Umbria, concorsi truccati alla sanità
Arrestati segretario e assessore PD
Indagata la governatrice Marini (PD)
L'ombra della massoneria

Il 12 aprile su ordine della Procura della repubblica di Perugia sono finiti in galera il segretario del PD dell'Umbria Gianpiero Bocci; l'assessore regionale alla Salute e coesione sociale Luca Barberini; il direttore generale dell'Azienda ospedaliera Emilio Duca e il direttore generale e amministrativo della Asl di Perugia 2 Maurizio Valorosi.
Insieme a loro risultano indagate un'altra trentina di persone tutte accusate a vario titolo di associazione a delinquere, abuso in atto d’ufficio, rivelazione di segreto d’ufficio, falso ideologico, favoreggiamento e peculato, ma soprattutto, come scrive il Giudice per le indagini preliminari (Gip) Valerio D’Andria nella richiesta di arresto, per aver “utilizzato le funzioni e il ruolo istituzionale rivestito per finalità illecite”.
L'inchiesta, coordinata dal procuratore capo Luigi De Ficchy, riguarda i concorsi truccati nella sanità umbra per il reclutamento di medici, dirigenti ospedalieri, infermieri, categorie protette e assistenti amministrativi.

Il “sistema” clientelare PD
L’indagine, partita a fine 2017, ha svelato l’esistenza di un “sistema” clientelare in cui esisteva una “generalizzata disponibilità a commettere illeciti all’interno dell’azienda ospedaliera da parte di coloro che si occupano delle procedure di selezione”.
I posti da assegnare venivano decisi a tavolino dai boss del PD locale ed erano tutti appannaggio dei raccomandati delle varie correnti che venivano favoriti nei punteggi e nelle prove d'esame a discapito degli altri candidati che non godendo di nessun padrino politico puntualmente venivano scavalcati in graduatoria.
Tra gli indagati figura anche la governatrice piddina Catiuscia Marini che deve rispondere di abuso d’ufficio, falsità ideologica e materiale e rivelazione di segreto d’ufficio. Secondo la procura avrebbe “segnalato” una persona, Anna C. nel concorso per assistenti amministrativi categoria C.
Insomma una concorsopoli sanitaria senza precedenti, su cui si allunga sempre più inquietante anche l'ombra della massoneria, che ha costretto il neosegretario Zingaretti a commissariare i vertici del partito in Regione. Mentre la governatrice Marini, è stata costretta a dimettersi nel giro di 24 ore, e ha sparato a zero contro il PD, “malato di giustizialismo”, e si è scagliata a testa bassa anche contro Zingaretti rinfacciandogli: “Sono l’unica presidente di Regione donna del Pd. Altri presidenti del mio partito sono indagati, ma solo a me viene chiesto un gesto di responsabilità... Fermo restando che nessuno mi ha chiesto di dimettermi e che la scelta è avvenuta in totale autonomia, faccio fatica a comprendere perché il segretario a me che sono donna chiede di essere responsabile, mentre non lo fa con i presidenti uomini”. Con chiaro riferimento polemico e sessista al governatore pugliese Michele Emiliano: indagato dalla procura di Bari per alcuni finanziamenti illeciti alla sua campagna elettorale in occasione delle primarie del PD del 2017; al governatore della Calabria: Mario Oliverio: arrestato a dicembre scorso e tutt'ora sotto indagine per abuso d’ufficio e corruzione per presunte irregolarità in due appalti; e allo stesso Zingaretti indagato dalla Corte dei Conti per danno erariale e dalla procura di Roma per finanziamento illecito.

L'ombra della massoneria
Le carte dell'inchiesta e il vespaio di polemiche che sta suscitando a livello nazionale quest'ennesimo scandalo targato PD indicano che questa volta non siamo di fronte a una “semplice storiella” di corruzione consumata a livello locale; ma a una vera e propria cupola politico-massonica piazzata ai vertici della sanità umbra per spartirsi i concorsi truccati in una regione dove il PD ha da sempre deciso la spartizione del potere e delle nomine.
In almeno tre occasioni, nelle intercettazioni captate dalla Guardia di Finanza e allegate agli atti d’indagine, i riferimenti alla massoneria sono espliciti. Non a caso la procura nella richiesta d’arresto di circa 500 pagine menziona gli “interessi clientelari” ma precisa: non si tratta solo di “matrice politica”.

