Il fascismo del XXI secolo e come combatterlo

La battaglia politico-culturale per espellere i fascisti di CasaPound dal Salone del Libro di Torino e le contestazioni antifasciste che non danno tregua al ducetto Salvini, inseguendolo per tutto il Paese ovunque vada a spargere la sua sporca propaganda, hanno risvegliato l'attenzione e il dibattito sul pericolo del fascismo in Italia.
Ma non tutti gli antifascisti vedono questo pericolo, incredibilmente nemmeno chi si professa comunista e chi avuto un passato “comunista”. Ci riferiamo a Norma Rangeri, direttrice de “il manifesto” trotzkista, della quale ci siamo occupati sul n. 20 de “Il Boscevico”, e a Marco Rizzo, segretario generale del sedicente partito comunista. Quest'ultimo nell'intervista rilasciata ad Alessandro De Angelis, giornalista del sito Huffington Post diretto da Lucia Annunziata, ha dichiarato che “il fascismo è un fenomeno storico ben delineato. Non bisogna per forza etichettare tutto come fascismo, per inserirlo nella categoria di nemico. E' un errore che la sinistra fa spesso... A furia di evocare il pericolo alla lunga diventerà concreto”. Intanto Rizzo non si è vergognato di stare in mezzo a Simone Di Stefano, segretario di CasaPound, e a Roberto Fiore, segretario di Forza nuova, senza nemmeno attaccarli durante una tribuna elettorale di Rai3.
Ci riferiamo anche a Viola Carofalo, portavoce di Potere al popolo, per la quale si tratta al massimo di una “stretta autoritaria”, e a paolo Flores d'Arcais, direttore di Micromega, che dopo i risultati elettorali del 26 maggio ha scritto: “Ha vinto il pre-fascismo, che non è fascismo, ovviamente, e potrebbe non diventarlo”.
Secondo il PMLI però la questione non è tanto il pericolo fascista, quanto l'esistenza del fascismo. Ne parleremo più avanti.
Come al tempo del movimento dei "girotondi" contro Berlusconi, e dopo il lungo sonno filogovernativo in appoggio ai governi a guida PD di Letta, Renzi e Gentiloni, è il giornale "la Repubblica" a sostenere la realtà del pericolo fascista e a proporsi alla testa, sul piano giornalistico e culturale, di un movimento che si contrappone ai gruppi neofascisti e a Salvini. Lo si è visto con l'ampio risalto dato alla celebrazione del 74° Anniversario della Liberazione, l'unico tra tutti i grandi quotidiani italiani a esporre in prima pagina una grande foto con i partigiani in armi.
Dopo la conclusione della battaglia del Salone del Lingotto il quotidiano diretto da Carlo Verdelli ha riproposto con forza il tema, con un editoriale di Ezio Mauro ("Il fascismo 2.0 e il governo della paura") che sostiene la realtà del pericolo fascista oggi, anche se in forme certamente diverse dal fascismo storico, e chiama a risponderne l'attuale governo con la sua "ferocia xenofoba e fobia securitaria", accusandolo di servirsi di questo "fascismo 2.0" come "una cornice nera per condizionare il Paese, giustificando il governo della paura". Il punto è che l'ideologo di “Repubblica” vede la “reincarnazione” del fascismo nei gruppi neofascisti e non in Salvini al quale addirittura chiede “un giudizio politico” su di essi. Dopo le elezioni, non potendo ignorare come si è comportato Salvini in campagna elettorale, sempre su “Repubblica” ha scritto che “Salvini ha superato furiosamente le colonne d'Ercole della politica italiana e occidentale, spingendosi nel mare oscuro di un'ultradestra che nel dopoguerra non avevamo mai conosciuto”. E' vero, ma allora perché non usare il termine giusto che è quello del fascismo? Perché non dire che Salvini è un ducetto e che aspira a diventare il nuovo duce d'Italia?
Ezio Mauro si propone evidentemente come il nuovo Eugenio Scalfari, dettando la linea giornalistica contro Salvini e i gruppi neofascisti suoi protetti come Scalfari la dettava ai movimenti democratici borghesi contro Berlusconi, le sue leggi indecenti e i suoi scandali. "La Repubblica" riempie così un vuoto che si è venuto a creare nella stampa della "sinistra" borghese con la scomparsa de "l'Unità" e con la defezione de "Il Fatto Quotidiano", troppo schierato in difesa del M5S e di questo governo per ammettere la sua natura fascista, arrivando a negarla perfino per Salvini, e sostenendo anzi che chi lo attacca come fascista lo aiuta a crescere nei sondaggi. La stessa linea espressa dal ducetto Di Maio al giornale di Marco Travaglio, per il quale "non sta tornando il fascismo, piuttosto c'è un innalzamento della tensione determinato da certe dichiarazioni, con piazze che sembrano quelle degli anni '70. Ma questa polemica destra-sinistra serve solo a Salvini e a Zingaretti, per polarizzare lo scontro. Noi Cinque stelle siamo post-ideologici e rappresentiamo il buon senso e la ragionevolezza".
Lo storico dell'arte, ex presidente dell'associazione Libertà e Giustizia, elettore di La Sinistra, Tomaso Montanari, è il più deciso e impegnato tra gli intellettuali della sinistra liberale e cattolica nel riconoscere la realtà del pericolo fascista sotto le nuove forme in cui si presenta oggi e le sue connessioni col governo Lega-M5S, anche se lo attribuisce solo alla Lega e a Salvini mantenendosi ancora ambiguo nei confronti del M5S. Egli è stato, insieme allo storico dell'arte Salvatore Settis, tra i più decisi a boicottare il Salone di Torino, e ultimamente, recensendo su "Il Fatto" il libro del giornalista Claudio Gatti sulle infiltrazioni neonaziste nella Lega fino dalle sue origini, è tornato a battere sulle responsabilità dei governi di "centro-sinistra" e la loro politica liberista nell'aprire la strada al consenso di massa di cui gode oggi Salvini; responsabilità che Ezio Mauro riconosce invece solo fino ad un certo punto, attribuendola solo all'ultima fase del governo Renzi.

