Milano
70 mila antifascisti sfilano col rosso colore dominante. Nespolo (ANPI): “Il fascismo non è un'opinione, ma un crimine”. Condannate le provocazioni fasciste. Fischiati i sionisti inneggianti alla “Brigata ebraica”
Manifestanti si uniscOno alla delegazione del PMLI. Apprezzato il manifesto del Partito del 25 Aprile

Redazione di Milano
Nonostante la variabilità meteorologica, con piogge intermittenti, oltre 70mila antifascisti sono scesi in piazza a Milano - città Medaglia d’Oro alla Resistenza - nel pomeriggio di giovedì 25 Aprile per celebrare il 74° Anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Al tradizionale concentramento in Porta Venezia sono giunti antifascisti di tutte le età, dagli ormai pochi giovani di allora che hanno vissuto e combattuto il fascismo fino ai giovani d’oggi che si battono contro la devastazione del diritto allo studio e al lavoro e la devastazione ambientale perpetrate dal capitalismo, dal regime neofascista governato dall’esecutivo fascista e razzista Salvini-Di Maio, e dalle sue istituzioni nazionali e locali tra le quali la giunta milanese PD di Giuseppe Sala.
Anche quest’anno il colore prevalente del corteo, che ha raggiunto infine piazza Duomo, è stato il rosso. C’erano, con le loro insegne, le sezioni dell’Anpi e quelle dell’Aned, tra le quali i cartelli neri riportanti i nomi dei lager nazisti. Sono scese in piazza intere famiglie con bambini, delegazioni dei sindacati confederali e non confederali, dei partiti, dei centri sociali e di associazioni cattoliche, di atei razionalisti (UAAR) e umanitarie come Emergency. E poi nutrite delegazioni delle associazioni per i diritti dei migranti contro la politica fascista e razzista dei porti chiusi e del “decreto sicurezza” del ducetto fascio-leghista Salvini. Tanti i giovani tra studenti medi e universitari e lavoratori precari e disoccupati associati in comitati di lotta contro la precarietà lavorativa e il Jobs Act. Presente anche il Comitato Contro La Guerra di Milano che condanna le ripetute violazioni dell’art.11 della Costituzione e che ha ribadito solidarietà antimperialista al Venezuela e al suo legittimo governo Maduro.
Dal corteo è salita forte la rivendicazione di impedire ogni apologia di fascismo dando anche una ferma risposta agli squadristi nazifascisti ultrà delle tifoserie di Lazio e Inter che il giorno prima hanno commesso un vile sfregio a Milano srotolando uno striscione inneggiante a Mussolini in corso Buenos Aires (davanti al luogo, che nel 1945 era incluso in Piazzale Loreto, dove a perenne monito venne appeso il cadavere a testa in giù di Mussolini e di alcuni suoi gerarchi) e ostentando saluti romani con la strafottenza di chi gode dell’impunità di fatto che l’attuale regime neofascista di stampo piduista da tempo gli garantisce disattendendo la XII disposizione transitoria e finale della Costituzione del '48.
Anche quest’anno l’avanguardia antifascista dell’intero corteo milanese l’ha rappresentata indubbiamente il PMLI con la combattiva delegazione lombarda, di cui faceva parte il compagno Federico nonostante le sue cattive condizioni di salute, sfilata sotto le rosse bandiere del Partito e di cartelli con i manifesti del PMLI sul 25 Aprile, il manifesto “Mettere fuorilegge i gruppi nazifascisti – Applicare la legge n. 645 del 20 giugno 1952”, e il manifesto del Partito contro il governo nero fascista e razzista Salvini-Di Maio. Il manifesto del 25 Aprile, col suo pugno rosso che spazza via i due ducetti e il loro premier, ha suscitato particolare interesse. In molti hanno voluto fotografarlo o farsi fotografare a pugno chiuso sotto al manifesto assieme ai compagni.
La delegazione del PMLI, guidata dal compagno Angelo Urgo coadiuvato dai compagni Alessandro Frezza e Cristina Premoli, per la qualità politica delle parole d’ordine scandite e per le canzoni partigiane e comuniste proposte (“Bella Ciao”, “Fischia il Vento”, “Ribelli della Montagna”) ha attirato attorno a sé e al suo seguito sempre più manifestanti di ogni età. Si è intrattenuto coi nostri compagni, complimentandosi per la fermezza e la coerenza dimostrate negli anni dai marxisti-leninisti, il blogger e giornalista antifascista Piero Ricca, famoso per le sue denunce delle malefatte dei politici della seconda repubblica gridate in faccia ai diretti interessati.
Da chi sostava ai bordi del corteo numerosi sono stati gli applausi e i saluti a pugni alzati mentre venivano scanditi gli importanti slogan preparati dal Centro del Partito per l'occasione.
I marxisti-leninisti hanno diffuso centinaia di copie di un volantino riportante l’Editoriale de Il Bolscevico n. 15 dal titolo “Liberiamo l'Italia dai fascisti del XXI secolo per il socialismo e il proletariato al potere”.
