricostruito due "evasioni contributive", una di 287.131 euro per il 2010 e un’altra di 332.131.
Risultano poi multe per violazioni della normativa sul lavoro, dovute "all’accertamento di lavoratori al nero". Di fronte a una situazione tanto compromessa, la signora Bovoli spiegò in azienda la necessità di aprire un’altra cooperativa “per cercare di guadagnare qualcosa in più”.
La conferma si trova in uno scambio di e-mail fra i coniugi Renzi in cui “Lalla” consiglia a suo marito che: “L’unica cosa che salvaguarda la coop è andare subito a dare gli stipendi e a far firmare contemporaneamente le dimissioni a tutti. Poi la nuova cooperativa, sommersa dalle consegne di vino e volantini, sarà costretta a riassumerli subito”. Mentre Tiziano Renzi attraverso un’altra mail inviata alla moglie e al genero Andrea Conticini, risponde che ha già la soluzione pronta: “Occorre predisporre un contratto che preveda questo compenso in base a un lavoro potenzialmente contestabile, anche se il contratto deve essere apparentemente non punitivo. Chiaramente per i clienti che Eventi 6 passerà come realizzazione alla cooperativa Marmodiv. Contemporaneamente creiamo una nuova cooperativa e la mettiamo pronta. Quando abbiamo preso in mano i lavoratori e abbiamo capito, facciamo il blitz, cambiamo il presidente e chiudiamo Marmodiv per mancanza di lavoro che nel frattempo, dall’oggi al domani, lo dirottiamo alla nuova”.
Conticini, cognato di Renzi, risulta già coinvolto in un’altra indagine penale in cui è accusato di aver fatto transitare su un conto privato 6,6 milioni di dollari destinati all’assistenza di bambini africani, e di averli utilizzati per investimenti immobiliari e, in misura minore (250.000 euro circa), per l’acquisto di quote di società della famiglia Renzi o di persone ad essa vicine.
Ma a inchiodare i Renzi c'è soprattutto la confessione dell'imprenditore Paolo Magherini, indagato per false fatturazioni, il quale il 31 maggio scorso davanti ai pm fiorentini ha deciso di vuotare il sacco riferendo fra l'altro che: “La Cooperativa Marmodiv era gestita da prestanome… ma tutti nel settore sapevano che era riconducibile alla famiglia Renzi, e in particolare a Tiziano e alla moglie. Poi c’era anche Andrea Conticini. Le fatture che mi avete esibito devo ammettere che sono false: mi fu chiesto di aprire una partita Iva e di emetterle. Mi venivano pagate via bonifico e successivamente io restituivo per intero la somma, in contanti. Questi soldi credo servissero a pagare in nero altri dipendenti. Non ero l’unico a cui era stato chiesto questo favore, ce ne sono molti altri”.
Truffa anche agli immigrati
Tra questi "altri", secondo l’ordinanza del Gip figurano anche diversi immigrati a cominciare da dal caso di Mohammad Nazir, titolare di una ditta individuale per la spedizione di materiale propagandistico che ha emesso fatture per circa 40.000 euro, tra il 2016 e il 2017, in favore di Marmodiv. Gli investigatori hanno scoperto che: 1) all’indirizzo della sede della ditta, a Cesano Maderno, c’è un’abitazione; 2) la ditta non ha mai lavorato con la Marmodiv; 3) il signor Mohammed Nazir non risulta all’anagrafe.
Ancor più paradossale la storia di Isajiad Amir, titolare di una ditta a Castiglione delle Stiviere che agli inquirenti ha dichiarato: “Disconosco la fattura da 15.000 euro che mi mostrate... valuterò l’opportunità di denunciare chi ha utilizzato il nome della mia impresa per prestazioni che non ho mai effettuato”.

