Provvedimento fascista e antisindacale
Il questore di Prato allontana dalla città due sindacalisti Si Cobas

In risposta alla coraggiosa lotta degli operai della tintoria Fada di Prato, caratterizzata da oltre 16 giorni di scioperi e violente repressioni poliziesche, il questore di Prato, Alessio Cesareo (lo stesso che il 23 marzo scorso in combutta con la prefetta Rosalba Scialla e il ducetto Salvini ha autorizzato la manifestazione di Forza Nuova per celebrare il 100° anniversario della fondazione del partito fascista) si è reso protagonista di un nuovo provvedimento di stampo mussoliniano per colpire ulteriormente le lotte dei lavoratori e dei diritti sindacali.
Cesareo ha infatti firmato i fogli di via dalla città di Prato per i due coordinatori territoriali del S.I. Cobas, Luca Toscano e Sarah Caudiero. I due giovani sindacalisti potranno frequentare la città toscana solo per svolgere il loro lavoro e dopo aver comunicato la loro presenza alla questura. Il provvedimento resterà in vigore per tre anni.
In un appello le RSA S.I. Cobas esprimono “indignazione e preoccupazione per i provvedimenti di limitazione delle libertà personali disposti dalla Questura di Prato nei confronti di Luca Toscano e Sarah Caudiero, entrambi responsabili territoriali del sindacato Si Cobas”.
Il divieto al rientro nel territorio del Comune di Prato per due attivisti sindacali è un fatto inedito ed è l'ennesima conferma che viviamo in un regime neofascista.
“L’accusa di 'pericolosità sociale' – continua l'appello - riferita all’esercizio del diritto di organizzazione sindacale nonché del diritto di sciopero, infatti, non può che essere letta come un attacco a quelli che sono e – devono continuare ad essere considerati – pilastri della vita democratica dei nostri territori.
Riteniamo paradossale il fatto che ai due sindacalisti destinatari di 'Foglio di via obbligatorio' sia contestato in particolare l’attivismo nel contrasto ai gravissimi fenomeni di illegalità, sfruttamento e caporalato che continuano a caratterizzare in maniera importante il settore del tessile pratese, ed in particolare quello a conduzione cinese: un vero e proprio cancro contro cui la sindacalizzazione dei lavoratori e gli scioperi di questi mesi si sono dimostrati un'importantissima cura ed anticorpo.
Solo poche settimane fa, dopo 16 giorni di sciopero, si chiudeva positivamente la vertenza dei lavoratori della Tintoria DL con un accordo che portava alla regolarizzazione dei lavoratori impiegati 'a nero', il ripristino della legalità in materia di lavoro e l’applicazione del CCNL, superando quindi una condizione gravissima di caporalato (ed evasione fiscale e contributiva) denunciata dai lavoratori.
Un fatto importante capace di aprire nuove speranze e possibilità nella direzione della riaffermazione della dignità del lavoro sul territorio di Prato.
Un fatto che, incredibilmente, diventa invece il principale sintomo della supposta pericolosità sociale dei due sindacalisti nella incomprensibile narrazione della Questura.
Il tentativo di ascrivere a fattispecie da codice penale l’attività sindacale, o addirittura – come in questo caso – l’utilizzo di 'misure di prevenzione' ereditate dal ventennio fascista, segnalano una tendenza inaccettabile a voler considerare, ridurre e trattare i conflitti sindacali come un fatto di ordine pubblico.
Richiediamo quindi al Prefetto di Prato, a cui i due sindacalisti hanno annunciato l’intenzione di voler presentare ricorso gerarchico, di annullare ogni effetto dei suddetti provvedimenti e di garantire quindi il libero esercizio dell’attività sindacale e del diritto di sciopero sul territorio pratese”.

12 giugno 2019