50 mila in piazza a Padova con Libera contro le mafie

 
Migliaia di giovani e giovanissimi nei cortei e nelle iniziative di molte città italiane insieme a tante associazioni politiche e culturali e ai sindacati
In 50 mila sono arrivati il 21 marzo a Padova, per la 24esima giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, promossa da Libera e Avviso Pubblico, con il patrocinio di Regione, Comune e ministero dell’Istruzione, per dire no al crimine organizzato che nega loro un futuro; migliaia di giovani e giovanissimi sono arrivati con 21 pullman, altri in treno, per partecipare al grande corteo che, con cartelli, bandiere e magliette colorate ha attraversato la città, si è snodato da piazzale Boschetti fino a Prato della Valle, dove, prima dei comizi finali, in silenzio sono stati letti i 1.011 nomi degli uomini, delle donne e dei bambini ammazzati dalla criminalità organizzata. Tra gli ultimi in ordine cronologico, sono stati ricordati anche i migranti uccisi dal caporalato.
Alla testa del corteo accanto al fondatore e presidente di Libera Don Ciotti, hanno marciato i familiari delle vittime di mafia, ognuno con un cartello con le foto del proprio familiare, che da decenni chiedono giustizia. Tante le associazioni politiche e culturali e le sigle sindacali. La Rete degli Studenti Medi e l’Unione degli universitari (UdU) hanno aderito alle piazze e soprattutto a quella di Padova, coinvolgendo studenti da tutto il Triveneto, organizzando assemblee nelle scuole e nelle università e lanciando una piattaforma (www.studenticontrolemafie.it) per sensibilizzare ed informare gli studenti medi e universitari: “Non possiamo lasciare che i giovani credano che il problema dell'Italia siano i migranti, quando in realtà lo sono i mafiosi. Per questo abbiamo lavorato per raggiungere tutti gli studenti e per portarli in piazza", afferma Enrico Gulluni, coordinatore nazionale dell'UdU.
Dal 1996, ogni anno, viene scelta una città diversa, per ricordare l'impegno di tutti, comprese le istituzioni, contro la mafia. Quest'anno la scelta è caduta su Padova come piazza principale perché, è oramai noto a tutti che è proprio nel cuore del Nord-Est dove la mafia si è insediata e ha messo le radici infiltrandosi nel tessuto sociale e produttivo, attraverso il controllo mafioso delle attività e della politica, intrecciando affari con l'avida borghesia locale. La mafia è compenetrata nei settori produttivi e minaccia anche l’ambiente, come testimoniano i recenti casi legati alle ecomafie che hanno procurato al Veneto l’appellativo di “nuova terra dei fuochi”, con un esteso inquinamento della terra e delle acque, diventando peraltro maglia nera per il consumo di suolo. Questo è la terra del “benessere” da cui proviene Salvini.
Migliaia di giovani e giovanissimi hanno riempito di cortei colorati le strade di decine di città e province italiane e Padova era collegata virtualmente con queste, con alcune città europee e anche dell’America Latina. Da Novara a Catanzaro, da L'Aquila a Forte di Bard (Valle d'Aosta), da Cagliari a Venezia, da Roma a Brindisi (dove erano 5.000), con tutte le città siciliane (in 10.000 a Palermo). Molte le iniziative locali: in Umbria sono state intitolate alle vittime innocenti di mafie 21 vie o piazze in onore al 21 Marzo (al momento 4 a Perugia, 2 a Spoleto, 2 a Bastia Umbra, 1 a Foligno). Poi Ginevra, Marsiglia, Malta, Bruxelles, Copenaghen, Zarzis (Tunisia), Buenos Aires (Argentina) , Abidjan (Costa D'Avorio) e altre.
Nell'intervento conclusivo della manifestazione don Ciotti, in modo appassionato ha attaccato contro la mafia ma anche il razzismo, le politiche che criminalizzano i migranti e le politiche di questo governo: “I migranti sono vittime che vengono rappresentati come colpevoli. Io sto con la nave Mediterranea. Sto lì con chi salva vite. Il nemico non sono i migranti ma le mafie, la mancanza di lavoro, la povertà”. “È da 163 anni – ha aggiunto - che parliamo di mafie. Non è possibile in un paese civile che l'80% dei familiari delle vittime non conosce la verità o la conosce solo in parte”. Se pensiamo a come è stata gestita la trattativa Stato-Mafia dall'allora presidente della Repubblica Napolitano non c'è da stupirsi.
Ha infine affermato che è il momento di “alzare la voce” perché “le mafie sono presenti in tutto il territorio nazionale, come dice il rapporto che è stato fatto dal parlamento. Si sono rese più flessibili e reticolate, sono loro che fanno rete e crescono nelle alleanze. Soprattutto - ha aggiunto - sono diventate imprenditori e imprenditrici. Non possiamo dimenticare questa area grigia di commistione tra legale e illegale". Ma si trattava di aggiungere anche che sono il prodotto del capitalismo e finché non verrà abolito vivono e vegetano con esso.

10 aprile 2019