Documento dell'Ufficio politico del PMLI
Lettera aperta alle ambientaliste e agli ambientalisti

Care ambientaliste, cari ambientalisti,
care e cari giovani,
venerdì 15 marzo anche nel nostro Paese migliaia di studentesse e di studenti ed altrettanti lavoratrici, lavoratori, pensionate e pensionati, sono scesi in tante piazze d’Italia sotto lo slogan “Skolstrejk för klimatet” (Sciopero della scuola per il clima). Contestualmente la protesta contro i governi nazionali e sovranazionali per la salvaguardia del clima e dell’ambiente si allargava a moltissimi altri paesi del mondo. La scintilla che ha dato vita a una così ampia mobilitazione è scattata il 20 agosto scorso, quando la sedicenne svedese Greta Thunberg ha deciso di non andare a scuola fino alle elezioni legislative svedesi del 9 settembre per manifestare la propria contrarietà alle politiche del governo scandinavo che non riduceva come avrebbe dovuto in base agli accordi sul clima di Parigi, le emissioni di Co2. Nei fatti è poi nato il movimento studentesco internazionale Fridays for Future.
Noi stessi condividiamo le parole pronunciate davanti ai leader mondiali dalla giovanissima ragazza durante la COP 24 di Katowice in Polonia: “La biosfera è sacrificata perché alcuni possano vivere in maniera lussuosa. La sofferenza di molte persone paga il lusso di pochi. Se è impossibile trovare soluzioni all'interno di questo sistema, allora dobbiamo cambiare sistema ”.
Prendiamo dunque spunto da questo passaggio, avanzato da una adolescente ai “potenti del mondo”, per rivolgerci a voi, ai quali tanto ci lega il comune obiettivo di proteggere la natura e l’ambiente, e conseguentemente il genere umano, dallo sfacelo al quale stiamo assistendo ormai da decenni.
È inutile soffermarsi sullo stato del nostro pianeta, così come è inutile ribadire che il tempo stringe e che abbiamo davanti poco più di un decennio per evitare di superare il punto di non ritorno in ambito climatico; sapete quanto noi quello che c’è in gioco in questa battaglia.
Allora, se l’impegno politico ambientale significa cercare di estirpare le ingiustizie sociali che derivano dalle disparità territoriali, impedire la rapina delle risorse naturali del paesi del sud del mondo da quelli già ricchi, la cui ricchezza è però concentrata nelle mani di una piccolissima minoranza della loro popolazione che diventerà anch’essa sempre più ricca a discapito della parte sempre più grande che diverrà sempre più povera; se ciò significa rendere le risorse ambientali, i cosiddetti “beni comuni”, a disposizione di tutti, eliminando il profitto che li rende merci nelle mani di grandi privati, impedendo il loro sfruttamento massiccio per gestirli in maniera che essi possano rigenerarsi e rimanere abbondanti anche per le prossime generazioni all’infinito, noi marxisti-leninisti italiani possiamo orgogliosamente definirci “ambientalisti” come tutti voi.
Se ciò significa rendere le risorse ambientali, i cosiddetti “beni comuni”, a disposizione di tutti, eliminando il profitto che li rende merci nelle mani di grandi privati, impedendo il loro sfruttamento massiccio per gestirli in maniera che essi possano rigenerarsi e rimanere abbondanti anche per le prossime generazioni all’infinito, noi marxisti-leninisti italiani possiamo orgogliosamente definirci “ambientalisti” come tutti voi.
Crediamo fortemente che l’impegno diretto e assiduo su questo tema sia di primaria importanza oggi e che esso rappresenti una delle battaglie fondamentali contro le cause che generano la povertà di miliardi di persone nel mondo ed il devastante fenomeno delle migrazioni.
Abbiamo imparato questa lezione studiando i nostri Maestri, in particolare dalle parole di Engels, quasi centocinquantanni fa, che ci ha dato spunti come questo: “Ad ogni passo ci vien ricordato che noi non dominiamo la natura come un conquistatore domina un popolo straniero soggiogato, che non la dominiamo come chi è estraneo ad essa, ma che noi le apparteniamo con carne e sangue e cervello e viviamo nel suo grembo: tutto il nostro dominio sulla natura consiste nella capacità, che ci eleva al di sopra delle altre creature, di conoscere le sue leggi e di impiegarle in modo appropriato” .1
Proprio per questo ogni nostra singola compagna ed ogni nostro singolo compagno, siano essi militanti o simpatizzanti, da decenni lottano in prima linea su tanti fronti che ci accomunano, a partire dai grandi temi generali come l’imperialismo e le sue guerre di rapina, dalla battaglia contro l’ulteriore utilizzo delle fonti fossili, fino alle lotte pratiche come quelle contro le grandi opere inutili e dannose come il TAV, il MUOS, e le trivelle in terra ed in mare, le tratte autostradali inutili, il gasdotto TAP, il Terzo Valico, la Pedemontana, gli inceneritori da sostituire con una diversa gestione dei rifiuti che tenda alla strategia “Rifiuti Zero”, per la mobilità pubblica che aumenti la sicurezza degli utenti e ne riduca costi ed impatto ambientale ed ogni volta che nei territori si è chiesta più sicurezza idrogeologica e sismica dopo episodi catastrofici o per prevenirli.
Non ci siamo risparmiati; abbiamo lottato con tutte le nostre forze sotto le nostre rosse bandiere, così come all’interno dei comitati di lotta tutte le volte che questioni ambientali si sono rivelate il nostro obiettivo comune con altri organismi, associazioni o partiti, oppure con singoli che avevano i nostri stessi obiettivi immediati o problemi da risolvere.
Con forza abbiamo chiesto e continueremo a farlo, una riconversione energetica reale a partire dalla non più rimandabile riduzione drastica delle fonti fossili e del gas e, soprattutto, dalla eliminazione delle multinazionali dell’energia, dell’acqua e dei rifiuti che si appropriano, con la complicità dei governi, di risorse di tutti, riducendole a merce quale esclusivo mezzo di profitto.
Su quest’ultimo punto, il più importante poiché da esso deriva tutto il resto, vi chiediamo di riflettere, e lo facciamo evidenziandovi fatti concreti che sono sotto gli occhi di tutti.
Nel 2015 si tenne la COP 21 di Parigi. Un summit al quale come mai prima di allora i media di tutto il mondo accesero i loro riflettori. La sua conclusione coincise con un inno praticamente unanime al “miracolo” compiuto da capi di Stato lungimiranti che avevano finalmente capito che la terra, e quindi l’uomo, era in pericolo e che bisognava fare qualcosa subito. Anche le associazioni ambientaliste salutarono positivamente l’accordo con tanta fiducia e tante speranze.
L’unica voce che si discostò da questa sorta di plebiscito e di riconoscenza fu la nostra che attraverso le colonne del nostro giornale “il bolscevico”, sostenemmo che Parigi rappresentava l’ennesimo “nulla di fatto”, l’ennesima vittoria degli stessi “potenti” e che l’accordo era per certi versi irraggiungibile soprattutto perché non vincolante.
Argomentammo con tantissime altre ragioni banali quanto chiare, come il fatto che fra gli sponsor di quel summit (così come i precedenti e come i 3 che lo hanno seguito) vi erano anche le grandi banche d’affari, case automobilistiche e anche alcune multinazionali dell’energia che la producevano prevalentemente da fonti fossili.
Oggi è sotto gli occhi di tutti che Parigi è stato un fallimento e che i piani energetici nazionali della quasi totalità dei Paesi coinvolti sono ben lontani dagli impegni presi al di là delle forze politiche che li governano e se essi in seguito si siano o meno svincolati dall’accordo. Non ci siamo stupiti nel rilevare che in molti Paesi – così come nel nostro – le fonti fossili continuano a essere incentivate con ingenti contributi pubblici.
Come noi, in molti si sono resi conto di questa situazione e hanno reagito: ne è dimostrazione questa montante mobilitazione alla quale stiamo assistendo e che salutiamo con entusiasmo.
 

