70 anni dell'Alleanza atlantica imperialista
La Nato va sciolta
Fuori l'Italia dalla Nato, Fuori la Nato dall'Italia
Sciogliere anche le alleanze militari del socialimperialismo cinese e dell'imperialismo russo

 
“Settant'anni fa, il trattato di fondazione della NATO fu firmato a Washington. Oggi, la nostra Alleanza è la più potente che sia mai esistita”, con questi toni bellicosi inizia la dichiarazione per il 70° anniversario dell'alleanza militare imperialista rilasciata al termine della riunione dei ministri degli Esteri dei 29 paesi membri che si è svolta a Washington il 3 e 4 aprile. La dichiarazione continua ricordando l'articolo 5 del Trattato istitutivo che afferma che “un attacco contro un alleato è considerato un attacco a tutti noi” e l'impegno assunto nel 2014 a “condividere in modo più equilibrato i costi e le responsabilità della nostra sicurezza, che è indivisibile”. Che richiamano l'unica volta in cui è scattato l'impegno dell'articolo 5, invocato dall'imperialismo americano dopo gli attentati terroristici dell'11 settembre 2001 per dare il via alla “guerra al terrorismo” e aggredire l'Afghanistan scelto nell'occasione quale paese “covo di terroristi”, e la martellante campagna di Trump affinché i partner aumentino le spese militari al bilancio dell'Alleanza atlantica e alleggeriscano parimenti il bilancio Usa.
Questi argomenti erano stati al centro dell'incontro bilaterale NATO-USA del 2 aprile alla Casa Bianca tra il presidente americano e il Segretario Generale della NATO, il socialdemocratico norvegese Jens Stoltenberg che aveva elogiato Trump perché sotto la sua spinta “dopo anni di declino” gli alleati dal 2016 hanno già investito 40 miliardi di dollari in più e arriveranno a 100 miliardi di dollari in più nel 2020 per essere la più potente alleanza mai esistita. Ma soprattutto aveva evidenziato il ruolo guida dell'imperialismo americano e di Trump in particolare nella “nostra lotta contro il terrorismo”, ricordando che “tutti gli alleati della NATO partecipano alla Global Coalition guidata dagli Stati Uniti per sconfiggere l'ISIL (lo Stato islamico, ndr)” e rimarcava che “abbiamo fatto, sotto la tua guida, notevoli progressi”, anche se “il lavoro non è finito”.
Reso omaggio al suo datore di lavoro, il segretario teneva il 3 aprile il discorso al Congresso degli Stati Uniti e apriva i lavori della riunione dei ministri degli Esteri che celebrava la ricorrenza dell'anniversario della fondazione della NATO. Dal palco di Washington Stoltenberg, gonfiando i muscoli, sottolineava l'anima imperialista della NATO: “insieme, rappresentiamo quasi un miliardo di persone. Siamo la metà della potenza economica del mondo. E metà della potenza militare mondiale. Quando siamo insieme, siamo più forti di qualsiasi potenziale sfidante, economicamente, politicamente e militarmente”. Il richiamo all'unità è dovuto anche alle divisioni interne che nascono dalle esigenze diverse dei partner imperialisti, tra Usa e la coppia europea Germania e Francia ad esempio, ma il pensiero corre immediatamente ai principali avversari, al socialimperialismo cinese e all'imperialismo russo, le potenze che economicamente e politicamente, non ancora militarmente, stanno sfidando l'imperialismo Usa, il padrone della NATO. “La NATO è l'alleanza di maggior successo nella storia perché siamo sempre stati in grado di cambiare mentre il mondo cambia”, sosteneva il segretario generale facendo venire alla memoria che il nemico nel corso dei settanta anni era stato cambiato dall'Unione Sovietica di Stalin al socialimperialismo, da Krusciov a Gorbaciov, al terrorismo e infine di nuovo all'imperialismo russo guidato da Putin, comunque un nemico necessario per legittimare una organizzazione militare formalmente nata per la difesa e per “vivere in pace con tutti i popoli e con tutti i governi”, per “una difesa collettiva e per la salvaguardia della pace e della sicurezza”, recita il preambolo del Trattato Nord Atlantico, ma in realtà unicamente destinata al dominio e all'aggressione imperialisti. Come confermavano tra le altre azioni quali i bombardamenti nella penisola balcanica nel 1995 e nel 1999, sotto la regia di Clinton e in Italia la partecipazione dei governi Dini e D'Alema, che vennero infine codificate con Obama e l'adozione del “nuovo concetto strategico”, varato dal vertice di Lisbona del 20 novembre 2010 quando l'alleanza militare da “alleanza di difesa collettiva” diventava formalmente una “organizzazione di sicurezza” che quindi non aveva più limiti territoriali di intervento, seppur dichiarati solo sulla carta.
