Un milione di rimborsi elettorali alla “Lista Maroni” sono passati alla Lega
L'assessore leghista regionale lombardo Galli indagato per appropriazione indebita

 
Stefano Bruno Galli, assessore leghista all'Autonomia e Cultura della giunta regionale lombarda nonché ideologo della Lega sul tema dell'autonomia della Regione Lombardia, è recentemente finito nel registro degli indagati della procura di Milano per aver trasferito alla lega di Bossi l'importo di un milione di euro di rimborsi elettorali della Lista Maroni.
La vicenda inizia nel 2013, quando il leghista Roberto Maroni si candidava alla carica di presidente della Regione Lombardia con il sostegno sia della Lega Nord sia di una lista personale denominata “Maroni presidente“. Tale lista era nata da un’associazione denominata “Maroni presidente“, fondata il 4 gennaio 2013 e composta da quattro associati, tutti leghisti, in vista delle elezioni che si sarebbero svolte alla fine di febbraio, e veniva finanziata soprattutto dalla Lega, che elargiva un prestito di 500.000 euro.
Presidente dell'associazione veniva nominato Stefano Bruno Galli.
Le elezioni di febbraio determinarono la vittoria di Maroni e la sua lista portava al consiglio regionale 11 consiglieri, e Galli diventava capogruppo della lista mantenendo al contempo la presidenza dell'associazione: in quanto capogruppo quindi egli gestiva personalmente e senza obbligo di rendiconto i fondi di funzionamento stanziati annualmente dal consiglio regionale (75.000 euro l'anno), e in qualità di presidente dell'associazione egli gestiva i fondi di quest'ultima, nel frattempo implementati dai rimborsi elettorali della camera dei deputati (circa 900.000 euro), tanto che la stessa associazione nei successivi due anni restituiva interamente il prestito fatto dalla Lega, mentre il resto dei soldi li teneva in cassa.
L'8 gennaio 2018, in vista delle successive elezioni regionali, Maroni annunciava la sua rinuncia al secondo mandato e la Lega candidava alla carica di presidente Attilio Fontana, per cui una settimana più tardi Galli si recava da un notaio e cambiava lo statuto dell'associazione “Maroni presidente“ aggiungendo il nome di Fontana, tanto che l'associazione veniva ora a chiamarsi “Maroni presidente – Lombardia in testa – Lombardia speciale – Autonomia per Fontana presidente“. Il patrimonio dell'associazione restava intatto e andava stavolta a sostenere la candidatura di Fontana.
Dopo la vittoria di quest'ultimo alle elezioni, però l'associazione decide di devolvere il proprio patrimonio, circa un milione di euro, alla Lega di Salvini anziché restituire tale denaro allo Stato, ed è questo il motivo per cui la procura di Milano ha deciso di iscrivere nel registro degli indagati il presidente dell'associazione, Galli, con l'accusa di appropriazione indebita, per avere arbitrariamente e spregiudicatamente disposto del patrimonio di una associazione privata arricchitasi con i rimborsi elettorali.
In parole povere, la Lega costituì nel 2013, tanto da finanziarla, una associazione, giuridicamente indipendente da essa ma ad essa strettamente legata, solo allo scopo di permetterle di raccogliere i soldi dei rimborsi elettorali a proprio vantaggio, potendo contare sul fatto che l'eventuale responsabilità per il reato di appropriazione indebita ricadesse solo sul presidente di una associazione formalmente distinta dalla Lega stessa, ma in realtà compiendo una spregiudicata azione non dissimile da quella che ha permesso alla Lega di Bossi di imboscare i famosi 49 milioni di euro di rimborsi elettorali, che lo Stato e i cittadini italiani ancora reclamano, senza risultato.
 

24 aprile 2019