I limiti dei democratici borghesi antifascisti
La battaglia antifascista di tutti gli oppositori liberal-democratici a Salvini e ai gruppi neofascisti è apprezzabile, ma è parziale e limitata perché si svolge interamente nel quadro della Costituzione del 1948, come se essa potesse rappresentare un baluardo invalicabile per la politica fascista, razzista, xenofoba e nazionalista del governo e per la preoccupante crescita dei gruppi neofascisti e neonazisti da esso aizzati e protetti, cosa che palesemente cozza contro la realtà dei fatti. Ne è proprio un esempio lampante la recente battaglia al Salone di Torino, dove paradossalmente era proprio l'editore nero di CasaPound ad appellarsi alla libertà di espressione sancita dall'articolo 21 della Costituzione, per rivendicare il diritto di partecipare alla fiera con le sue pubblicazioni inneggianti al fascismo e al nazismo. Spalleggiato di fatto, sempre in nome della Costituzione, dal Comitato organizzatore e da un buon numero di intellettuali della "sinistra" borghese.
Questa Costituzione non può essere un baluardo contro il fascismo perché la XII disposizione transitoria e finale che vieta "la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista" non è mai stata di fatto applicata in oltre 70 anni dalla sua promulgazione, contro le numerose forme che ha assunto via via il fascismo, dal MSI del fucilatore di partigiani Almirante, passando per AN di Fini fino a Fratelli d'Italia della Meloni, né tanto meno oggi contro le organizzazioni apertamente fasciste come CasaPound, Forza Nuova e altre, ammesse perfino alle competizioni elettorali. A dimostrazione che quello che di buono c'è scritto sulla Carta non vale nulla per la classe dominante borghese e i suoi governi.

Siamo in un regime capitalista neofascista
Ma al di là di questo non trascurabile aspetto, il fatto è che questa Costituzione ormai non esiste più, essendo stata demolita da destra in un lungo arco di tempo, a forza di stravolgimenti di fatto e di controriforme da parte dei governi di "centro-destra" e di "centro-sinistra", per costruire passo dopo passo l'attuale seconda repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista, razzista e interventista. Il regime capitalista neofascista in cui da tempo viviamo è quello progettato tra il 1975 e 1976 dal "piano di rinascita democratica" della P2 di Licio Gelli, e attuato pezzo per pezzo principalmente da Craxi, Berlusconi, D'Alema e Renzi. Dunque il fascismo in Italia non è un pericolo ma una realtà con cui occorre fare i conti, e seriamente, ricercando un'intesa tra tutte le forze antifasciste.
L'avvento del governo nero fascista e razzista Salvini-Di Maio lo ha rafforzato, incarognito e imbarbarito, con la persecuzione dei migranti e dei Rom, la chiusura dei porti alle navi delle Ong, l'aumentata repressione delle manifestazioni, in particolare quelle antifasciste, e viceversa la tolleranza verso il dilagare dello squadrismo neofascista e neonazista. A cui si aggiungono la legge sulla "legittima difesa", la liberalizzazione sulla vendita delle armi, la messa in mora del parlamento, il rapporto diretto di stampo mussoliniano tra "il capo" e le masse attraverso l'uso spregiudicato e invasivo dei social media, l'attacco ai giornalisti e ai magistrati non allineati, il manganellamento degli antifascisti che osano contestare Salvini, la polizia che entra nelle case per togliere gli striscioni antiSalvini, le ordinanze dei prefetti sulle “zone rosse”, la sospensione della professoressa di Palermo che ha permesso ai suoi alunni di produrre un video che paragona il decreto sicurezza di Salvini alla legge razzista di Mussolini, il rilancio dell'educazione fascista nelle scuole, il ritorno alla triade mussoliniana "Dio, patria e famiglia" e alla concezione patriarcale, antifemminile e omofoba della famiglia e dei rapporti tra i sessi ispirata direttamente al ventennio fascista.
Mentre intanto sono in gestazione altre pugnalate alla Costituzione già ridotta in brandelli come il "decreto sicurezza bis", la riduzione del numero dei parlamentari, l'assoggettamento della magistratura al governo, l"autonomia differenziata" che spaccherà l'unità d'Italia con la secessione delle regioni più ricche del Nord, e la "flat tax" che abolisce la progressività delle imposte e aumenta a dismisura le disuguaglianze tra ricchi e poveri.
È inutile guardare al passato e ripiegare in difesa di una Costituzione che non c'è più, come non c'è più la repubblica democratica borghese antifascista disegnata su quella Costituzione, perché siamo ormai in una situazione completamente diversa. Siamo in un regime capitalista e neofascista, dove il fascismo si ripresenta e viene allo scoperto sotto nuove forme: il fascismo del XXI secolo, che ha il volto di Salvini e siede direttamente nel governo Lega-M5S.

