Per corruzione
Indagato sottosegretario Siri (Lega)
Le responsabilità politiche di Salvini per il suo rapporto con Arata, accusato di mafia
Si deve dimettere subito

Il 18 aprile la procura di Roma ha notificato un avviso di garanzia con l'accusa di corruzione al senatore leghista e sottosegretario ai Trasporti Armando Siri: ideologo della Flat tax, il cavallo di battaglia del ducetto Salvini, il quale lo ha anche incaricato di seguire tutte le politiche economiche e fiscali della Lega.
I Pm romani Paolo Ielo e Mario Palazzi accusano Siri di aver “asservito le sue funzioni e i suoi poteri ad interessi privati” e si sono mossi sulla base di alcune risultanze investigative trasmesse per competenza dalla Procura di Palermo e dalla Direzione investigativa antimafia che simultaneamente procedevano alla notifica di altri otto avvisi di garanzia fra i cui destinatari spicca Paolo Franco Arata, 69 anni, ex parlamentare di Forza Italia, estensore del programma sulla politica energetica della Lega, il quale in un’intercettazione si definisce “socio al 50 per cento” almeno fin dal 2015 del pregiudicato (per corruzione e truffa) Vito Nicastri, il re dell’eolico siciliano, finito ai domiciliari, nonché destinatario di un sequestro preventivo di 1,3 miliardi perché ritenuto il finanziatore della latitanza del super boss mafioso Matteo Messina Denaro.
Nelle indagini è coinvolto anche il figlio di Arata, Federico: 34 anni, che dal 2016 cura i rapporti internazionali della Lega e che nel 2017 ha organizzato l'incontro fra Salvini e Trump a New York, grazie ai suoi buoni rapporti con Steve Bannon, aspirante boss politico dell’internazionale “sovranista”.
In ballo non c'è solo la mazzetta da 30 mila euro elargita dagli Arata a Siri per favorire l’inserimento nella manovra economico del governo di un emendamento sul mini-eolico: una norma fatta ad hoc per favorire l'attività imprenditoriale degli Arata-Nicastri. Non c'è solo la convinzione dei Pm che Arata si sia attivato per sponsorizzare la nomina di Siri a sottosegretario “proprio in ragione delle relazioni intrattenute” con la Lega. Non c'è soltanto la certezza delle pressioni che secondo la Procura di Roma il sottosegretario Siri ha esercitato in diverse occasioni per “promuovere provvedimenti regolamentari o legislativi che contengano norme ad hoc” tese a favorire gli interessi economici dell’Arata e “ampliando” a suo favore gli incentivi per l’energia elettrica da fonte rinnovabile a cui non ha diritto... Proponendo e concordando – è scritto nel capo di imputazione del sottosegretario – con gli organi apicali dei ministeri competenti l’inserimento in provvedimenti normativi di competenza governativa di rango parlamentare o legislativo”, come la legge Milleproroghe o quella di Stabilità.
Il sospetto è che tra Arata e Siri vi era uno “stabile accordo” garantito, sostenuto e protetto a livello politico e governativo dalla Lega e dallo stesso Salvini.
Ed è altrettanto strano che tutto ciò sia avvenuto all'insaputa di Di Maio, Conte e Toninelli.
Dunque in ballo c'è la tenuta dello stesso governo. Anche perché l'inchiesta punta dritto su Palazzo Chigi e chiama in causa le responsabilità politiche del ducetto Salvini il quale difende a spada tratta il suo sottosegretario, mentre l'altro ducetto Di Maio pretende le immediate dimissioni di Siri al quale il ministro dei Trasporti Toninelli ha già revocato le deleghe.
La posta in gioco è molto alta non solo perché Siri è il primo esponente del “governo del cambiamento” a essere indagato per il gravissimo reato di corruzione perpetrato durante lo svolgimento delle sue funzioni ministeriali; ma soprattutto perché nell'inchiesta vengono chiamati direttamente in causa sia il segretario Salvini che il “Gianni Letta” dei leghisti, il sottosegretario Giancarlo Giorgetti.
Il primo è chiamato a chiarire i suoi stretti rapporti con gli Arata e in particolare col capofamiglia Paolo Franco il quale, dopo aver beneficiato di una serie impressionante di favori e agevolazioni governative, ad agosto, è stato proposto proprio da Salvini alla guida della presidenza dell’Authority dell’energia, cioè controllore di se stesso, e in palese conflitto d’interessi con la sua attività imprenditoriale; mentre il secondo, Giorgetti, deve spiegare i motivi che lo hanno spinto alla recente assunzione del figlio di Arata, Federico, a Palazzo Chigi come “esperto” del Dipartimento programmazione economica.
