Promosso dalla rete nazionale dei centri antiviolenza D.I.RE
Presidio davanti alle Camere per il ritiro del ddl Pillon
Presenti anche Non una di meno, Cgil, Udi, Casa internazionale delle donna e altre associazioni antiviolenza
Contestato Pillon da studenti e NUDM all'università di Pavia

Il nero ddl Pillon su “separazioni e affido condiviso” prosegue come un treno la corsa verso la sua ratifica a legge definitiva. Martedì 9 aprile la maggioranza parlamentare riunitasi a Montecitorio ha deciso il passaggio di tale ddl dalla sede redigente alla sede referente e così ha aperto ufficialmente in Commissione Giustizia l'iter che porterà il ddl 735 (così il suo nome originale del disegno di legge leghista) al voto del parlamento nero.
Prontamente la rete nazionale dei centri antiviolenza D.I.RE (Donne in rete contro la violenza) ha organizzato un presidio per chiedere il ritiro del disegno di legge, insieme a Non una di meno, Cgil, Casa Internazionale delle Donne, Arci, Rebel Network, Udi-Unione Donne in Italia, Cismai-coordinamento italiano servizi maltrattamento infanzia.
A centinaia le donne hanno presidiato il piazzale di Montecitorio srotolando 2 striscioni di 50 metri dove vi erano impresse le 150 mila firme della petizione promossa a novembre da D.I.RE sulla piattaforma on-line change.org e che oggi, al momento che scriviamo, ha superato oltre 200 mila firme.
Tanti gli slogan contro il governo e contro Pillon. “Attenzione donne, è arrivato il mediatore familiare, che ci fa tornare al Medioevo”, gridavano a mo' di “donne è arrivato l'arrotino” le manifestanti al megafono.
Mentre si svolgeva il nutrito sit-in davanti a Montecitorio in contemporanea Non una di meno dava vita a un Flash-mob davanti al Senato.
“Non ci basta il ritiro delle firme da parte dei deputati 5 Stelle, noi vogliamo il ritiro immediato del disegno di legge!” si legge su un post sulla pagina di Facebook di NUDM che commenta una foto della protesta e risponde al Movimento 5 Stelle che fin dall'inizio non ha preso le distanze dal disegno di legge, si è limitato a non firmarlo e tramite il vicepresidente pentastellato della commissione Giustizia, Mattia Crucioli ha sottolineato che “chiederemo che il ddl Pillon non sia il testo base” ma che comunque “ci sarà un nuovo testo unificato”, in sostanza il M5S è d'accordo con la concezione antifemminile e antidivorzio che anima il disegno di legge, e c'è da aspettarsi che ciò che uscirà dalla porta rientrerà dalla finestra...
Il ddl Pillon è stato criticato anche dalle relatrici speciali dell'ONU sulla violenza e la discriminazione contro le donne, Dubravka Šimonović e Ivana Radačić, che il 22 ottobre 2018 hanno scritto una lettera preoccupata al governo italiano, esse temono che le modifiche che il ddl apporterà sul tema di affido e separazioni inevitabilmente porteranno a “una grave regressione che alimenterà la disuguaglianza di genere” e che di fatto la legge non tutelerà le donne e i bambini che subiscono violenza in famiglia.
L'odio verso il nero ddl sta montando: venerdì 12 aprile gli studenti insieme alle militanti di NUDM di Pavia e Piacenza hanno duramente contestato il senatore leghista Pillon all'università di Pavia, invitato dal rettore per una tavola rotonda. Gli studenti infuriati per la provocazione hanno raccolto 800 firme, tra professori, ricercatori, studenti ed ex studenti di Pavia. “L'ateneo non può prestarsi a fare uno spot elettorale per Pillon”, sostengono gli studenti, e continuano: “perché il senatore non rispecchia i valori della nostra università” e il suo disegno di legge “non va modificato, va ritirato”.
Bisogna non dare tregua al ddl Pillon, così come fanno i movimenti e le reti D.I.RE e NUDM, come ha iniziato a fare la CGIL che nelle ultime manifestazioni è scesa in piazza e si è schierata apertamente a fianco dei movimenti delle donne per difendere i diritti acquisiti, così come fanno gli studenti universitari ogni volta che il senatore leghista omofobo si presenta all'interno delle loro università. Il ddl Pillon va ritirato! Come va abbattuto il governo nero, fascista e razzista Salvini-Di Maio che ha intenzione, come e più dei governi precedenti, col motto “Dio, patria e famiglia” di fare tabula rasa dei diritti conquistati con dure lotte dalle donne e dalle masse popolari come aborto e divorzio.

17 aprile 2019