Avrebbe offerto soldi al giudice per mantenere quote della banca
Indagato Berlusconi per aver comprato le sentenze Mediolanum

 
Silvio Berlusconi è stato iscritto nel registro degli indagati da parte della Procura della Repubblica di Roma con la gravissima ipotesi di reato di corruzione in atti giudiziari in relazione alla sentenza del Consiglio di Stato che il 3 marzo 2016 annullò l'obbligo per lui - stabilito dalla Banca d'Italia a seguito della perdita del requisito di onorabilità dopo la condanna definitiva per frode fiscale e confermato in primo grado dal Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio - di cedere la quota eccedente il 9,99% detenuto in Banca Mediolanum.
Secondo l'ipotesi accusatoria dei pubblici ministeri romani Paolo Ielo, Stefano Rocco Fava e Fabrizio Tucci, titolari dell'indagine, alcuni dei cinque magistrati che componevano il collegio della sesta sezione del Consiglio di Stato che emise la sentenza n. 882 del 2016 (il presidente Francesco Caringella, il consigliere estensore Roberto Giovagnoli e i tre consiglieri Bernhard Lageder, Marco Buricelli e Francesco Mele) sarebbero stati corrotti per annullare la decisione del Tar del Lazio che aveva precedentemente rigettato il ricorso contro la Banca d'Italia, la quale aveva imposto a Berlusconi di cedere le quote della banca Mediolanum, che valevano circa un miliardo di euro.
L’indagine della Procura di Roma è partita da una perquisizione, peraltro disposta nell’ambito di una precedente inchiesta, svoltasi il 4 luglio 2016 a casa di Renato Mazzocchi, ex funzionario della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dove fu rinvenuta una busta con dentro 230mila euro in contanti e alcuni appunti, uno dei quali, ritengono i pm, era riferito proprio al processo del Consiglio di Stato.
In seguito l’avvocato Piero Amara, finito in un’inchiesta relativa ad altre sentenze pilotate della giustizia amministrativa, ha dichiarato ai pm di avere saputo da altre persone che sulla sentenza del Consiglio di Stato vinta da Berlusconi ci sarebbero stati episodi di corruzione.
È quindi chiaro alla Procura di Roma che, se ci sono stati episodi di corruzione in relazione a tale sentenza, il primo interessato a pagare i magistrati amministrativi era proprio lo stesso Berlusconi, ed è questo il motivo per cui quest'ultimo è stato, per l'ennesima volta nella sua vita e talvolta anche per corruzione in atti giudiziari, iscritto nel registro degli indagati.

17 aprile 2019