Dare all'antifascismo un carattere anticapitalista, per il socialismo
Chiedere lo scioglimento dei gruppi neofascisti e neonazisti in base alle suddette disposizioni finali della Costituzione e alle leggi Scelba e Mancino è giusto, e anche noi lo chiediamo, ma lo facciamo in un quadro completamente diverso da un illusorio "ripristino" della Costituzione senza che sia messo in discussione il regime capitalista e neofascista vigente. Appiattirsi su questa Costituzione, che ha sempre consentito ai vecchi fascisti di esistere e agire indisturbati, e a quelli mascherati da democratici di forzarla, stravolgerla e demolirla per impiantare il regime neofascista attuale, fino a partorire in piena "legalità costituzionale" questo governo nero fascista e razzista, significa giocare ad un gioco truccato e perdere la battaglia in partenza.
Se si vuole davvero liberare il Paese dal fascismo occorre andare oltre i limiti angusti e inconsistenti della Costituzione borghese, e dare alla battaglia antifascista un chiaro e solido orizzonte anticapitalista. Il fascismo è una forma della dittatura della classe dominante borghese che essa alterna e mescola con la forma liberale e democratico-parlamentare a suo piacimento a seconda della situazione economica e politica del momento. Fino a diventare prevalente ed esplicita in momenti di forte crisi economica come questo, quando c'è da torchiare fino all'insopportabile i lavoratori e le masse popolari e aumenta il rischio di rivolte sociali. Il nazionalismo patriottardo e imperialista, il razzismo e la xenofobia, da sempre inseparabili dal fascismo, servono appunto a dirottare la rabbia delle masse verso falsi nemici esterni e interni e tenere al riparo la borghesia nazionale e il sistema capitalista che quei mostri porta sempre in grembo.
Nelle attuali condizioni del nostro Paese la lotta contro il fascismo è inseparabile dalla lotta per abbattere la dittatura della borghesia, dare il potere politico al proletariato e conquistare il socialismo. Questo, cioè il cambiamento della marcia società borghese e la conquista di una nuova società fondata sul potere al proletariato, e non l'applicazione di una Costituzione che non c'è più, è l'obiettivo che tutti gli antifascisti conseguenti, devono darsi oggi se vogliono contrastare efficacemente e sconfiggere per sempre il fascismo.
È una questione storica e politica di fondamentale importanza che il PMLI sottopone all'attenzione e alla discussione di tutte le forze politiche antifasciste, delle classi sociali sfruttate e oppresse, a cominciare dal proletariato a cui spetta le direzione della lotta al fascismo del XXI secolo, alle ragazze e ai ragazzi che stanno dando nelle piazze filo da torcere a Salvini e ai gruppi fascisti.
Intanto queste forze, tutti i partiti con la bandiera rossa e la falce e martello, tutte le antifasciste e gli antifascisti, comunque votanti e dovunque collocati, dovrebbero prendere coscienza che Salvini è il ducetto dei fascisti del XXI secolo e che aspira a diventare il nuovo duce d'Italia, che il suo partito, la Lega, è il nuovo partito fascista, che il suo progetto è quello di guidare il governo del regime capitalista e neofascista. Quindi occorre dargli battaglia anche nelle piazze. Non dando retta a chi ancora dopo il risultato elettorale si ostina a negare che in Italia ci sia il fascismo e che la Lega e Salvini siano fascisti. Com'è possibile dopo che tutti abbiamo potuto vedere quell'immagine abominevole ed emblematica di Salvini che bacia il crocifisso e invoca la madonna per sostenere il suo progetto politico?
Come ha detto il Comitato centrale del PMLI fin dalla fondazione di questo governo, che tutte le forze politiche, sindacali, sociali, culturali e religiose antifasciste si uniscano per combattere e abbattere il governo nero fascista e razzista Salvini-Di Maio. Non si può parlare di “onda nera” se poi non si scende in piazza per arrestarla.

5 giugno 2019