Sindacati confederali in piazza contro lo “Sblocca cantieri” che liberalizza i subappalti
Il ducetto Salvini querela Massafra (Cgil) che l'ha smascherato

Cgil, Cisl e Uil si sono mobilitati contro il cosiddetto “sblocca cantieri”, fortemente voluto dal nuovo ducetto dei fascisti del XXI secolo Salvini. Forte dei risultati ottenuti dal suo partito alle elezioni europee ha subito indicato questo decreto legge tra le priorità del governo Lega-5 Stelle. A dispetto del nome però non sblocca proprio niente né favorisce l'occupazione, in realtà agevola le infiltrazioni mafiose e riduce la sicurezza sul lavoro.
Martedì 28 maggio a Roma, davanti a Montecitorio la Cgil, assieme a Cisl, Uil e tante altre associazioni come Acli, Arci, Avviso pubblico, Legambiente, Libera, Sos imprese, Centro Pio La Torre, Kyoto club, Gruppo Abele, hanno dato vita a un nutrito presidio per chiedere al parlamento di non convertire il decreto in legge. Lo slogan principale della manifestazione, in una piazza riempita di animali di peluche, è stato: “No alla legge della giungla”,
Intervistato dai giornalisti il segretario della Fillea-Cgil, Alessandro Genovesi, ha sottolineato: “Questo decreto non agisce sulla politica industriale, ma rovinerà la vita dei lavoratori nei pochi cantieri che saranno aperti, si risparmia su salari, sicurezza e formazione. Il massimo ribasso significa che non sapremo chi coordina cosa. Si sta dando il messaggio che si può tornare come 20 anni fa: alla corruzione e alla liberalizzazione dei subappalti”.
Con questo decreto si riesuma la politica cara ai governi passati e in particolare a quelli guidati da Berlusconi che hanno sempre favorito il liberismo edilizio. Al suo interno vi sono degli alleggerimenti burocratici che però sono indispensabili per garantire legalità e trasparenza delle varie operazioni.
Nel dettaglio salta la soglia massima per affidare i lavori in subappalto, da sempre grimaldello principale per le infiltrazioni mafiose. L’emendamento riformulato dalla Lega sospende fino al 31 dicembre 2020 la soglia fissata attualmente dal Codice degli appalti al 30% dell’importo complessivo del contratto di lavori, servizi o forniture. Il decreto inizialmente prevedeva un innalzamento al 50%, con il congelamento di questa modifica, sostanzialmente, si potrà subappaltare fino al 100% dei lavori.
L’emendamento della Lega sospende, tra l’altro, il divieto di ricorrere all’affidamento congiunto della progettazione e dell’esecuzione dei lavori e l’obbligo di scegliere i commissari tra gli esperti iscritti all’albo istituito presso l’Anac. Cosicché chi progetta, esegue e collauda sarà la stessa persona. Viene quindi reintrodotto il massimo ribasso, ma dove risparmia il costruttore? Sulla sicurezza dell'opera e di chi è addetto a realizzarla.
Genovesi ha poi accusato il governo: “stiamo ufficialmente dicendo alla mafia di accomodarsi in ogni appalto”, un invito ad un gran gala per la peggior specie di imprese edili, quelle mafiose, quelle che con la concorrenza sleale si accaparrano i lavori a scapito delle altre ditte regolari, quelle che considerano il salario, i diritti dei lavoratori e la sicurezza semplici optional di cui potersi liberare.
Anche il segretario confederale Cgil Giuseppe Massafra si è espresso duramente accusando l'emendamento della Lega di rimettere in gioco tutte quelle aziende in odor di mafia che, almeno in parte, fino adesso erano state escluse. E ricorda le ricadute sui posti di lavoro: "Quell’emendamento esclude d’indicare in sede di gara, in modo separato, il costo del lavoro dai costi della sicurezza. Il che significa che in un settore colpito quotidianamente da infortuni e morti sul lavoro, come quello delle costruzioni, divenuto uno dei più insicuri di tutto il sistema produttivo, anziché aumentare gli investimenti in strategie per la sicurezza, li si riducono".
Il ducetto Salvini si è così sentito colpito nel segno fino a giungere a querelare Massafra per le sue affermazioni. “Se Salvini vuole querelare 5 milioni di iscritti, quereli tutti ma non scappi dal problema e affronti la questione” ha risposto la Cgil che ribadisce come la proposta di Salvini e della Lega sia “da rispedire al mittente. In nome di investimenti e cantieri senza freni, si aprono grandi spazi per gli affari delle mafie e della corruzione, precludendo ogni forma di trasparenza e di prevenzione”.

5 giugno 2019