Il fulcro del “Sistema”
Il fulcro del sistema corruttivo piddino in salsa umbra era Emilio Duca: “promotore e coordinatore degli altri associati — si legge nell’ordinanza di arresto — nella veste di direttore generale dell’azienda ospedaliera di Perugia”.
Anche se Duca, sempre secondo gli inquirenti, non faceva altro che “eseguire le direttive impartite dalla classe politica locale, l’assessore regionale alla salute Barberini, la governatrice Marini e il segretario umbro dei dem Bocci”.
Un sistema corruttivo quanto cinico in grado di pilotare a favore dei propri raccomandati perfino i concorsi riservati alle categorie protette: disoccupati con una invalidità superiore al 45 per cento, non vedenti, sordi, gente vittima di un handicap permanente, che venivano puntualmente penalizzati in graduatoria per far posto ai “protetti della politica”.
Non a caso i Pm dipingono la sanità perugina come “un quadro avvilente di totale condizionamento agli interessi privatistici e alle logiche clientelari politiche”.
Per ora al vaglio degli inquirenti ci sono almeno 11 concorsi truccati banditi dal 2016 al 2018. Ma gli inquirenti sono sicuri che se l’inchiesta dovesse definitivamente abbattere il "muro di omertà" frapposto dagli indagati, le indagini potrebbero allargarsi a macchia d'olio su altri fronti.

La fuga di notizie
Il procuratore capo Luigi De Ficchy sostiene addirittura che ci sia stata una specie di “gara a far scoprire le indagini” e che buona parte degli indagati erano stati avvisati delle indagini a loro carico fin dall'estate scorsa e quindi hanno avuto tutto il tempo per occultare le prove più compromettenti.
Nell'inchiesta infatti è coinvolto anche un ex generale dei carabinieri, Pasquale Coreno, accusato di favoreggiamento, perché teneva costantemente informato il direttore generale Emilio Duca sugli sviluppi dell'inchiesta e suggeriva le contromosse da fare per sviare le indagini.
Coreno, si legge nell’ordinanza del Gip, corre in aiuto degli indagati quando questi cominciano a temere di essere ascoltati e nel luglio 2018 effettuano una bonifica degli uffici dalle microspie e cambiano i numeri di cellulare e evitano accuratamente di fare espliciti accenni sul mercimonio dei bandi concorsuali. Una mossa che ha il chiaro intento di bloccare le indagini e mandare a gambe all'aria tutta l'inchiesta ma che evidentemente arriva troppo tardi; quando i faldoni dell'inchiesta sono ormai pieni zeppi di prove documentali e intercettazioni audio e video inerenti le malefatte di tutti gli imputati e in particolare quelle captate dal trojan installato sul cellulare di Emilio Duca.

