A Modena, Forlì, Prato, Scandicci, Firenze, Salerno, Avellino e Aversa
Il ducetto Salvini contestato dagli antifascisti
A Forlì parla dal balcone di Mussolini

Il nero tour del ducetto Salvini, per sostenere i candidati leghisti alle elezioni amministrative ed europee del 26 maggio, dovunque si è fermato a vomitare veleno razzista e xenofobo ha subito sonore contestazioni da parte di studenti, associazioni antifasciste, Anpi e Cgil, con striscioni, cartelli fischi e slogan. In ogni piazza, presieduta dai suoi scagnozzi e da un nutrito schieramento di “forze dell'ordine” si è ripetuta la stessa scena: gli antifascisti spintonati, o caricati dalla polizia se non dagli stessi sostenitori leghisti, mentre il ducetto, infastidito dai fischi ribatteva con la solita arroganza.
Dopo Modena, Forlì, Prato, Scandicci, Firenze di cui seguono i servizi, è arrivato in Campania il 6 maggio: ad Avellino studenti, sindacati e associazioni antifasciste hanno organizzato un presidio, cantando “Bella Ciao”: una ragazza gli ha gridato “Restituisci i 49 milioni”.
A Salerno altri fischi e altro corteo antifascista con in testa lo striscione “Il Sud non dimentica” e manifesti con su scritto “Nessuna razza, nessun confine”. Un gruppo di antifascisti ha intonato il coro “Odio la Lega“. Dal palco, sprezzante Salvini ha risposto: “Si vede che voi non avete voglia di lavorare, vi tengo da parte tre redditi di cittadinanza”.
Ad Aversa addirittura, tanto per rimarcare il clima da regime fascista, gli antifascisti di “Aversanonsilega” non hanno potuto manifestare il loro dissenso perché gli è stata vietato di allestire un banchino di propaganda antifascista.
 
Modena
Sequestrati e manganellati i contestatori. In particolare le ragaze sono state spintonate, insultate e prese a sputi e schiaffi dai seguaci di Salvini
In risposta ai provocatori comizi elettorali del ducetto Salvini, il 3 maggio centinaia di manifestanti sono scesi in piazza a Modena.
In oltre 500 hanno animato il presidio organizzato della Cgil, Anpi, e Arci in Piazza Mazzini con l'invito a indossare un indumento rosso.
Alcuni delegati della Cgil e operatrici di coop sociali dell’accoglienza che hanno provato, prima del comizio di Salvini, ad esporre in piazza Matteotti alcuni striscioni e cartelli di protesta con su scritto: “A Modena i porti sono aperti”, “Senza confini/mai con Salvini” e “sopra il migrante il consenso campa, sotto lo Stato il migrante crepa”; sono stati aggrediti e malmenati.
“Soprattutto le ragazze – ha raccontato Alessandro Cambi della Nidil-Cgil modenese – che sono state spintonate e rese oggetto di insulti, sputi e schiaffi, dai manifestanti pro-Lega. Questo grave gesto dimostra che l’odio semina odio e che certi toni, certi argomenti, appositamente enfatizzati, stanno trasformando questo paese in una giungla medioevale”.
Mentre i manifestanti del presidio antifascista e antirazzista organizzato dal Centro sociale Guernica tra viale Molza e il piazzale antistante la biglietteria Seta, sono stati sequestrati per oltre quattro ore e selvaggiamente picchiati e insultati dalla polizia e dai sodali fascioleghisti a suon di manganellate, cariche indiscriminate, lacrimogeni, sequestri di persona, fermi, insulti razzisti e sessisti e minacce ai manifestanti più giovani.
"Centinaia di giovani hanno manifestato nella giornata di ieri (3 maggio) il proprio dissenso alle politiche razziste e securitarie del ministro Salvini. – scrivono in un comunicato gli attivisti del Guernica - Appena arrivati al luogo di ritrovo del presidio siamo stati circondati e bloccati dalle forze dell'ordine. Cinque blindati, agenti della Digos, un battaglione di carabinieri e un reparto della polizia di stato, hanno prima iniziato a intimidire poi a sequestrare tutte le persone che iniziavano a riunirsi al Novi Sad per contestare Salvini, meno di trenta persone completamente accerchiate dai reparti di celere. Un dispositivo imponente schierato a garanzia di una città che si vorrebbe unicamente comoda passerella per le campagne elettorali dei soliti partiti, gli stessi reparti che in questi mesi son più volte intervenuti a sgomberare i picchetti davanti ad aziende dove non si rispetta il contratto nazionale: una questura che interviene per interessi precisi.
Dopo innumerevoli episodi di violenza e intimidazione ai danni di giovani studenti e studentesse che volevano semplicemente raggiungere il presidio è partita la prima carica. La prima di otto distribuite in circa quattro ore di sequestro dei manifestanti da parte delle forze dell'ordine. - prosegue il Guernica nella sua nota stampa - Circa centocinquanta/duecento giovani usciti a quell'ora dalle scuole, che volevano unirsi alla piazza, hanno deciso di fronte alle violenze e alla prepotenza poliziesca di non lasciar correre: di reagire a violenza e soprusi. Lanci d'oggetti, verdure, uova, bottiglie, qualche sasso da parte di chi guardava le violenze ripetute che stavano avvenendo, cordoni spontanei a difesa delle numerose cariche, una rabbia e una determinazione da parte di una giovanissima piazza antirazzista che hanno fatto di questa giornata un pomeriggio di riscatto".
Un giovane manifestante è stato buttato a terra e ammanettato, mentre un altro è stato ferito alla testa e un terzo è stato arrestato e portato in questura.
Di fronte a tutto ciò è a dir poco vergognoso il commento del deputato PD Matteo Richetti il quale tenta di mettere ancora una volta sullo stesso piano antifascisti e fascisti affermando che: “Chi sta lanciando sassi contro la polizia farebbe bene ad allearsi esplicitamente con Salvini perché gli sta facendo un regalo immenso. E non gli è secondo per violenza e rancore”. Dimenticando che è stato proprio il PD a sdoganare i fascisti e a spianargli la strada per Palazzo Chigi prima con Berlusconi e Fini e ora con Salvini e Di Maio.
 