Cosa manca alla battaglia ambientalista
Se quello che abbiamo sostenuto finora è vero, allora forse dovremmo chiederci il perché accade tutto ciò. Perché nonostante gli sforzi di milioni di persone in tutto il mondo l’ambientalismo riesce soltanto a strappare pochi provvedimenti e parziali mentre sullo sfondo nulla cambia in sostanza e si continua impunemente ad inquinare il pianeta peggiorandone la sua condizione climatica?
Cosa manca a questa lotta globale e largamente condivisa da gran parte della popolazione mondiale per essere più incisiva e raccogliere ora, ma anche in prospettiva, concreti risultati?
È possibile continuare a sperare che i governi nazionali e continentali che non sono altro che organi di emanazione legislativa di coloro che in realtà detengono il potere (grandi banche d’affari e multinazionali dell’energia) si scaglino veramente contro i propri finanziatori?
Troppe volte dimentichiamo il principio fondamentale sul quale si basa il nostro sistema economico, ma fortunatamente è ancora una volta Engels che ce lo ricorda: “Il singolo industriale o commerciante è soddisfatto se vende la merce fabbricata o comprata con l'usuale profittarello e non lo preoccupa quello che in seguito accadrà alla merce o al compratore. Lo stesso si dica per gli effetti di tale attività sulla natura. Prendiamo il caso dei piantatori spagnoli a Cuba, che bruciarono completamente i boschi sui pendii e trovarono nella cenere concime sufficiente per una generazione di piante di caffè altamente remunerative. Cosa importava loro che dopo di ciò le piogge tropicali portassero via l'ormai indifeso humus e lasciassero dietro di sé solo nude rocce? Nell'attuale modo di produzione viene preso prevalentemente in considerazione, sia di fronte alla natura che di fronte alla società, solo il primo, più palpabile risultato”. 2
Ci sono decine di esempi che possono aiutarci a rispondere alla domanda, a partire dal prendere atto delle attività di lobby, perfettamente legali in Europa così come negli USA e altrove, che corrompono la “politica” istituzionale, grazie alle quali si continuano a irrorare le piantagioni di pesticidi potenzialmente mortali, fino ad arrivare in casa nostra ai vergognosi tradimenti dei dirigenti del Movimento 5 Stelle una volta arrivati al governo, perpetrati infischiandosene degli attivisti che hanno dato anima e corpo per un decennio contro la speculazione delle grandi opere inutili e su tutto il resto che abbiamo già citato.
In sostanza proprio i governi e le autorità chiamate in causa dalle petizioni, le istituzioni nelle quali spesso viene riposta una qualche fiducia poiché non si riesce a vedere via di uscita, sono esse stesse complici principali di questa situazione in quanto hanno come ruolo principale quello di rafforzare l’origine di tutti i mali sociali, inclusi quelli ambientali, che è il capitalismo e la sua sete di profitto immediato a ogni costo.
Questo è il salto di qualità che vi chiamiamo a compiere: comprendere cioè che la battaglia per l’ambiente (così come tutte le altre che hanno temi sociali), non può rimanere imprigionata in questo modello economico che mette in secondo piano l'ambiente stesso, il clima, l’inquinamento e la salute pubblica, rispetto agli interessi privati dei colossi multinazionali dell’energia, dell’acqua e dei rifiuti poiché, perdurando il capitalismo, si ripeteranno nella sostanza e magari con tendenze alterne in base allo sviluppo delle mobilitazioni e delle lotte che le popolazioni saranno in grado di imbastire, gli accordi di Parigi o poco più, pomposi ma di facciata, poiché inutili e inapplicati, e mai risolutivi.
 

