L'Unione africana sospende il Sudan dei militari golpisti
Continua la lotta delle masse per un governo civile

 
L’Unione africana ha deciso il 6 giugno di sospendere il Sudan dall’organizzazione con effetto immediato “fino all’effettiva creazione di un’autorità di transizione civile, la sola via per uscire dall’attuale crisi”. L’annuncio era stato dato dopo la riunione d’emergenza dell'organizzazione degli Stati africani tenutasi ad Addis Abeba che tra l'altro ha incaricato il premier etiope Abiy Ahmed di svolgere un ruolo di mediazione tra i militari golpisti e le opposizioni che avevano indetto uno sciopero generale a sostegno della richiesta di dimissioni del regime militare e della formazione di un governo civile. Quella richiesta avanzata con manifestazioni di piazza da subito dopo la defenestrazione del precedente regime di Omar al-Bashir e negata dai militari golpisti che inviando le milizie il 3 giugno a compiere il massacro dei manifestanti che continuavano nell'assedio al quartier generale dell’esercito a Khartoum pensavano di terrorizzare e ridurre all'impotenza l'opposizione. Il disegno del capo del Consiglio militare di transizione (Tmc), il generale Abdel Fatah al-Burhan è quello di traghettare definitivamente e senza impicci il Sudan verso l'alleanza coi paesi suoi protettori, dall'Arabia Saudita ai sionisti di Tel Aviv.
Il bilancio del massacro del 3 giugno è stato aggiornato dall'associazione dei medici sudanesi a ben 118 manifestanti uccisi e 500 feriti. ma le opposizioni avevano tenuto la piazza e proclamato nuove manifestazioni e uno sciopero generale. Raccogliendo infine il sostegno dell'Ua che si è fatta carico di trovare una mediazione tra il Tmc e la coalizione delle Forze per la libertà e il cambiamento (Ffc). Mahmoud Dirir, l’inviato del premier etiope Ahmed, iniziava la sua missione a Khartoum e il 12 giugno otteneva dalla giunta militare l’impegno a liberare i prigionieri politici e a riprendere il dialogo coi rappresentanti delle opposizioni interrotto dopo il massacro di Khartoum. Il Ffc accettava di fermare lo sciopero generale in atto da tre giorni e a sospendere una protesta efficace tanto che nei tre giorni dello sciopero si registravano strade deserte, mezzi di trasporto bloccati, negozi chiusi e uffici vuoti. Non fidandosi delle promesse della giunta militare il Ffc invitava i comitati di quartiere a non abbassare la guardia e a tenersi pronti a una ripresa dello sciopero.

19 giugno 2019