Mi manda Marini & C.
Anche la Marini viene intercettata il 10 maggio 2018 quando Duca va in Regione per incontrarla. Per i Pm quel giorno l’ex direttore generale consegna alla Marini le tracce d’esame. La voce della governatrice viene registrata mentre dice al suo segretario Valentino Valentini “di mettere le tracce della prova scritta in una busta e di portarle alla ‘Marisa, quella della Lega Coop’, così da farle avere” ad Anna C.
Insomma un sistema ben rodato per truccare i concorsi e del quale coloro che muovevano i fili erano ben consapevoli di commettere reati, scrivono i Pm Mario Formisano e Paolo Abbritti nella richiesta di arresto.
Lo stesso Duca si sente parte integrante di questo criminale intreccio politico-massoni quando, in un'altra intercettazione confida al suo interlocutore: “Non riesco a togliermi le sollecitazioni dei massimi vertici di questa Regione a tutti i livelli. Ecclesiastici - omissis - ecumenici, politici, tecnici. Se no a st’ora c’avevo messo le mani sulla gastro... altro che disposizioni di servizio dell’altra volta (...) Tra la massoneria, la curia e la giunta (...) non me danno tregua. E la Calabria Unita”.
Un do ut des che si intensificava con “l’avvicinarsi di scadenze politiche importanti” scrivono ancora i magistrati che “potrebbe acuire l’esigenza di assicurarsi il consenso elettorale tramite la gestione del personale”.
Negli atti della procura ci sono anche foto in cui si vede il passaggio di bigliettini, probabilmente con le soluzioni delle prove d'esame come è avvenuto ad esempio nel concorso per l’assunzione di quattro assistenti contabili del 25 maggio 2018: una procedura, secondo il Gip, “condizionata dalle segnalazioni provenienti da esponenti politici, Catiuscia Marini, Luca Barberini, Gianpiero Bocci e Moreno Conti”, quest’ultimo “componente della direzione regionale del Pd”; i quali, dopo le prove pratiche incontrano la presidente della commissione, Rosa Maria Franconi, e Duca per decidere come aiutare i candidati segnalati da Bocci, Barberini e Marini. Il direttore amministrativo Valorosi era andato da Bocci, dice Duca: “È stato un’ora a descrivergli lui quello che doveva scrivere… era andato da Bocci per scrivergli un po’ d’appunti per ‘sta ragazza”. Ma non basta, aggiunge ancora Valorosi: “Bocci vuole anche le domande orali” da passare alla sua raccomandata.
“Al fine di raggiungere il fine prefissato di garantire a quattro candidati la vittoria del concorso – si legge nell’ordinanza di arresto – Duca e Valorosi ottengono dalla accondiscendente presidente della commissione le tracce delle prove scritte e del questionario, nonché, le domande della prova orale. I fogli che contengono tali preziose informazioni sono poi consegnati ai politici sopra indicati affinché li facciano avere ai candidati”. E chi non assecondava il “sistema” era destinato a “una bastonata di quelle forti, che si fa male”.

“Ufficio raccomandazioni” PD
Fatti e circostanze accertate che mettono una pietra tombale alle aspirazioni di Bocci di diventare governatore nel 2020. Proprio lui, l'enfant prodige democristiano in Umbria, sindaco del suo comune a soli 22 anni, poi riciclato nel PD via Ppi e Margherita, deputato in tre legislature fino al 2018, sottosegretario agli Interni durante i governi Letta, Renzi e Gentiloni, lo sfidante che nel dicembre scorso aveva battuto Walter Verini alle primarie per la segreteria regionale e che per il vertice del PD era considerato quasi il successore naturale della Marini a Palazzo Donini!
Del resto basti pensare che, mentre la Marini per le raccomandazioni brigava negli uffici della Regione, Bocci aveva il suo “ufficio raccomandazioni” proprio in via Pallotta nella sede del PD. Ed sempre lì che venivano scambiate le tracce d’esame prima dei concorsi nelle aziende ospedaliere.
I Pm scrivono: “Dal sopralluogo effettuato dalla polizia giudiziaria il 9 novembre 2018 presso tale numero civico, ha permesso di constatare la scritta ‘Partito democratico’ nella pulsantiera del citofono”. Nell’ufficio quel giorno si trova anche il padre di una ragazza “segnalata... È evidente che il giorno prima della prova pratica il padre della candidata si reca presso l’ufficio di Bocci, dove era presente anche Valorosi, per ricevere da quest’ultimo lo sviluppo delle tracce d’esame, consegnate un’ora prima circa da Moreno Conti allo stesso Bocci presso il bar Etrusca”.
Insomma il PD sguazza a livello centrale e a livello locale nella corruzione come e peggio degli altri partiti di ieri, vedi DC e PSI, e di oggi, vedi Forza Italia, Lega e M5S, replicando gli stessi sporchi metodi di governo e le stesse inquietanti collusioni con la massoneria e i poteri forti. Una ragione in più per astenersi alle prossime elezioni comunali e regionali.

24 aprile 2019