Le coperture istituzionali
Gli inquirenti sono convinti che per portare a termine la loro attività criminosa i Renzi potevano contare anche su degli agganci con uomini in divisa. Lo conferma un documento sequestrato il 5 ottobre del 2017 nella sede della Marmodiv. Il file si chiama "Promemoria Tiz". Riporta stralci di corrispondenza personale di Tiziano Renzi datata 15 novembre 2016. "Buongiorno Tiziano", esordisce il mittente di cui nell’ordinanza non è riportato il nome. «Per poter affidare la commessa all’associata, dovresti poter intervenire sul Comandante della Finanza a Genova, di cui ti ho già fornito il cognome». Per questo, secondo una testimonianza agli atti dell'inchiesta, il padre dell’ex premier su imbeccata di un finanziere potrebbe aver addirittura fatto cancellare alcuni dati da un pc per il timore delle indagini.
Tra i dipendenti sentiti come persone informate dei fatti dai Pm c’è anche Silvia Gabrielleschi, la quale ha parlato “delle sovrapposizioni di soggetti che operavano per ‘Marmodiv’ e per la ‘Eventi6’ confermando la ipotesi che le due strutture societarie venissero utilizzate in modo unitario”.
La Gabrielleschi è la stessa citata in una denuncia depositata il 26 ottobre 2018 da Alessandro Maiorano, che più volte ai Pm ha denunciato, senza risultato, l’ex premier.
Alla Finanza di Prato, Maiorano ha spiegato che la Gabrielleschi gli disse che “prima della perquisizione avvenuta a ottobre 2017 presso la ‘ Marmodiv’, Tiziano Renzi sapeva già dell’arrivo dei finanzieri e si premunì contattando un tecnico informatico suo amico al fine di formattare i computer, contenenti le fatture per operazioni ed assegni collegati alle suddette fatture, riportanti firme false”.

La reazione di Renzi
Rabbiosa la reazione dell'ex premier Renzi il quale, scimmiottando Berlusconi, si scaglia a testa bassa contro la magistratura e la presunta persecuzione giudiziaria di cui sarebbe vittima: “Se io non avessi fatto politica – ha dichiarato - la mia famiglia non sarebbe stata sommersa dal fango. Se io non avessi cercato di cambiare questo Paese i miei oggi sarebbero tranquillamente in pensione. Dunque mi sento responsabile per il dolore dei miei genitori, dei miei fratelli, dei miei figli e dei miei nipoti. I dieci nipoti sanno però chi sono i loro nonni. Sanno che possono fidarsi di loro”.
Non a caso tra i primi a solidarizzare con Renzi è stato proprio Berlusconi che definisce gli arresti dei suoi genitori “Una cosa dolorosa che non sarebbe accaduta se la sinistra avesse accettato di realizzare la nostra riforma della giustizia, che prevede la custodia cautelare solo per chi è colpevole di un reato di sangue”.
La linea difensiva di Renzi dunque non cambia ed è identica a quella tenuta già nei confronti di papà Tiziano durante il processo Consip. Anzi questa volta Renzi va al rilancio e minaccia: “Voglio che sia chiaro a tutti che io non mollo di un solo centimetro. La politica non è un vezzo personale, ma un dovere morale. Se qualcuno pensa che si possa utilizzare la strategia giudiziaria per eliminare un avversario dalla competizione politica sappia che sta sbagliando persona. Io continuerò a combattere per questo Paese”.

Nuovi guai giudiziari all'orizzonte
Il processo per le false fatturazioni si è già aperto a Firenze lunedì 4 marzo ed è stato subito rinviato al 20 maggio. Il 7 marzo invece il tribunale del Riesame ha revocato la misura degli arresti domiciliari ai Renzi ma ha disposto la misura cautelare dell'interdizione dall'esercizio dell'attività imprenditoriale per 8 mesi.
Ma per i genitori dell'ex premier sono in arrivo altri guai giudiziari. Infatti il 27 febbraio il tribunale di Cuneo ha disposto il rinvio a giudizio per Laura Bovoli, la mamma dell'ex premier Matteo Renzi, accusata di concorso in bancarotta fraudolenta.
L'inchiesta è quella relativa al fallimento pilotato, nel 2014, della Direkta srl, società piemontese di distribuzione di volantini in contatto con il presunto giro di fatture false con la cassaforte di famiglia “Eventi 6”.
L'amministratore della società Direkta srl, Mirko Provenzano, è già stato condannato per reati fiscali e ha patteggiato per la bancarotta. La prima udienza di questo nuovo processo è stata fissata al 19 giugno.

13 marzo 2019