Anche quest’anno erano presenti nel corteo, sotto scorta di un imponente spiegamento di polizia in tenuta antisommossa, i sionisti inneggianti alla “Brigata Ebraica” (ossia il Jewish Infantry Brigade Group, inquadrato nell'esercito britannico durante le ultime battute dell’avanzata degli Alleati in Nord Italia i cui militi tornati in Palestina hanno dato il loro fondamentale contributo nell’invadere, massacrare e opprimere l’autoctono popolo palestinese) sonoramente e meritatamente fischiati al loro passaggio in piazza San Babila dalle associazioni antifasciste e antisioniste.
Nello spezzone del PD, al sicuro da eventuali contestazioni “laterali”, hanno sfilato alcuni leader del PD (e non solo), capeggiati dal segretario Nicola Zingaretti, dispensando sorrisi e dichiarazioni elettoralistiche e di “antifascismo” parolaio alla stampa. Lo spezzone del PD fungeva da “freno” per rallentare il corteo affinché la sua parte più combattiva che gli stava dietro, raggiungesse Piazza Duomo il più tardi possibile e sicuramente non prima che il sindaco Sala e la stessa segretaria CISL Annamaria Furlan avessero concluso i loro comizi, per evitare ogni possibile contestazione.
Sala (che ben pochi hanno potuto ascoltare) ha fatto il solito sermone retorico in cui dichiara di esser parte del popolo antifascista adulandolo come “popolo libero, democratico, fiero delle conquiste e dei progressi nati da decenni di pace e libertà”, senza però dire nulla sul fatto che tali conquiste e progressi sono oggi in gran parte cancellati, vanificati o prossimi ad essere smantellati, senza dir nulla su come gran parte di quelle conquiste e progressi vennero ottenuti ben oltre vent’anni dopo il 25 Aprile con la lotta di classe, fuori dalle istituzioni borghesi e contro la volontà iniziale degli allora governi DC e spesso anche dei revisionisti del PCI. Ma soprattutto Sala nulla ha detto per attualizzare l’antifascismo condannando apertamente la politica fascista, razzista e poliziesca dell’attuale esecutivo Conte e dei suoi ducetti Salvini e Di Maio, polemizzando con questi ultimi (e presumibilmente solo con Salvini, anche se non ha avuto nemmeno il coraggio di nominarlo) solo per il fatto di non essere venuti a Milano per il 25 Aprile.
Dopo Dario Venegoni, Presidente nazionale ANED, è intervenuta, a conclusione dei comizi, la Presidente nazionale dell’ANPI Carla Nespolo che ha ammonito chi vuole cancellare dal calendario delle festività il 25 Aprile: “non ce la farete, perché c’è il popolo degli antifascisti” pronto a impedirlo, ribadendo poi che la Resistenza non fu un mero contrasto tra “opinioni diverse” (come vorrebbe far credere chi vorrebbe trasformare il 25 Aprile in una “riconciliazione nazionale”), “il fascismo non è un’opinione, ma un crimine”. La Nespolo ha quindi espresso fiducia in quelle istituzioni locali e sindaci che formalmente continuano a sostenere le celebrazioni del 25 Aprile, come Sala a Milano, sorvolando sul fatto che dal 1993 queste istituzioni di fatto non sono più quelle democratico borghesi nate dal secondo dopoguerra. Doverosa e giusta invece la condanna rivolta al governo in carica che rinnega, denigra e offende la memoria storica antifascista. Forte condanna anche della campagna xenofoba contro i migranti volta a nascondere “che ci troviamo in una società ingiusta dove chi è ricco diventa più ricco e chi è povero diventa più povero”, esprimendo poi solidarietà a Mimmo Lucano per la persecuzione alla quale è stato sottoposto. Infine Nespolo, dopo aver ricordato il ruolo delle donne nella Resistenza, ha fatto appello affinché si formi una vasta unità antifascista e ai giovani affinché diventino “partigiani dei partigiani”.
È certo necessario che tutti gli antifascisti, i sinceri democratici, i cattolici progressisti formino in un largo fronte unito antifascista per imporre al governo: l’attuazione del XII disposizione transitoria della Costituzione che vieta la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista; il rispetto dell'articolo 11 della Costituzione ritirando l'Italia da tutte le missioni di guerra internazionali e l’uscita dalla Nato, e anche dalla UE imperialista, che è un'unione di banche e monopoli capitalistici e non di popoli, intenzionata a formare al più presto un suo “esercito europeo” interventista, che va delegittimata con l’astensionismo alle prossime elezioni del parlamento europeo. Occorre soprattutto buttare giù al più presto il governo nero Salvini-Di Maio con la lotta di piazza, prima che riesca a cambiare la testa del popolo italiano, come riuscì al fascismo mussoliniano. Ma non sarà il ritorno alla democrazia borghese a riaprire la strada del progresso sociale e politico del nostro Paese dato che ormai è tutta la classe dominante borghese a non volerla. Solo il proletariato al potere potrà cambiare veramente l'Italia e affermare nel socialismo anche gli ideali di libertà, giustizia sociale, eguaglianza, solidarietà e pace per i quali hanno dato il sangue i nostri padri e le nostre madri partigiani.

30 aprile 2019