Entrambi devono chiarire com'è possibile che un bancarottiere e frodatore del Fisco come Siri: ex collaboratore di Craxi, stimatissimo dal mafioso Marcello Dell’Utri, già condannato il 20 maggio 2014, davanti ai giudici del Tribunale di Milano, a 2 anni e 6 mesi di reclusione poi ridotti a 1 anno e 8 mesi in seguito a patteggiamento per bancarotta fraudolenta e sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte in seguito al fallimento pilotato della sua società, Mediaitalia srl per un totale di 162 mila euro tra imposte e contributi non versati; come mai costui sia stato nominato prima responsabile economico della Lega da Salvini e poi anche sottosegretario ai Trasporti nel cosiddetto “governo del cambiamento e degli onesti”.
Altro che “Armando Siri è persona specchiata e onesta” di cui ciancia Salvini!
Nelle carte dell'inchiesta c'è abbastanza per chiedere le dimissioni immediate non solo di Siri ma di Salvini e Giorgetti e di tutto il governo nero, fascista, razzista, xenofobo e ora anche inguaribilmente corrotto!
Il primo filone d'inchiesta era partito da Calatafimi in Sicilia con le indagini intorno a un inceneritore camuffato da impianto per la produzione di biometano. Il progetto “Biometano Gallitello” è della Solgesta Srl, azienda amministrata da Alessandra Rollino, moglie di Franco Paolo Arata già accusato dalla procura di Palermo di corruzione e attribuzione fittizia di beni aggravate dal metodo mafioso, perché collegate a Vito Nicastri, altro imprenditore del settore eolico già condannato in via definitiva per i reati di corruzione e truffa aggravata, e considerato vicino al boss latitante Matteo Messina Denaro.
Secondo le indagini della Procura di Palermo, infatti, all’interno dell’Assessorato all’Energia regionale, gli imprenditori Arata e Nicastri avrebbero fatto “affidamento su almeno due pubblici ufficiali, Alberto Tinnirello e Giacomo Causarano”. Tinnirello è indagato per corruzione per l’esercizio della funzione in concorso con Arata padre e figlio: secondo i Pm, avrebbe mostrato “asservimento agli interessi della Sogesta” e“delle altre società del gruppo Arata-Nicastri”, e avrebbe ricevuto “somme di denaro non quantificate” per seguire con attenzione le procedure, e garantire in cambio “informazioni sullo stato delle pratiche amministrative inerenti la richiesta di autorizzazione integrata ambientale per la costruzione e l’esercizio degli impianti di biometano di Calatafimi”. Inoltre va detto che Siri e gli Arata, elogiati pubblicamente in diverse occasioni da Salvini durante le adunate leghiste e anche sui social, non hanno mai tagliato i ponti con i vecchi boss della politica siciliana. Il rapporto politico-corruttivo tra Siri gli Arata e i Nicastri non si è interrotto nemmeno quando quest’ultimo era ai domiciliari per concorso esterno a “Cosa Nostra” e Nicastri ha fatto affidamento proprio alla “rete di rapporti istituzionali” di Paolo Arata per risolvere i problemi. Arata infatti è riuscito secondo gli inquirenti a interloquire con gli organi politici regionali siciliani e a introdursi “negli uffici tecnici incaricati di valutare i progetti relativi al ‘bio-metano’”. Era arrivato, per i Pm, all’assessore regionale all’Energia Alberto Pierobon, “grazie a Gianfranco Miccichè, a sua volta contattato da Alberto Dell’Ultri”,(fratello del mafioso Marcello). Ed era riuscito “a interloquire con l’assessore Cordaro (…) dopo aver chiesto un’intercessione a Calogero Mannino”.
Ma nella rete di relazioni pericolose di Armando Siri c’è anche un altro imprenditore: Luigi Patimo, barese classe ‘71, manager del colosso spagnolo Acciona Agua, multinazionale attiva in Italia dal 1999, che si occupa di servizi idrici e energie rinnovabili. Anche lui, come Arata, ma per fatti separati e diversi, è finito nei guai con la giustizia ed è tutt'ora indagato dalla procura di Reggio Calabria per corruzione.
Inoltre dal vaglio dei documenti contabili sequestrati durante le perquisizioni dei giorni scorsi a casa e presso le società di Arata, gli investigatori vogliono capire se l’imprenditore abbia finanziato i partiti politici, e quindi anche la Lega di Salvini.
Forse è proprio questo il motivo per cui Salvini difende a spada tratta Siri e di Arata non parla proprio?
Possibile che la Lega di Salvini sia talmente compromessa con questi delinquenti da non potersene più liberare?
Vedremo gli sviluppi dell'inchiesta; ma fin d'ora si può certo dire che lo scandalo Siri conferma che dietro la patina del cosiddetto “governo del cambiamento” c'è sempre il marcio sistema capitalisitico che da Milano alla Sicilia, dalla Lega a Forza Italia, dai Cinquestelle al PD resta sempre lo stesso e continuerà a nutrirsi di scandali e corruzione finché non sarà abbattuto.

24 aprile 2019