Il Tar Toscana boccia le “zone rosse” a Firenze volute della prefetta Lega e da Nardella
Il ducetto Salvini “tuona” contro i giudici e minaccia un nuovo provvedimento liberticida

Redazione di Firenze
Il PMLI ha subito denunciato e richiesto il ritiro immediato delle due circolari fasciste e razziste emesse dalla prefetta di Firenze Laura Lega poiché attaccano le libertà costituzionali e limitano e ledono i diritti fondamentali dei migranti e dei profughi ospiti della città.
La prima circolare approvata a ottobre 2018 riguarda l’obbligo di necessaria presenza degli ospiti nei centri dalle ore 20 alle 8 del mattino, un controllo sui pacchi destinati agli ospiti, per ragioni di sicurezza, per verificare la compatibilità degli acquisti con la situazione economica di “indigenza” dei richiedenti e infine un controllo sulla provenienza e sulla rispondenza ai dettami del codice della strada delle biciclette utilizzate dagli ospiti.
La seconda circolare approvata ad aprile 2019, riguarda l'istituzione delle “zone rosse”, ben 17 tra le quali Fortezza da Basso, Parco delle Cascine, piazza dei Ciompi, piazza del Mercato Centrale e piazza San Jacopino. In queste zone è vietato lo stazionamento di persone che hanno a carico denunce per spaccio, danneggiamento o reati contro la persona, ma anche commercio abusivo su suolo pubblico.
Il provvedimento sulle “zone rosse” è stato finalmente bocciato, grazie ad un'ordinanza del Tar della Toscana che ha accolto un ricorso presentato da un pool di avvocati - Cino Benelli, Adriano Saldarelli e Fabio Clauser - presentato per conto di un giovane, Matteo Innocenti, 38 anni, disoccupato, laureato in filosofia ed esperto in discipline orientali, conosciuto alle “forze dell'ordine” per un piccolo precedente per droga leggera pochi giorni prima che l'ordinanza entrasse in vigore. Innocenti afferma: “mi sono sentito minacciato (dal provvedimento, ndr), al centro del mirino. Non avrei potuto neppure prendere un caffè nella mia piazza, in San Iacopino”.
Fino al 17 maggio, il provvedimento della prefetta è stato applicato in 55 circostanze. La sentenza del Tar afferma che “il provvedimento stabilisce un'irragionevole automaticità tra la denuncia per determinati reati e l'essere responsabile di 'comportamenti incompatibili con la vocazione e la destinazione'”. Gli avvocati di Innocenti infatti hanno ben argomentato le motivazioni del ricorso: “le libertà costituzionali non si possono sacrificare sull'altare della percezione della sicurezza. Si tratta di un provvedimento che la prefetta avrebbe potuto adottare, ma soltanto in presenza di particolari necessità e urgenza. Requisiti che il Tar ha ritenuto non sussistessero”.
Il ducetto Salvini non si è fatto sfuggire quanto accaduto e ha subito “tuonato” contro i giudici del Tar della Toscana affermando che sarà impugnata la sentenza sulle “zone rosse” e anche l'ordinanza con la quale il 23 maggio scorso il Tribunale ha respinto un reclamo del Viminale sul caso di un richiedente asilo che voleva iscriversi all'anagrafe. Salvini ha redatto una “lista nera” di nomi e cognomi tra i quali figura la giudice Luciana Breggia, a capo della sezione specializzata sull'immigrazione e la protezione, “colpevole” di aver respinto il reclamo del ministero, insieme a avvocati dell'associzione Asgi (Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione), al professore dell'Università di Firenze Emilio Santoro e alla presidentessa della seconda sezione del Tar Rosaria Trizzino, entrambi nel collegio dei giudici che hanno bocciato le “zone rosse”. Breggia ha coraggiosamente e giustamente affermato: “Se Salvini se la prende con me o con chiunque altro va bene, è folklore da social. Ma ciò che preoccupa è la logica che c'è dietro a queste dichiarazioni, perché azzera la civiltà giuridica occidentale e preoccupa che al governo ci sia una persona che dichiara guerra ai nessi costitutivi.... che si basano sulla divisione dei poteri”.
Salvini con il suo governo nero fascista e razzista aspira a diventare il nuovo duce d'Italia e tira dritto per la sua strada dichiarando in merito alla questione che il Viminale intende rivolgersi all'Avvocatura dello Stato per valutare se i magistrati che hanno emesso le sentenze avrebbero dovuto astenersi. Insomma la sua mira è quella di imbavagliare i magistrati e in questo caso ridefinire l'ordinanza di Firenze entro le prossime settimane. Per carpire il consenso a livello di massa di questa operazione fascista ha sostenuto che “è veramente assurdo che ci sia qualcuno che ritiene che sia una privazione della democrazia e della libertà allontanare i denunciati, i pluridenunciati per spaccio di droga da alcune zone di Firenze...”.
Il neo rieletto podestà Nardella si è limitato così: “è sorprendente che il ministro pretenda che i giudici si adeguino alle politiche del governo”. Proprio lui che insieme al prefetto per conto del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica aveva varato l'ordinanza affermando ad aprile che “non vanno creati equivoci: non è un provvedimento che lede la libertà di movimento e soprattutto non colpisce i cittadini onesti... è un provvedimento a cui anche noi come Comune abbiamo collaborato attivamente e collaboreremo alla sua attuazione con la municipale... è utile perché rafforza l'azione che le forze dell'ordine stanno già svolgendo sul territorio... è una risposta contingente... che spero possa essere davvero efficace nella lotta ai deliquenti, soprattutto spacciatori”. In pratica si era espresso sulla stessa lunghezza d'onda del ducetto Salvini.

12 giugno 2019