Le Sdf curde guidate dagli imperialisti americani conquistano Baghouz
Trump esulta: “Questi codardi hanno perduto il loro prestigio e potere”. In realtà lo Stato islamico non è sconfitto e combatte ancora

 
Un portavoce delle Forze democratiche siriane (Sdf, nella sigla inglese) annunciava il 23 marzo la conquista della cittadina di Baghouz nel nord-est della Siria, l'ultimo pezzetto di territorio controllato dallo Stato islamico (IS). “Le Forze Democratiche Siriane dichiarano l’eliminazione totale del cosiddetto califfato e la sconfitta territoriale al 100% dell’Isis”, scriveva su Twitter il portavoce. Le Sdf, le forze a guida curda, dedicavano “la vittoria ai popoli curdi, arabi, siriaci e a tutti i popoli della regione e del mondo”. La sconfitta territoriale dell’IS nell'ultimo pezzetto di Siria, iniziata due mesi fa, intestatasi dalle Sdf era stata resa possibile soprattutto grazie alla partecipazione sul campo dei marines americani e dai ripetuti interventi dell'aviazione Usa che hanno lastricato di macerie e di vittime civili Raqqa e la strada dalla capitale siriana dello Stato islamico all'ultima enclave di Baghouz.
Lo ricordava il comandante americano della coalizione imperialista a guida Usa in un comunicato diffuso via Twitter: “La fine del cosiddetto califfato fisico è un risultato militare storico realizzato dalla più grande coalizione della storia”. A dire il vero è il risultato di un confronto militare dall'esito scontato, data la sproporzione delle forze in campo tra quelle dell'IS e quelle dell’operazione Inherent Resolve, la coalizione internazionale costruita nel giugno 2014 per sostenere il governo iracheno nella guerra contro l'IS, che gli imperialisti americani spacciano per “risulato storico”. Che al massimo è una vittoria importante ma che per i paesi imperialisti non elimina affatto il problema IS.
Dalle cifre ufficiose dell'offensiva delle Sdf curde guidate dagli imperialisti americani risulta che nel corso dei due mesi di offensiva, sono morti 600 civili e 60 mila evacuati, sono morti oltre 700 combattenti delle Sdf mentre oltre 5mila soldati dell'IS sono stati presi prigionieri; altri 15/20mila, secondo gli Usa, sarebbero ancora attivi tra Siria e Iraq. La conquista di Baghouz, la fine dell'IS come entità territoriale, a dire il vero più volte annunciata o forse auspicata, non significa che lo Stato islamico sia definitivamente sconfitto, anzi combatte ancora anzitutto con le forze rimaste in Siria e Iraq. Come confermava il 26 marzo l’attacco di un commando dell'IS contro un posto di controllo delle Sdf a Manbij.
Ma tanto bastava al presidentre americano Donald Trump a esternare la sua soddisfazione già alla vigilia della presa di Baghouz, il 20 marzo quando alla Casa Bianca mostrava ai giornalisti una cartina con l'estensione dello Stato islamico al momento della sua elezione e quella di oggi, a dire che l'avevo promesso di schiacciarli e ci sono riuscito. Il 23 marzo rincarava la dose affermando che “anche se in alcune occasioni questi codardi riemergeranno, ormai hanno perso tutto il loro prestigio e potere. Sono dei perdenti e saranno sempre dei perdenti”, a dire il vero ancora molto temuti dalla più grande forza militare del mondo che, assicurava Trump, resterà “vigile contro l’Isis fino a quando non sarà sconfitto in qualsiasi area operi”. Da Siria e Iraq, alle formazioni che hanno aderito all'IS in Africa, Asia centrale e Medio Oriente.
A Trump rispondeva direttamente il portavoce dell'IS Abu Hassan al-Muhajir che il 25 marzo con un file audio su Telegram attaccava gli Usa e chiamava i musulmani del mondo a vendicare l’attentato terroristico del 15 marzo contro le due moschee di Christchurch in Nuova Zelanda. Tra l'altro rievocava la visita lampo fatta da Trump ad una base Usa in Iraq lo scorso 26 dicembre sottolineando “quanto è strano per un vincitore che non può nemmeno annunciare pubblicamente una visita ufficiale in un paese alla quale si pretende di aver portato pace e stabilità. Non poteva che venire come un ladro impaurito e codardo”.
Nello scorso numero del Bolscevico ricordando la morte sul fronte di Baghouz di Lorenzo Orsetti, il giovane antifascista caduto in battaglia a fianco del popolo curdo in lotta per la libertà e l'autonomia, ricordavamo che la contraddizione principale in Medio Oriente non è con l'IS ma coi paesi imperialisti, mondiali e regionali, i diretti responsabili della devastazione e dei massacri che insanguinano da decenni quella regione. E che hanno formato una santa alleanza imperialista contro l'IS, il "nemico comune", lo Stato islamico, che è un pretesto per la spartizione delle spoglie della Siria e per impedire che i popoli della regione - curdi, arabi, cristiani, palestinesi ecc. - si uniscano per liberarsi dagli artigli imperialisti e da ogni ingerenza straniera e conquistare la libertà e l'indipendenza.
Nell'alleanza hanno speso le loro forze anche i curdi siriani che si sono appoggiati all'imperialismo americano e sono rimasti nel ruolo di vaso di coccio. Dai tetti di Baghouz il comandante delle Sdf Mazloum Kobane non ha potuto che rivolgersi a Damasco perché scelga “la via del dialogo” sull’assetto della regione curda di Rojava, l'autonomia dentro lo Stato siriano. Senza al momento la regione curda di Afrin occupata dalla Turchia che minaccia di occupare il resto della Rojava.
 

3 aprile 2019