Un nuovo-vecchio inganno politico-elettorale per attirare l’elettorato di sinistra nell’UE imperialista
La Sinistra, ammucchiata di falsi comunisti e di liberali

Arrivano le elezioni europee ed ecco che la cosiddetta “sinistra alternativa” non perde l’occasione per riunirsi, nell’obiettivo comune di far rimanere le masse popolari nell’alveo dell'Ue imperialista e, perché no, spartirsi qualche scranno con gli altri partiti trotzkisti e revisionisti del continente.
La copertura da “sinistra” dell’UE imperialista è basata sugli stessi temi che hanno sempre animato queste accozzaglie di partiti, che dichiarano di voler “recuperare un patrimonio di contenuti comuni, di battaglie sociali e politiche, per un approccio al mondo presente ed al futuro”, progressista, che secondo loro le altre forze parlamentari in campo non avrebbero.
La settimana scorsa, la lista La sinistra che parteciperà alle europee di maggio è stata presentata all’Hotel Nazionale, in piazza Montecitorio, e domenica 14 aprile è stata lanciata ufficialmente.
In entrambe le occasioni i suoi leader hanno affermato che essa “potrà portare nuova linfa al gruppo Sinistra Europea – European Left”, nato proprio a Roma nel 2004.
Infatti, questo contenitore elettorale continentale nasce l’8 maggio di quindici anni fa, investendo come primo presidente in carica poi fino al 2007, l’arcirevisionista trotzkista e salottiero Fausto Bertinotti; oggi ne fanno parte una moltitudine di partiti revisionisti e liberali di “sinistra” di tutti i paesi europei ed il gruppo politico della Sinistra Unitaria Europea – Sinistra Verde Nordica (GUE-NGL) che raggruppa anche i partiti “comunisti” e della sinistra “alternativa” che non fanno parte direttamente della SE.
Alla presentazione del cartello italiano La Sinistra che accennavamo in precedenza, uno dei promotori, Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista, ha affermato di non accontentarsi di “dare qualcosa ai poveri”, ma di voler affrontare alla radice il tema delle disuguaglianze sociali, denunciando le politiche neoliberiste che hanno aumentato la povertà.
L’apice della contrapposizione all’Europa imperialista si è udito quando Acerbo e tutti gli altri intervenuti, hanno lanciato la proposta di tassa patrimoniale; una misura di per sé condivisibile intendiamoci, ma insufficiente. In sostanza, uno specchietto per le allodole. Poi, non una parola di condanna al capitalismo in quanto tale (si condannano solo le politiche neoliberiste), né tantomeno di riferimento al socialismo, che rappresenta invece l’unico modo per “affrontare alla radice le disuguaglianze sociali” proprio come lo stesso Acerbo ha affermato.

Quale ricetta dunque per uscire da questo pantano?
Il leader di Sinistra Italiana (SI), Nicola Fratoianni, già esponente del PRC, definito grande amico di Tsipras, parla addirittura di “progetto diverso e non assimilabile agli altri in passato”. Senz’altro, dopo i numerosi fallimenti politici, ultimo dei quali Liberi ed Uguali al quale SI ha aderito, una certa esperienza se l’è fatta, ed in cuor suo sa bene che la verità è esattamente l’opposto di ciò che egli afferma: Sinistra Europea rappresenta la solita ricetta ultrariformista, che ha l’obiettivo di richiamare coloro che ancora si definiscono di sinistra o “comunisti”, nell’elettoralismo borghese, legittimando addirittura l’Unione Europea imperialista, sovrastruttura del capitalismo europeo, prima responsabile di ogni nefandezza sociale in ogni Paese del nostro continente ed in tutti gli altri dove ha allungato i propri tentacoli.
Naturalmente nel programma elettorale le critiche alle politiche adottate dall’UE sono pungenti e non risparmiano quasi nulla; vanno dal condannare l’austerità imposta ai governi nazionali, al sottolineare gli accordi commerciali ingiusti e penalizzanti, fino ai diritti sul lavoro.
Com’è possibile però sostenere, come fanno a regola d’arte gli imbroglioni segretari di PRC e SI che questa Europa può essere riformata a tal punto da rappresentare in futuro l’organo che redistribuirà equamente la ricchezza prodotta, che modificherà radicalmente il modello di sviluppo economico, che ridurrà l’orario di lavoro a parità di salario e sarà fautrice anche della riconversione ecologica della società visti anche gli esiti inconsistenti dei piani energetici dei singoli paesi che vanno ben oltre anche gli stessi insufficienti limiti fissati dalle conferenze dell’ONU sul clima ?
Nulla hanno fatto certi partiti neanche nei rispettivi paesi quando sono stati forze di governo o quando hanno avuto i loro esponenti di spicco a ricoprire importanti cariche dello Stato al Senato ed alla Camera, e nonostante tutto continuano a riproporre sia a livello nazionale che Europeo appena se ne presenta l’occasione, vecchi-nuovi cartelli elettorali senza prospettive politiche, utili solo per racimolare qualche poltrona nell'euro parlamento.