E così il nostro pianeta continuerà a morire
Il nostro appello è forte e sentito quanto chiaro e chiede a tutti voi di non disperdere le forze in un vicolo cieco, ma di legare la vostra apprezzabile lotta a quella più grande per realizzare una società veramente democratica nella quale siano le lavoratrici e i lavoratori, le masse pensionate, femminili e giovanili, a decidere tutto, incluso il modo di gestire le risorse naturali che abbiamo a disposizione; per noi questa società è il socialismo poiché solo esso è in grado di garantire un controllo popolare efficace e di liberare i cosiddetti “beni comuni" dalle grinfie delle multinazionali private, rendendoli effettivamente pubblici e gestiti in maniera oculata nell’interesse del popolo senza la devastante ricerca di profitto.
Uniamoci dunque per la tutela dell’ambiente, il miglioramento del clima mondiale, per il socialismo ed il proletariato al potere!
Uniamoci per combattere il capitalismo, cancro della nostra società, contro le grandi opere inutili e il governo nero fascista e razzista Salvini-Di Maio che ad oggi rappresenta il nostro nemico principale poiché è colui che fa gli interessi del capitale!
Uniamoci per lottare in ogni territorio per la sicurezza idrogeologica e sismica ignorata dai governi, per rivendicare una piena e reale riconversione energetica a partire dalla riduzione drastica delle fonti fossili e del gas, per il disarmo nucleare e il dimezzamento delle spese militari, e per la riduzione ed il riciclo totale dei rifiuti senza l’utilizzo di inceneritori.
Abbiamo iniziato questa nostra lettera aperta con una giovane e con lo stesso argomento vogliamo chiuderla prendendo in prestito le parole del nostro Maestro Mao: “Il mondo è vostro, come è nostro, ma in ultima analisi è vostro. Voi giovani, pieni di vigore e vitalità, siete nel fiore della vita, come il sole alle otto o alle nove del mattino. Le nostre speranze sono riposte in voi... Il mondo vi appartiene”. 3

 

L’Ufficio politico del PMLI

 

Firenze, 15 Marzo 2019
 
NOTE:
1) Dialettica della natura. cit.dal 1873 al 1883 ed alcune integrazioni furono redatte nel 1885 – 1886. Opere Complete Marx – Engels, Editori Riuniti, vol.XXV, p.468
2) Dialettica della natura. cit.dal 1873 al 1883 ed alcune integrazioni furono redatte nel 1885 – 1886 - Dialettica della natura, Edizioni Rinascita 1950, p.218
3) Mao Zedong, Incontro con i cinesi che studiano o frequentano corsi di specializzazione a Mosca, 17 novembre 1957 - Libretto rosso, Citazioni dalle Opere del Presidente Mao Zedong, p.302