Gravissima iniziativa politica-elettorale senza precedenti della storia elettorale d'Italia per proteggere l'UE imperialista
Confindustria e sindacati confederali uniti “esortano” gli elettori a non astenersi
Landini: “Un appello per cambiare, rafforzandola. L'Europa”
Ma com'è possibile che padroni e lavoratori abbiano la stessa visione sull'Ue?

Un appello per andare a votare. I sindacati confederali si sono spinti fino al punto di chiedere alle lavoratrici e ai lavoratori italiani di sostenere l'Unione Europea imperialista. Assieme alla maggiore associazione padronale, la Confindustria, hanno lanciato una iniziativa comune denominata appunto “Appello per l'Europa”. Una gravissima iniziativa politico-elettorale senza precedenti della storia elettorale d'Italia per proteggere l'UE imperialista.
Padroni e sindacati collaborazionisti, temendo una valanga di astensionisti anche tra i lavoratori e i pensionati, si sono affrettati ad evitarlo, scrivendo fra le prime righe dell'Appello: “Esortiamo i cittadini di tutta Europa ad andare a votare alle elezioni europee dal 23 al 26 maggio 2019 per sostenere la propria idea di futuro e difendere la democrazia, i valori europei, la crescita economica sostenibile e la giustizia sociale”; giacché a loro dire “L'UE è stata decisiva nel rendere lo stile di vita europeo quello che è oggi. Ha favorito un progresso economico e sociale senza precedenti con un processo di integrazione che favorisce la coesione tra Paesi e la crescita sostenibile. Continua a garantire, nonostante i tanti problemi di ordine sociale, benefici tangibili e significativi, nella comparazione internazionale, per i cittadini, i lavoratori e le imprese in tutta Europa”.
La Cgil ha spedito a tutte le strutture anche una lettera di accompagnamento dove si legge: ”ieri è stato definito con Confindustria un appello al voto per le elezioni europee con la definizione di alcune priorità per l’Europa”. E continua: “Colgo l’occasione per rammentare a tutte e tutti noi, l’importanza della scadenza elettorale, a partire dalla sollecitazione alla partecipazione al voto in un crocevia essenziale per la democrazia e la prospettiva europea”.
Chi parla in prima persona è l'ex segretaria generale Susanna Camusso che, pur non facendo più parte della segreteria è rimasta a capo dell'Area politiche europee e internazionali ” della Cgil. Assieme a Landini è stata una delle figure che più si è spesa per realizzare questo documento comune assieme a Cisl, Uil e Confindustria.
A dispetto dei propositi di lotta sempre disattesi quando era segretaria, in questo caso è stata di parola. All'ultimo congresso della Cgil tenutosi pochi mesi fa aveva annunciato: “La CGIL è chiamata ad essere parte attiva nella campagna elettorale europea, con CISL e UIL, ne discuteremo con Confindustria”. Detto fatto, e così ha preso corpo questa iniziativa gravissima e senza precedenti nella storia elettorale italiana.
Il documento a firma Cgil, Cisl, Uil e Confindustria si divide sostanzialmente in tre parti. Nella prima si fanno gli sperticati elogi alla UE che avrebbe “garantito una pace duratura in tutto il nostro continente e ha unito i cittadini europei attorno ai valori fondamentali dei diritti umani, della democrazia, della libertà, della solidarietà e dell'uguaglianza”.
Che concentrato di falsità! L'UE non è nata per garantire la pace, ma per lottare contro le altre superpotenze per il dominio del mondo. Molti suoi stati membri fanno parte della Nato, l'organizzazione militare nata in funzione anticomunista e strumento armato dei Paesi occidentali imperialisti, e in prima persona è intervenuta militarmente in diversi conflitti, anche nella stessa Europa, come i bombardamenti nell'ex Yugoslavia (capo del governo in Italia D'Alema di cui faceva parte il partito di Marco Rizzo).
Ci si schiera apertamente con chi ha costretto i paesi membri a perseguire politiche ferocemente liberiste e antipopolari. Flessibilità e precarietà del lavoro, tagli alla spesa sociale e privatizzazione dei servizi pubblici, salari bloccati, innalzamento dell'età pensionabile con assegni da fame, questa è la politica della UE, tanto da essere diventata un inferno per la classe operaia, i lavoratori e le masse popolari. Dove povertà e disoccupazione vanno a braccetto con le differenze territoriali, con il razzismo e la xenofobia.
