Da “comunista” a giullare del regime neofascista
Il salottiero trotzkista Bertinotti come Peppone di Guareschi

Conosciamo bene la passione salottiera dell'ex "comunista" Fausto Bertinotti, che pur ritiratosi a vita privata non si lascia scappare un'occasione per comparire nei salotti televisivi e nelle occasioni mondane, ma che per far parlare di sé fosse capace di fare anche il pagliaccio vestendo i panni di Peppone, il sindaco del PCI nell'Emilia del dopoguerra messo alla berlina dallo scrittore monarchico e anticomunista Guareschi nella sua saga su Don Camillo, francamente non arrivavamo a immaginarcelo.
E invece non si è fatto mancare neanche questo, partecipando il 16 febbraio scorso al teatro Verdi di Busseto a uno spettacolo organizzato dall'Arcidiocesi di Bologna, rievocativo del celebre duo creato dal fu direttore del settimanale satirico di simpatie monarco-fasciste "Candido". E soprattutto facendosi fotografare insieme al vescovo di Bologna, Matteo Zuppi, quali novelli Don Camillo e Peppone, reggendo insieme il ritratto dei due personaggi nel cortile della casa museo di Guareschi.
Questa nuova pagliacciata del giullare del regime neofascista non avrebbe neanche meritato di essere commentata, se non fosse che riabilita e addirittura omaggia scientemente uno dei giornalisti più convintamente anticomunisti dei tempi della "guerra fredda", tanto da aver coniato lo stereotipo dei "comunisti trinariciuti" e ideato parecchi degli slogan e manifesti più ferocemente anticomunisti utilizzati dalla DC nelle elezioni del 1948. Non a caso, al di là dell'apparente bonarietà dei suoi due personaggi rivali, è sempre Don Camillo ad averla vinta su Peppone, dipinto costui tanto più ottuso e ridicolo quando difende i suoi principi politici, quanto più "umano" e simpatico quando cede alla forza e alle ragioni del prete.
Guareschi è anche colui che fra l'altro lanciò per primo la campagna diffamatoria della Resistenza e dei partigiani sui "crimini" degli antifascisti nel "triangolo rosso" emiliano, che alcuni decenni dopo venne riesumata dal rinnegato Occhetto per accelerare la liquidazione del PCI revisionista, da pennivendoli anticomunisti senza scrupoli come Pansa e dall'intero regime neofascista per riabilitare i fascisti repubblichini e decretare il superamento dell'antifascismo.
Bertinotti tutto questo non può non saperlo, e perciò è molto grave che in nome del dialogo tra marxisti e cattolici, come vuol far credere con questa sceneggiata insieme al vescovo di Bologna, si sia prestato a questa ennesima operazione anticomunista esaltando di fatto uno come Guareschi, che, proprio per l'abilità della sua penna e la popolarità dei suoi personaggi che egli tanto ammira, è stato uno dei più efficaci strumenti della propaganda anticomunista del dopoguerra.

26 giugno 2019