Jonio cosentino
Schiavismo nella piana di Sibari: 10 euro per 10 ore di lavoro
Braccianti stipati nei portabagagli. Denunciati 11 caporali tra cui i titolari di aziende lucane

Il 25 marzo scorso uomini della Guardia di Finanza durante un posto di blocco effettuato tra i comuni di Montegiordano e Roseto Capo Spulico (Cosenza), hanno portato alla luce una nuova brutta pagina di schiavismo dei migranti nelle campagne del nostro Mezzogiorno.
All'interno di alcuni furgoni sono stati trovati ben 56 migranti, stipati nel vano portabagagli in condizioni bestiali, mentre venivano deportati nelle campagne della sibaritide dai caporali per poi essere schiavizzati come braccianti.
Le paghe da fame imposte dagli sfruttatori, si è scoperto, erano di (massimo) 10 euro al giorno, per una giornata lavorativa anche di 10 ore consecutive indipendentemente dalle condizioni meteo.
Tra i denunciati alla procura di Castrovillari 11 caporali, compresi i titolari di tre aziende della Basilicata (appena a nord della Calabria), in combutta tra di loro, mentre i 56 braccianti sono stati identificati con molte difficoltà in quanto sprovvisti di documenti per essere ricattati meglio dagli sfruttatori in palese violazione dei contratti di lavoro del comparto agricoltura.
Gli inquirenti hanno scoperto che alcuni degli schiavizzati hanno addirittura dovuto pagare per avere il posto di lavoro all'interno di alcune cooperative, strutturate in modo da offrire alle aziende paghe più basse, lavoratori sotto ricatto e servizio di spostamento dei braccianti, spesso intestando a prestanome anche i furgoni adibiti al trasporto.
Insomma il caporalato e lo schiavismo dei migranti continuano impunemente nella regione più povera d'Italia, nonostante la morte nel 2016 a Rossano del 49enne Aurel Galbau, caduto da un albero durante la raccolta delle olive.
Il tutto sotto gli occhi dei politicanti borghesi di destra e di ''sinistra'' a cominciare dal filomafioso governatore regionale calabrese del PD Mario ''palla-palla' Oliverio, il quale nonostante le inchieste della DDA di Catanzaro che lo accusano di corruzione e favoreggiamento nei confronti della 'ndrina di Franco Muto di Cetraro, ormai appeso ad una maggioranza consiliare risicatissima, si rilancia per le prossime regionali di novembre (invece di andare a nascondersi), mentre a destra è “guerra” tra Forza Italia e la Lega del ducetto Salvini per la scelta del candidato presidente.
Occorre stroncare la piaga del caporalato lottando per il lavoro stabile, a tempo pieno, a salario intero e sindacalmente tutelato per tutti i lavoratori e i disoccupati italiani e per i migranti, ai quali urge garantire libero accesso e pari diritti.

10 aprile 2019