L'evoluzione della NATO è stata dettata dalle esigenze dell'imperialismo americano di fronteggiare i paesi imperialisti rivali e di approfittare delle loro debolezze per allargare la propria area di controllo come con l'annessione dei paesi dell'Est Europa svincolati dal crollo dell'Unione sovietica socialimperialista e oggi utilizzati come basi per premere ai confini della Russia. Il progetto di allargamento nell'Est Europa cui aveva dato una forte spinta l'amministrazione Obama, tanto per ribadire che quello che conta sono gli interessi imperialisti americani indipendentemente da chi siede nello Studio Ovale, si è fermato al momento alle porte della Georgia e dell'Ucraina per la reazione della Russia di Putin.
Riguardo alle “sfide del ventunesimo secolo” si esprimeva il vicepresidente americano Mike Pence che anzitutto elencava e esaltava i successi della svolta impressa dall'amministrazione Trump per far tornare primo l'imperialismo americano, fino a dire che “la verità è che l'America è ancora una volta leader mondiale”, compresi quelli che rilanciano una NATO rinvigorita militarmente; bacchettava gli alleati che non seguono le direttive della Casa Bianca, dalla Germania della Merkel perché non aumenta il contributo militare al 2% e per i suoi affari con la Russia alla Turchia di Erdogan per essersi alleata con Mosca da cui ha acquistato il sistema missilistico S400. E infine indicava che “forse la sfida più grande che la NATO dovrà affrontare nei prossimi decenni” è l'ascesa della Cina che conquista spazi nel mondo aprendosi la strada con gli investimenti della Nuova via della seta. Così era chiaro chi comandava in casa NATO e quali erano i compiti assegnati ai partner.
La NATO non è affatto come l'ha dipinta il presidente Sergio Mattarella secondo il quale “ha costituito e costituisce un insuperato baluardo di pace in tutta l'area europea e dell'Atlantico del Nord”. Ne ha fatta di strada dal 4 aprile 1949, dalla sua nascita in funzione anticomunista, allorché i rappresentanti di 12 paesi (Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Islanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Portogallo, Regno Unito e Stati Uniti) firmarono a Washington l'alleanza politico-militare apertamente imperialista e guerrafondaia chiamata Trattato del Nord Atlantico. In seguito aderiranno Grecia e Turchia (1952), Germania (1955), Spagna (1982) e in rapida successione una parte dei paesi dell'Est europeo Repubblica ceca, Ungheria e Polonia (1999), Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia, Slovenia (2004), Albania e Croazia (2009) fino all'ultimo ingresso del Montenegro (2017). Una strada insanguinata da guerre e aggressioni imperialiste contro paesi sovrani e popoli quantunque ammantate da guerre di difesa, umanitarie, contro il terrorismo e via dicendo che, come ricordammo nel sessantesimo anniversario, non danno una ragione una che giustifichi la sua esistenza. La Nato va sciolta. Nell'immediato occorre battersi affinché l'Italia esca da questa alleanza imperialista, iniziando dallo smantellamento delle sue basi, logistiche e militari, presenti nel nostro Paese, che già più di una volta sono servite da trampolino per aggressioni militari a popoli e Stati sovrani. La parola d'ordine “Via l'Italia dalla Nato. Via la Nato dall'Italia” è più attuale che mai. Parimenti devono essere sciolte le alleanze militari del socialimperialismo cinese e dell'imperialismo russo, nate anche esse per ragioni “di difesa”, dall’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (Sco) fondata nella città cinese nel 1996 alla “Nato russa” il Csto, il Trattato per la Sicurezza Collettiva, firmato il 15 maggio 1992 da Armenia, Bielorussia, Kazakhstan, Kirgizistan, Russia e Tagikistan.
 
 
 

10 aprile 2019