Mentre in precedenza aveva esaltato lo sciovinismo fascista nel ricordo delle foibe con queste parole: “Viva l'Istria e la Dalmazia italiane!”
Tajani (FI) elogia vergognosamente Mussolini
Il “Fatto quotidiano”, tramite il fascista Buttafuoco, difende l'ex monarchico
Il presidente dell'europarlamento deve dimettersi

"Fino a quando non ha dichiarato guerra al mondo intero seguendo Hitler, fino a quando non s’è fatto promotore delle leggi razziali e, a parte la vicenda drammatica di Matteotti, Mussolini ha fatto delle cose positive per realizzare infrastrutture nel nostro paese o come nel caso delle bonifiche".
Sono le vergognose parole con cui il 13 marzo, durante un'intervista a "La Zanzara" su Radio 24, il presidente del parlamento europeo, nonché vice presidente di Forza Italia, Antonio Tajani, ha elogiato Mussolini e il regime fascista.
Un giudizio a dir poco provocatorio, tra l'altro espresso a ridosso del 75° anniversario dell'eccidio delle Fosse Ardeatine e della Liberazione, che la dice lunga sulla vera natura dei “fascisti in doppio petto” travestiti da “moderati” come Berlusconi, Tajani e gli stessi ducetti Salvini e Di Maio.
Immediata le reazione della presidente nazionale ANPI, Carla Nespolo, la quale in un comunicato fra l'altro denuncia: “Dopo aver fatto infuriare i governi di Slovenia e Croazia, l'on. Tajani torna a far parlare il suo cuore fascista, del tutto dimentico del suo ruolo europeo. Il fascismo ha fatto cose buone? Lo vada a dire in Etiopia dove intere popolazioni (bambini, donne, uomini), del tutto innocenti, sono state sterminate dall'uso, voluto da Mussolini, dei gas. L'aggressione all'Albania, alla Grecia e alla Jugoslavia? L'onorevole Tajani, lo ignora. Derubricare poi il delitto Matteotti come un semplice incidente di percorso in un cammino tutto sommato pacifico, è quanto di più disgustoso si potesse sentire. Gli argomenti dell' on. Tajani sono triti, superficiali e tipici di chi vuole giustificare un regime, il fascismo, che ha precipitato il nostro Paese nella seconda guerra mondiale, causa di milioni di morti. Soprattutto operai e contadini. Che ha non solo aderito, ma condivido le leggi razziali, che ha infangato l'onore del nostro Paese nel mondo. C'è voluta la Resistenza, assieme all'intervento alleato, per sconfiggere il mostro del nazismo e del suo complice fascista. L'espressione: 'non sono fascista ma'... è tipica dei fascisti in doppio petto. Come l'on. Tajani a cui non si sa, se manca di più la conoscenza della storia o il rispetto per il proprio ruolo di dirigente di un continente, l'Europa, che ha recentemente e definitivamente ribadito le proprie radici antifasciste”.
Indignazione e sconcerto per le parole di Tajani sono piovuti anche dal parlamento europeo riunito per l’ultima sessione plenaria. Praticamente tutto l’emiciclo, pur con toni diversi, ha stigmatizzato l'esaltazione del fascismo di Tajani, con alla testa i Verdi e la sinistra unitaria del Gue che, pur con sfumature diverse, hanno chiesto a gran voce le sue dimissioni.
La sortita di Tajani non è né causale né frutto di un malinteso linguistico, ma un preciso segnale politico lanciato ai leghisti e all’ala destra di Strasburgo i cui voti potrebbero rivelarsi decisivi quando, dopo le europee, l’aula dovrà scegliere il nuovo presidente. Poltrona su cui Tajani vorrebbe fare il bis.
Tra i difensori dell'ex monarchico si è distinto “Il Fatto Quotidiano” che tramite la penna del fascista Pietrangelo Buttafuoco lo paragona a uno dei protagonisti del film “I Tartassati” interpretato da Totò e Fabrizi, e quindi “vittima” di un attacco immeritato. Anche perché, rilancia Buttafuoco: “Il fascismo era consenso e quando si tratta di raccattare voti fa d’uopo indossare l’orbace”. Insomma un'apologia del fascismo degna della fascista dichiarata Alessandra Mussolini che aveva salutato quelle dichiarazioni con l'esclamazione: “Bella frase”.
