Da Nord a Sud sale la protesta contro il caporione fascioleghista
Le piazze antifasciste contestano Salvini
Ovunque sui balconi striscioni contro il ducetto leghista

Da Milano a Firenze, da Salerno a Campobasso, a Napoli a Catanzaro, Avellino, Carpi e in decine di altre piazze del Nord, Centro e Sud Italia sale la protesta antifascista contro il ducetto fascioleghista Matteo Salvini bersagliato da migliaia di manifestanti con slogan, striscioni, cartelli e manifesti portati in corteo e appesi su balconi, finestre e facciate dei palazzi durante le sue adunate elettorali.
Il 18 maggio la Milano antifascista è scesa di nuovo in piazza per esprimere il proprio dissenso nei confronti del ducetto Salvini il quale, a conclusione del suo tour elettorale, ha convocato in Piazza Duomo un'adunata fascista a cui hanno preso parte fra gli altri quasi tutti i caporioni fascisti della destra europea.
Un partecipato e combattivo corteo antifascista è sfilato da Largo Cairoli ai giardini di della Guastalla. Alla manifestazione hanno preso parte anche militanti della Cellula “Mao” di Milano del PMLI con la rossa bandiera del Partito e il cartello con i manifesti “Mettere fuorilegge i gruppi nazifascisti - Applicare la legge n. 645 del 20 giugno 1952” e “Buttiamo giù il governo nero fascista e razzista Salvini-Di Maio” che sono stati super fotografati e i compagni intervistati dall’ANSA e da “Il Giornale.it”. (Vedi articolo a parte).
Il 19 maggio a Firenze oltre tremila manifestanti, fra cui molti giovani, studenti e intere famiglie con bambini al seguito, hanno dato vita in piazza Della Repubblica, a pochi passi dal comizio del ducetto fascioleghista in Piazza Strozzi, a una clamorosa protesta antifascista. Al grido di “Dopo il Matteo di Rignano cacciamo il Matteo padano, Salvini Firenze non ti vuole” accompagnato dal canto di “Bella ciao” i manifestanti hanno coraggiosamente sfidato l'ingente schieramento di polizia posto a protezione dell'adunata leghista. Al presidio ha preso parte anche il PMLI con il cartello e le bandiere del Partito superfotografati e ripresi dai cineoperatori. Subito sono le cariche e le manganellate quando una parte dei manifestanti ha cercato di forzare il cordone di polizia verso la piazza leghista. (Vedi articolo a parte).
L'11 maggio a Catanzaro una clamorosa contestazione popolare ha di fatto impedito al ducetto dei fascisti del XXI secolo di tenere il comizio. A contestarlo, in piazza Della Prefettura, a suon di fischi e slogan c’erano centinaia di militanti antifascisti, studenti, lavoratori, rappresentanti sindacali e perfino i vigili del fuoco arrabbiati “con questo buffone che si appropria di una divisa che non deve sporcare”. Le stesse masse popolari che hanno appeso ai balconi, alle finestre e alla facciate dei palazzi cartelli e striscioni per dire al “ministro della malavita” di andare via, perché “Il Sud non dimentica”, “Catanzaro è antifascista e non ti vuole”, “Locale desalvinizzato”, “Mai con Salvini” e ancora “Mai con Salvini”, “La Lega è una vergogna”, “Catanzaro non si Lega”, “Oja Catanzaro puzza”.
Visibilmente infastidito dalla clamorosa contestazione Salvini cerca di zittire la piazza rilanciando le solite provocazioni anticomuniste contro i centri sociali e i “contestatori di professione” definendoli “Cinquanta sfigati dei centri sociali”, “quattro zecche rosse” e “moscerini rossi”. Ma la contestazione invece di placarsi sale di tono al punto che Salvini deve sgolarsi non poco per far giungere la sua voce tra i suoi sostenitori tra i fischi e gli slogan che lo sovrastano e aumentano di intensità.
Visibilmente infastidito il ministro cambia tattica e cerca di ingraziarsi la piazza indossando una sciarpa del Catanzaro calcio, ma è lì che rimedia la peggiore bordata di fischi e un ammonimento a futura memoria: “Occhio Salvini - dicono fra le risate i manifestanti - l’ultimo a indossare la sciarpe del Catanzaro calcio durante un comizio è stato il governatore Scopelliti e poi lo hanno condannato”.
Dopo meno di mezz'ora il caporione leghista è costretto a interrompere il comizio e prima di scappare via a gambe levate lancia l'ennesima provocazione contro i contestatori: “Andate a fare il volontariato prima di rompere le palle qua. Hasta la victoria siempre e un bel barcone per il Venezuela per tutti, via, sciò”.
Una delle organizzatrici della protesta racconta che: “Salvini è stato fortemente contestato. Una cosa che ci ha colpito è che c’erano molte mamme rom con bambini, molte donne con il velo e ragazzi di colore. Sono rimasti in un angolo ma hanno voluto partecipare a questa manifestazione in cui Salvini è stato malamente fischiato e si è infastidito. Noi siamo meridionali e il Sud non se lo dimentica chi è questo signore e qual è il suo partito di appartenenza. Lui ha semplicemente cambiato il bersaglio: ieri eravamo noi e oggi sono i migranti. Catanzaro ha risposto eravamo più noi dei sostenitori di Salvini”.
