Sfilano in 15mila a Roma per il diritto alla casa e in difesa dei centri sociali
Anche i bambini e gli anziani in piazza

Il 22 giugno oltre 15mila manifestanti sono scesi in piazza a Roma per il diritto alla casa e in difesa dei centri sociali e contro gli sgomberi annunciati dalla sindaca Cinquestelle Raggi e dallo “sceriffo” del Viminale, il ducetto Salvini.
Un lungo e combattivo corteo organizzato da più di 50 realtà tra centri sociali, movimenti per il diritto all’abitare e associazioni, riuniti in un unico comitato organizzatore “Roma Non Si Chiude” che si batte per “una Roma alternativa a quella che vogliono imporci e che fa dell’antifascismo, dell’antirazzismo, dell’anti-sessismo la propria bandiera”.
La grande mobilitazione è stata messa in campo proprio per dare un segnale unitario a chi minaccia di mettere fine a “esperienze di mutualismo, di inclusione e di giustizia sociale”.
Il corteo è sfilato da piazza Vittorio Emanuele alla Colonna Traiana, al grido di: “Roma non si chiude! Per una città aperta, solidale e contro gli sgomberi”.
Nello striscione di apertura, il ducetto Salvini è raffigurato come uno sceriffo “tutto decreti, selfie e distintivo”. E poi altri striscioni, slogan e cartelli contro il governo e il ducetto Salvini in particolare, fra cui uno striscione con su scritto “Legittima difesa con ogni mezzo necessario” portato in corteo dai profughi curdi in risposta al ministro degli Interi Salvini che con una circolare ordinava “lo sgombero con ogni mezzo necessario”.
Alla manifestazione hanno aderito anche i sindacati per la casa dell’Unione sindacale di base (Asia- Usb) e dell’Unione Inquilini, segnando la nascita di un nuovo fronte contro “disuguaglianze e povertà”. In piazza anche molti anziani italiani, costretti a occupare per necessità, accanto ai giovani liceali del Socrate, agli attivisti del Nuovo cinema palazzo, Acrobax, la Casa delle donne “Lucha y Siesta”, l’occupazione in via Cardinal Capranica, Cub, i centri sociali, Action-Diritti in movimento, gli studenti del collettivo Link delle tre università capitoline, la comunità sudanese di via Scorticabove che è stata sgomberata proprio pochi giorni fa e i 140 nuclei familiari (fra cui oltre 100 bambini) che abitano dall’aprile del 2013 gli ex uffici in via del Caravaggio in mobilitazione permanente per evitare lo sgombero già previsto nelle prossime settimane.
Assenti tutti i partiti parlamentari borghesi con alla testa il PD e i sindacati confederali con alla testa la Cgil che in un primo momento avevano dato la loro adesione alla protesta ma poi si sono tirati fuori.
“Nell’elenco delle 24 occupazioni da sgomberare a Roma ci sono centri sociali, case, biblioteche – denunciano gli organizzatori del corteo - Sono luoghi spesso strappati all’abbandono, diventati punti di riferimento per migliaia di persone che qui trovano servizi altrimenti assenti nei loro quartieri. Per centinaia di persone questi luoghi sono l’unico accesso a una casa, che è un diritto inalienabile della persona. Non parliamo solamente di luoghi fisici: questi spazi sono strumenti con cui costruiamo cultura e aggregazione attraverso la partecipazione, l’autogestione e l’inclusione... La famigerata lista è un tassello di un disegno più ampio del governo, e del Ministro Salvini in particolare, che vuole cancellare con un colpo di spugna tutto quanto è fuori dal suo controllo, fuori dai suoi binari: per questo è importante che tutte e tutti capiamo che una Roma senza questi spazi è una Roma più povera e più triste”.
Adesso “Siamo alla resa dei conti – denunciano ancora alcuni organizzatori delle varie occupazioni - Salvini continua a fare propaganda, siamo migliaia di uomini e donne in emergenza abitativa. Sarà una estate caldissima, ci difenderemo con ogni mezzo necessario... Il problema della casa riguarda anche il ceto medio dei piani di zona, i residenti nelle case popolari del Comune nel centro storico, che il Comune vuole vendere sfrattando gli inquilini”.

26 giugno 2019