Subito dopo si lancia l'appello al voto “per difendere la democrazia, i valori europei, la crescita economica sostenibile e la giustizia sociale”. Così facendo i sindacati si prestano ben volentieri a correre in aiuto della UE che si trova in evidente difficoltà. Non a caso nella seconda parte si ammettono in qualche misura le conseguenze della crisi economica capitalistica e delle “politiche di rigore” sui cittadini europei.
Ma per Cgil-Cisl -Uil e Confindustria sembra che queste politiche siano piovute dal cielo e fossero inevitabili, senza dire che hanno colpito solo i lavoratori e le masse popolari mentre i ricchi si sono arricchiti. È stata la politica economica dell'Unione Europea che ha lasciato sole le masse popolari di fronte alla crisi mentre sono stai elargiti aiuti finanziari esorbitanti alle grandi aziende e alle banche private in difficoltà.
Chiediamolo in particolare al popolo greco se l'UE ha portato benessere e uguaglianza! Non a caso nel referendum sulle misure di lacrime e sangue imposte da Bruxelles gli ellenici votarono NO (anche se poi Tsipras esaltato dai partiti falsi comunisti italiani ed europei tradì quel risultato). Così come hanno sempre votato NO alla UE e ai suoi trattati, quando ne hanno avuto l'occasione, in Danimarca, Norvegia, Francia, Irlanda, Olanda e nel Regno Unito con la Brexit.
Ma è nell'ultima parte dell'”appello”, quella delle “priorità”, che vengono a galla i reali intenti di questo vero e proprio manifesto pro UE. Dietro la cortina fumogena della “solidarietà”, della “sostenibilità ambientale”, dell'“armonizzazione delle leggi”, le proposta di fondo é creare una “grande opportunità di scambio e di sviluppo, e rispondere alla concorrenza degli altri grandi player mondiali nei confronti dei quali l’Europa è decisamente in ritardo”.
Ovvero quello che dicevamo all'inizio: fare concorrenza alle altre potenze imperialiste, anzitutto con il completamento del mercato unico dei capitali e migliorando la competitività e la produttività, cioè aumentando lo sfruttamento dei lavoratori. Al massimo si chiede all'UE di intervenire per sostenere le situazioni di crisi ma “senza pesare sulle aziende”.
Si tenta di giustificare questa levata di scudi in favore della UE con la necessità di fermare l'avanzata di “populismo-nazionalismo-fascismo”. Ma questa avanzata è stata resa possibile proprio dalle politiche della UE che hanno affamato i lavoratori e i popoli d'Europa.
Un malcontento raccolto dai cosiddetti “sovranisti” che, va detto, non chiedono lo scioglimento della UE, ma solo regole diverse. Non a caso si appellano all'Europa per una politica comune anti-migranti e vogliono una maggiore subordinazione dei lavoratori alle borghesie nazionali, magari sull'esempio della “legge schiavitù” (obbligo di straordinari indiscriminati) voluta dal premier fascista ungherese Orban, grande amicone di Salvini.
Questo schierarsi di Cgil-Cisl-Uil assieme a Confindustria in favore della UE, nello specifico con la corrente “europeista” guidata dall'accoppiata franco-tedesca Macron-Merkel, è una pugnalata alle spalle delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati. Ma difficilmente otterrà il risultato sperato, molto più probabile invece che molti iscritti si allontaneranno da sindacati che sostengono chi contribuisce ad affamarli.
Ma com'è possibile che i lavoratori e i padroni abbiano la stessa visione della UE? Se si difendono gli interessi della classe che si dice di rappresentare questo non è possibile. Se invece gli interessi della classe operaia, dei lavoratori e delle masse popolari vengono subordinati a quelli della borghesia allora ci si trova a braccetto con i padroni.
Un risultato ottenuto propugnando il sindacato unico corporativo che si allea con il capitalismo del proprio Paese, con il Patto per la Fabbrica e “nuove” relazioni industriali, per sostenerlo nella competizione interna alla UE e di seguito aiutando l'imperialismo Europeo nella competizione mondiale.
Una linea politica oramai fatta propria anche dalla Cgil, che smentisce chi aveva visto in Landini una possibile svolta verso un sindacato conflittuale che rimettesse al centro della propria iniziativa gli interessi dei lavoratori. Semmai, purtroppo, sta succedendo esattamente il contrario. Landini, invece, lavora coscientemente per integrare le masse lavoratrici e pensionate nell'alleanza imperialista europea. Non sfuggano queste sue parole: “Un appello per cambiare, rafforzandola. L'Europa”

17 aprile 2019