Un cartello ultrariformista
Nel dettaglio, aderiscono al cartello La Sinistra , SI, PRC, la lista Altra Europa con Tsipras che riemerge dall’ombra mantenendo anche il nome del traditore del popolo greco, Convergenza Socialista che ha come modelli Gramsci, Proudohn, Marx, Engels, Turati, Lenin, Labriola, Trotzky, Bakunin e tanti altri in un turbine di contraddizione politica, la fondazione Trasform Italia che si definisce “uno spazio aperto di ricerca politica nel campo dell’anti-liberismo” e dal Partito del Sud che, oltre ad avere come simbolo il giglio borbnico, sostiene di essere nato per realizzare “il sogno” di un Sud rinnovato e motore del paese, e che a sua volta fa riferimento a Gramsci, Dorso e Salvemini.
Oltre a quanto già detto, nel programma elettorale di La Sinistra si afferma la necessità di costruire a livello europeo un “terzo spazio” per contrastare il neoliberismo e il nazionalismo, che abbia una forte impronta femminista, ecologista e antirazzista.
Si afferma che “il potere del grande capitale domina l’Europa attraverso le istituzioni europee ed i governi nazionali. La futura cooperazione europea dovrebbe essere sotto il controllo democratico del popolo e non al servizio dei mercati finanziari e delle grandi imprese”; contraddizioni ed ancora contraddizioni, che sanno di truffa, poiché non si riesce a capire come il grande capitale che domina le istituzioni possa decidere di favorire la cooperazione contro il proprio interesse, e per giunta controllata dal popolo. Una utopia impossibile da realizzare poiché il capitale domina e persegue profitti, punto.
O si spazza via il capitalismo e le sue istituzioni a partire proprio dall’UE, o esso continuerà a governare proprio come sta facendo adesso.
D’altra parte il documento precisa che “…Questa è l’unica via democratica disponibile”, come quasi a giustificare le mille contraddizioni, confessando definitivamente e senza ombra di dubbio l’utrariformismo di fondo proprio di questa lista, dove per “democratica” si intenda “compatibile con le leggi della democrazia borghese” che di fondo non sono in discussione.

Riproposti mezzo secolo di inganni a braccetto dell’UE
“Il nostro obiettivo è quello di ravvivare la speranza”. Basterebbe prendere in esame questo passaggio per capire quanto sia inconsistente la proposta per coloro che vogliono davvero l’Europa dei popoli e non dei capitali, ma andiamo avanti.
Nel programma, sono numerose anche le rivendicazioni di carattere internazionale di per sé condivisibili, quali il no alla Nato sul suolo europeo, l’arresto immediato della produzione e della esportazione di armi da guerra, il no alle guerre in Medio Oriente; rivendicazioni che però non hanno alcuna compatibilità politica con la natura stessa dell’UE e, come per la patrimoniale, alla fine rappresentano esclusivamente altri specchietti per le allodole alla ricerca di qualche voto.
Nei fatti, in tutto il programma si presenta una politica differente, tutta interna al capitalismo che si intende solo riformare poiché null’altro è scritto, ben sapendo che “l’altra Europa”, quella dei popoli, potrà essere realizzata solo nel socialismo che ci si guarda bene dal pronunciare.
Questa Europa imperialista non potrà mai divenire né “sociale”, né “solidale”, né “democratica”, come sostiene questa ammucchiata di falsi comunisti e di liberali, semplicemente perché è nata per servire il capitale e per questo va combattuta dall’esterno e distrutta, stavolta si, nell’interesse della pace, dell’indipendenza e della sovranità nazionali e della lotta antimperialista per il socialismo.
Insomma, i revisionisti ed i trotzkisti non si stancano mai di vendere per nuove, vecchie ricette, contenenti gli stessi ingredienti che fin dal marzo del 1969 i deputati del PCI che sedettero per la prima volta a Strasburgo, adducevano per realizzare l’Europa dei Popoli, e che in mezzo secolo hanno rivelato ampiamente la loro inefficienza ed il loro opportunismo.
Come sostiene il documento elettorale dell'Ufficio politico del PMLI sulle elezioni europee del 26 maggio, “che cosa è cambiato in questi 50 anni? Eppure il “Gruppo comunista” a Strasburgo dal 1973 al 1989 è arrivato ad essere il quarto gruppo per dimensioni contando quasi 50 deputati e in quegli scranni hanno seduto esponenti del PCI, Democrazia Proletaria, Partito della rifondazione comunista, Partito dei comunisti italiani, l’Altra Europa con Tsipras”.
Nulla infatti è cambiato, e continua anche imperterrito il tentativo da parte dei soliti partiti trotzkisti e revisionisti, di riaccreditare agli occhi delle masse lavoratrici e popolari l’Unione Europea, proprio perché essi hanno rinunciato definitivamente a combatterla e distruggerla, se mai avessero avuto questo obiettivo fra i loro, preoccupandosi oggi esclusivamente di essere accettati nel ruolo di “sinistra” istituzionale al suo interno, ingannando i sinceri comunisti e tutti coloro che vorrebbero davvero un’Europa dei Popoli e non quella imperialista del capitale.

17 aprile 2019