In nome del decreto fascista sulla sicurezza
Il prefetto di Siracusa vieta cortei sindacali

Purtroppo dobbiamo registrare l'ennesimo attacco ai più elementari diritti democratici che lo Stato borghese, almeno a parole, dice di garantire. A pochi giorni dalla sospensione fascista, con relativa decurtazione dello stipendio, della professoressa palermitana, rea di aver lasciato i suoi studenti liberi di giudicare le politiche fasciste del ducetto Salvini, ancora la Sicilia balza “all'onore” delle cronache perché ci sono degli zelanti rappresentanti dello stato che vogliono mettere in pratica le direttive del ministro degli interni.
Il prefetto di Siracusa, tale Luigi Pizzi, nei giorni scorsi ha firmato un'ordinanza che vieta cortei, blocchi e manifestazioni nella zona industriale della città, in particolare nei viali, strade e rotonde che portano al petrolchimico, alle raffinerie e alle fabbriche che si trovano alla periferia nord. Non si tratta di un'uscita estemporanea ma, come ha dichiarato il prefetto, di un atto che si richiama alla “circolare diramata dal capo di gabinetto del ministero dell’Interno”.
In sostanza è una diretta conseguenza del “decreto sicurezza” voluto da Salvini e dal governo, in attesa della “versione due” ancora più fascista che, oltre a perseguire i migranti, favorire l'uso indiscriminato delle armi, restringe la libertà di manifestare ponendo numerosi paletti allo svolgimento di cortei, picchettaggi e blocchi stradali; a meno che a presentarsi nelle piazze siano i provocatori fascisti di CasaPound e Forza Nuova. In quel caso vengono protetti dalle “forze dell'ordine” con cariche e manganellate agli antifascisti.
Tra le motivazioni addotte vi è anzitutto “il diritto alla libertà d’impresa” per cui si vietano assembramenti per evitare “ritardi nelle forniture di carburante ai porti e agli aeroporti della Sicilia orientale” con “il rischio per la sicurezza degli impianti, che richiedono costante manutenzione e non consentono ritardi agli ingressi”, fino ad arrivare alla “considerazione della ormai avviata stagione primaverile-estiva”, ovvero per non disturbare i bagnanti. Della libertà dei lavoratori e degli abitanti di far sentire la propria voce per difendere occupazione e salute al prefetto non importa un fico secco.
L'ordinanza ha fatto arrabbiare anche Cgil, Cilsl e Uil. Considerando le vertenze relative a licenziamenti, chiusure e bonifiche ambientali relative proprio all'area del petrolchimico di Priolo-Augusta, quello del Prefetto si traduce in un vero e proprio divieto di manifestazioni sindacali. Secondo Michele Pagliaro, della Cgil Sicilia:“è evidente che si respira aria di limitazione delle libertà democratiche... di un clima di repressione che si spinge fino alla contestazione delle legittime opinioni e di chi ne garantisce l’esercizio”.
In risposta all'ordinanza fascista è stato organizzato un sit-in sotto la Prefettura di Siracusa, organizzato dal “Movimento aretuseo per il lavoro, la sicurezza e le bonifiche”, insieme al Comitato stop veleni, a cui ha aderito anche la Cgil. Nel volantino che è stato distribuito si leggeva : “Signor Prefetto, per un attimo si metta la tuta blu e passi da questo lato, quello del popolo bistrattato, che giornalmente viene buttato fuori dai cancelli, in mezzo ad una strada, dopo una vita di lavoro o che pur lavorando continuamente è precario da una vita, o di chi costretto per necessità ad accettare una paga globale di 5 euro l’ora”.
Esponenti politici e sindacali, lavoratori e cittadini sottolineano come nella storia sindacale della zona industriale di Siracusa, neanche nei momenti di scontri sociali più duri, si sono assunti provvedimenti restrittivi, e così forti e gravi. Del resto in quanto a fascismo e razzismo il governo Lega-5 Stelle supera perfino gli esecutivi presieduti dal neoduce Berlusconi. Non dobbiamo ascoltare chi intende negare o sminuire la gravità di questa repressione fascista, dobbiamo invece rispondere colpo su colpo alzando la mobilitazione fino a buttar giù il governo nero Salvini-Di Maio.
 
Il sit-in davanti la prefettura di Siracusa contro l'ordinanza fascista

12 giugno 2019