Peraltro lo scorso 10 febbraio, durante la messinscena istituzionale del 'giorno del ricordo' alla foiba di Basovizza, nei pressi di Trieste, l'ex monarchico e attuale presidente del Parlamento europeo, si era lasciato andare a una manifestazione di autentico sciovinismo fascista, esclamando “Viva l'Istria e la Dalmazia italiane!”. Aveva con ciò voluto dar fiato all'offensiva propagandistica anticomunista e antislava, tesa a minimizzare gli spaventosi crimini compiuti dalle forze di polizia e dalle forze militari italiane ai danni delle popolazioni slave, e contemporaneamente a portare avanti l'impostura delle foibe e dell'esodo forzato degli italiani, fino a giungere, con Salvini, alla dichiarazione menzognera e antistorica, fatta sempre lo stesso giorno a Basovizza, che “i bimbi di Auschwitz e quelli delle foibe sono uguali”, quando è un fatto noto che nessun bambino mai in nessun tempo vide l'ingresso di una sola foiba, mentre purtroppo tante creature innocenti terminarono la loro vita, oltre che ad Auschwitz, nella Risiera di San Sabba a Trieste, a pochi chilometri da Basovizza, per mano dei nazisti e repubblichini.
Per comprendere la gravità delle parole di Tajani bisogna innanzitutto ricordare che l'Istria e la Dalmazia furono a suo tempo assegnate (prima dal Trattato di pace di Parigi, stipulato il 10 febbraio 1947 tra l'Italia e le potenze vincitrici della seconda guerra mondiale, e poi da quello di Osimo, stipulato il 10 novembre 1975 tra Italia e Jugoslavia) definitivamente e irreversibilmente alla Jugoslavia e quindi, dopo la dissoluzione di quest'ultima, questi territori fanno parte dei territori della Slovenia e della Croazia, entrambi Stati membri dell'Unione europea, del cui parlamento Tajani ricopre la carica di presidente.
È quindi pienamente comprensibile l'irritazione die governi sloveno e croato per le parole espresse da Tajani il quale, essendo presidente del Parlamento dell'Unione europea, è venuto meno all'imparzialità che la sua funzione esige, entrando a gamba tesa in una questione che riguarda territori e confini già definitivamente stabiliti di tre Stati che fanno parte dell'Unione.
Tra l'altro il Trattato di Osimo impegnò allora l'Italia e la Jugoslavia alla tutela delle minoranze linguistiche nei rispettivi territori, ossia la minoranza slovena che viveva (e tuttora vive) in territorio italiano e quella di lingua italiana residente, allora come ora, nell'Istria e nella Dalmazia, e successivamente alla dissoluzione della Jugoslavia la Slovenia e la Croazia hanno assunto nei confronti dell'Italia gli impegni a suo tempo sottoscritti dalla Jugoslavia a tutela degli oltre 30.000 cittadini di lingua italiana che attualmente vivono nei territori delle due repubbliche di cui sono cittadini.
Il primo ministro sloveno Marjan Sarec gli aveva risposto denunciando tale “revisionismo storico senza precedenti”, ricordando che la campagna di pulizia etnica messa in campo durante il ventennio fascista “aveva lo scopo di distruggere il popolo sloveno”, e dal canto suo quello croato Andrej Plenkovic aveva dichiarato che le esternazioni di Basovizza contengono “elementi di rivendicazioni territoriali e di revisionismo storico”, inaccettabili per un Paese, la Croazia, che ha dovuto ospitare nell'isola di Arbe il più grande lager di tutta l'Europa meridionale, costruito e gestito dalla seconda armata dell'esercito italiano, nel quale tra il 1942 e il 1943 furono rinchiusi oltre 15.000 sloveni, croati ed ebrei.
 
 

3 aprile 2019