Contro il taglio della rivalutazione all'adeguamento al costo della vita, per la sanità e il fondo per la non autosufficienza
Combattivi pensionati in piazza a Roma
Convenuti a Roma da tutta Italia, accompagnati da figli e nipoti. Applauditissimo Massafra denunciato da Salvini per aver detto la verità sullo “sblocca-cantieri”. Pedretti (Cgil): “Risponderemo colpo su colpo ad ogni forma di violenza, intolleranza e fascismo”. Il PMLI diffonde il volantino contro il governo nero Salvini-Di Maio
Proposto lo sciopero generale

L'iniziativa del primo giugno indetta da Cgil, Cisl e Uil ha avuto successo e Roma è stata invasa da 100mila pensionati provenienti da tutta Italia che hanno riempito San Giovanni, la grande piazza di Roma dove storicamente si svolgono le più importanti manifestazioni sindacali nazionali. Pur con un colpevole ritardo i sindacati confederali si sono alfine decisi a lanciare la mobilitazione sul tema delle pensioni.
I pensionati hanno risposto con grande coraggio e seppur non più giovanissimi ma ancora combattivi non hanno esitato a viaggiare su uno delle centinaia di pullman arrivati nella capitale anche dalle più lontane province del Paese e con cartelli, fischietti e bandiere per far sentire la loro voce. La parola d'ordine che ha sovrastato tutte le altre è stata: “i pensionati non sono il bancomat del governo”.
Come quelli precedenti, il governo Salvini-Di Maio considera gli ex-lavoratori uno sportello bancario per prelevare soldi che poi dovranno andare a sostenere impegni come l'abbassamento delle tasse ai più ricchi con la flat tax . Un comportamento da Robin Hood al contrario, come denunciavano molti cartelli esposti in piazza. Il presidente del Consiglio Conte, di fronte alle proteste dei pensionati, li aveva perfino apostrofati come “avari”.
Il riferimento è alla mancata rivalutazione delle pensioni, il tema di più stretta attualità. Nonostante la Corte Costituzionale avesse giudicato incostituzionale il mancato adeguamento (poi aggirato con un escamotage dal governo Renzi) l'esecutivo Lega-5 Stelle con la Legge di Bilancio approvata a gennaio bloccherà le pensioni superiori a tre volte il minimo (1.522 euro lordi al mese, meno di 1.200 netti). Assegni non certo da nababbi, per chi ha lavorato una vita e magari oggi deve aiutare i figli disoccupati o precari.
Il provvedimento riguarderà ben 5 milioni e mezzo di pensionati che dovranno restituire l'adeguamento ricevuto da gennaio a maggio. Il governo si è guardato bene dal far scattare il blocco prima delle elezioni: prima ha fatto votare i pensionati, dopo gli ha tolto i soldi, che frutteranno al bilancio dello stato ben 2,3 miliardi di euro. Altro che cambiamento, il governo Salvini-Di Maio si è comportato esattamente come quelli precedenti: facendo cassa sui pensionati.
La piattaforma rivendicativa di Cgil-Cisl-Uil chiede molto altro: la richiesta di una legge nazionale che aiuti le persone non autosufficienti, il riconoscimento del lavoro di cura svolto prevalentemente dalle donne, la revisione e l'estensione dei lavori usuranti, maggiore sostegno alla sanità pubblica sempre più nel mirino dei tagli alla spesa, la riduzione delle tasse sulle pensioni, quasi doppia rispetto agli altri Paesi europei.
Il segretario dello SPI Cgil, Ivan Pedretti, ha sottolineato che stanno pensando anche ai giovani e dal palco di Piazza San Giovanni ha rilanciato la richiesta di una pensione di garanzia per dare un futuro previdenziale dignitoso alle nuove generazioni. Non ha avuto però il coraggio di chiedere l'abolizione della controriforma Fornero, che evidentemente non rientra nelle rivendicazioni dei sindacati confederali.
Nei loro interventi sia Pedretti sia Landini hanno evocato lo sciopero generale se il governo non darà delle risposte, assai più cauti i segretari nazionali di Cisl, Furlan, e Uil, Barbagallo. Di certo le “rassicurazioni” di Conte e del suo governo lasciano il tempo che trovano; per ottenere qualcosa serve una mobilitazione forte, estesa e incisiva. Mentre sulle bocche dei vertici sindacali la richiesta dello sciopero generale è risultata timida e appena accennata, dalla piazza è stata invece più volte gridata forte e chiara

5 giugno 2019