A Napoli il ducetto Salvini è stato addirittura costretto ad annullare il comizio
elettorale previsto per il 16 maggio in piazza Matteotti, poi spostato al teatro Augusteo e infine definitivamente cancellato in seguito alla grande mobilitazione popolare e antifascista dei partenopei.
Già nel recente passato a Napoli i cortei anti-Salvini si sono trasformati spesso in scontri di piazza con la polizia. E anche questa volta ad accogliere il vicepremier ci sarebbe stata una nuova distesa di lenzuola e striscioni che avrebbero tappezzato tutta l’area del comizio accompagnata dalla diffusione pubblica del famigerato audio di Salvini a Pontida del 2009. Quello in cui il futuro vicepremier – ancora secessionista – cantava con i militanti il coro contro Napoli e i suoi abitanti (“Senti che puzza, scappano anche i cani...”).
Salvini ovviamente nega che la sua arringa elettorale sia stata annullata per paura di contestazioni; ma certo non è un caso che, a tutt'oggi, nessuno del suo staff ha spiegato le ragioni che hanno indotto il caporione leghista a scappare da Napoli con la coda fra le gambe.
E pensare che nei giorni scorsi Pina Castiello, sottosegretaria con delega al Sud, aveva annunciato che “Il 16 maggio sarà il primo comizio in piazza a Napoli di Matteo Salvini. Segnerà anche l’inizio dello sfratto per De Magistris e per il governatore della Campania De Luca”.
In serata comunque il caporione leghista ha preso parte al comitato per l'ordine e la sicurezza in prefettura e si è beccato almeno in parte la contestazione preparata da centinaia di antifascisti che sono scesi in piazza intonando Bella ciao. Il corteo è partito da largo Berlinguer per raggiungere la Prefettura. Al corteo organizzato dai centri sociali Insurgencia ed Ex Opg Occupato, Rete Napoli Senza Confini e sindacati si sono uniti in tanti. Ma non appena i manifestanti cercano di avvicinarsi alla prefettura immediata arriva la repressione a suon di manganellate, fumogeni e cariche della polizia.
Qualche ora prima anche Potenza accoglie Salvini con gli striscioni sulle facciate: “Togli anche questi”, “il Sud non dimentica”. E ieri Salvini, nel suo spasmodico tour in giro per l’Italia, sente cantargli contro Bella ciao anche a Foggia , dove liquida sprezzante i manifestanti: “Preferisco i Ricchi e poveri”.
Anche a Campobasso Salvini è stato sonoramente contestato e al suo arrivo in città è stato accolto da una selva di striscioni di protesta appesi in centinaia di case e palazzi. La protesta è scattata in seguito al sequestro dello striscione con su scritto “Odio i razzisti: ieri partigiani, oggi antifascisti” effettuato da due vigili urbani presso la sede di proprietà del Comune affittata dall’associazione sportivo-culturale Malatesta della Usip.
La notizia ha fatto subito il giro della città e in poche ore più di 200 balconi di Campobasso hanno partecipato alla protesta dei balconi. Decine di molisani si sono mobilitati per realizzare il proprio striscione anti-Salvini con su scritto: “49 milioni” e “chitemmuort”; “aprite i porti non va male”.
Qualche fischio se lo è beccato anche Bibiana Chierchia, vicesindaca uscente, la quale appena poche settimane si è fatta un selfie con Salvini al Vinitaly pubblicato sul suo profilo Facebook, e ora da perfetta opportunista si è fatta ritrarre addirittura con il pugno chiuso dietro allo striscione “Il Molise resiste ai fascisti”.
Insomma una grande mobilitazione antifascista, spontanea, auto organizzata e a grande partecipazione popolare che il caporione fascioleghista vuole reprimere a tutti i costi mobilitando polizia, carabinieri e perfino i vigili del fuoco. Come è successo ad esempio ad Avellino dove una signora è stata denunciata dalla Digos per aver messo lo striscione “Questa Lega è una vergogna” sul suo balcone. Per non dire del telefonino sequestrato sempre dalla Digos a una giovane salernitana che chiedeva conto delle frasi razziste di Salvini sui terroni; o degli striscioni con la scritta “Non sei il benvenuto” rimosso dai vigili del fuoco a Brembate e quello di Salerno “Questa Lega è una vergogna” sequestrato dalla polizia; a Verona dove la Digos ha filmato un altro striscione issato fuori da un palazzo da un gruppo di manifestanti No Tav con la scritta “Prima gli esseri umani e poi... i 49 milioni” per finire con Umberto Fazzi, 71 anni, pensionato, ex operaio della Carpiplast, che la sera del 14 maggio a Carpi (Modena) è stato arrestato dalla polizia poco prima di un comizio del ministro Salvini. “Mi hanno strattonato, non respiravo. E poi mi hanno lasciato ammanettato in piedi per 40 minuti”. La sua colpa? “Stavo fissando lo striscione ‘Canagliume fascista’ sul tetto di casa di amici”.
Alla repressione fascista bisogna rispondere colpo su colpo e intensificare la mobilitazione per condurre fino in fondo questa grande battaglia antifascista sottraendola a quanti si affannano per appiattirla nella sterile difesa della democrazia borghese per liberare l'Italia dai fascisti del XXI secolo e per buttare giù il governo nero fascista e razzista Salvini-Di Maio che ha dato loro campo libero in ogni settore.

22 maggio 2019