Forlì
Contestato da centinaia di antifascisti mentre parla dal balcone come fece Mussolini
Dal corrispondente della Cellula “Stalin” di Forlì
Dopo essere stato pesantemente contestato a Modena, e da ministro dell'Interno aver scatenato le “forze dell'ordine” contro i manifestanti, nella serata di venerdì 3 maggio il ducetto Matteo Salvini ha fatto tappa a Forlì nel corso della sua campagna per le elezioni amministrative ed europee del 26 maggio. Infatti anche nella cittadina romagnola si terranno le elezioni comunali per scegliere il successore dell'attuale sindaco Pd Davide Drei, e la Lega appoggia la candidatura di Gianluca Zattini, presente assieme al sottosegretario Jacopo Morrone.
Al di là delle solite sparate razziste e fasciste, che comunque non devono certo diventare “normalità”, quello che ha fatto più scalpore è che Salvini è salito all'interno del Municipio per poi affacciarsi dal balcone e arringare i suoi sostenitori, esattamente dallo stesso balcone da dove il suo maestro Mussolini presenziava e parlava alle adunate in piazza Saffi.
Una analogia che non è passata inosservata anche perché lo stesso ducetto, che per il 25 Aprile ha detto che non celebrava la Liberazione perché “fascisti e comunisti non ci sono più”, ha parlato di “liberazione della Romagna dai comunisti” in occasione delle prossime elezioni amministrative.
Oltre ai sostenitori però Salvini ha trovato in piazza anche centinaia di contestatori che hanno intonato Bella Ciao e che sono rimasti ben oltre la sua partenza a presidiare Piazza Saffi, luogo simbolo di Forlì dove tra l'altro ai suoi lampioni furono appesi i corpi dei partigiani Corbari, Versari, Spazzoli e Casadei uccisi dalle camicie nere ed esposti quale monito alla popolazione. Atto che però fece aumentare il disprezzo verso il fascismo e i fascisti.
 
Prato

PMLI in piazza con bandiera e megafono
Dal corrispondente della Cellula “G. Stalin” di Prato
Nel tardo pomeriggio di sabato 4 maggio il ducetto Matteo Salvini è stato sonoramente contestato a Prato in occasione della sua visita elettorale a sostegno della lista civica di “centro-destra” Daniele Spada sindaco.
In piazza Sant'Agostino, al di fuori della “zona rossa” presidiata da decine di poliziotti e agenti delle Digos in assetto antisommossa, un centinaio di attivisti del movimento Prato antifascista hanno urlato slogan e tenuto comizi volanti contro il caporione fascio-leghista.
Alla contestazione ha preso parte anche il Segretario della Cellula “G. Stalin” di Prato del PMLI, unico Partito presente con bandiera e megafono, a differenza di Anpi, CGIL, PD, PC e PRC che, nonostante gli inviti a scendere in piazza, si sono opportunisticamente defilati con la scusa che si trattava di “un comizio elettorale regolarmente autorizzato”.
Su richiesta degli organizzatori, il nostro potente megafono è stato messo a disposizione dei manifestanti per gli interventi e per rilanciare gli slogan fra cui: “Il governo del cambiamento è solo odio, fascismo e sfruttamento”, “Il decreto sicurezza di Salvini è come le leggi razziali di Mussolini”, “Ma quale sicurezza, quale immigrazione, il nostro problema è la disoccupazione”, “Lega, Salvini, grandi ladroni restituite i 49 milioni”, “I fascisti e chi li protegge non vanno tollerati ma messi fuori legge” e ancora “Salvini razzista Prato non ti vuole”.
 
Scandicci
Combattiva presenza di giovani, Anpi e Comitato Antifascista di Scandicci. Cantata “Bella ciao”, fischi, striscioni ai balconi contro la presenza del ducetto. Contestato anche nel quartiere Galluzzo a Firenze
Redazione di Firenze
Sabato 4 maggio gli antifascisti hanno accolto il comizio elettorale del ducetto Matteo Salvini a Scandicci al canto di “Bella ciao”. Ogni accesso a Piazza della Resistenza era super blindato dai mezzi e dallo schieramento delle “forze dell’ordine”, moltissimi gli agenti in borghese, con un chiaro atteggiamento intimidatorio ma senza successo. Infatti centinaia di giovani, donne con bambini, forze sociali e politiche hanno duramente e coraggiosamente contestato Salvini dimostrando chiaramente che non era benvenuto a Scandicci, città storicamente antifascista.
Il comizio di Salvini, fissato alle 18 a sostegno del candidato sindaco leghista Leonardo Batistini, è cominciato con ben un'ora e mezzo di ritardo. Ma in piazza della Resistenza, che ricorda il sacrificio e l’eroica lotta dei partigiani, già alcuni abitanti hanno “accolto” la manifestazione leghista con degli striscioni appesi ai balconi con scritte come “Mai con Salvini” e “Con Salvini il cambiamento, odio, fascismo e sfruttamento. No al razzismo”.
Il Comitato Antifascista di Scandicci era presente con lo striscione “Unici stranieri i fascisti nei quartieri” e insieme all’Anpi ha iniziato a cantare “Bella ciao” e a lanciare slogan antifascisti. Il lato della piazza dove ferma la tramvia si è riempito di manifestanti di tutte le età in particolare giovani. Immediatamente si sono avvicinati decine di agenti in borghese marcando a vista i manifestanti e nel tentativo di scoraggiarli ha schierato un fitto cordone di agenti in tenuta antisommossa. Ma i fischi, i canti e gli slogan non sono mai cessati. E quando Salvini è salito sul palco la contestazione è esplosa, slogan, fischi e canti, se possibile, si sono levati ancor più forti. I più giovani sono saliti su un muretto con i pugni alzati mentre gli attivisti del Comitato antifascista, che lotta per lo sgombero di CasaPound a Scandicci, hanno intonato “Bella ciao” e gridato “Salvini restituisci i quattrini” in riferimento ai 49 milioni rubati.
Salvini ha accusato il colpo, e verde di bile, nel suo brevissimo intervento ha vomitato insulti a ripetizione sui manifestanti e “battute” sul comunismo tipo “mi fai una foto a quello con la falce e il martello”, “è fantastico nel 2019 credere ancora ai comunisti”, “a Scandicci faremo un museo per i comunisti come i panda in via di estinzione”. Poi, per cercare di raccogliere applausi, ha fatto riferimento a Niccolò Ciatti, il giovane caro a tutti gli scandiccesi ucciso in Spagna, dicendo “che era nel suo cuore”. Ma nei dieci minuti della sua fetida presenza in città gli antifascisti gli hanno fatto capire a chiare lettere che se ne doveva andare assieme al suo nero governo fascista e razzista, come ha fatto una coraggiosa mamma con il suo bambino in braccio che teneva bene in vista un cartello che sui due lati recava scritto “Salvini non ti vogliamo” e “Torna a casa tua”.
Il giorno successivo il “tour” neofascista di Salvini a sostegno del suo candidato sindaco a Firenze, Ubaldo Bocci, è arrivato nel quartiere del Galluzzo. Anche qui la sua parata è stata “guastata” da alcune decine di antifascisti che, tenuti a distanza dalla Digos e dalla polizia, hanno innalzato un lungo striscione con scritto “Galluzzo antirazzista e antifascista” e hanno intonato cori contro il ministro dell'Interno “Not in my name” e “Fascisti, carogne, tornate nelle fogne”.
 
 

8 maggio 2019