Uomini di Salvini
Arrestati per corruzione padre e figlio Arata
I rapporti con Nicastri, finanziatore del boss latitante Messina Denaro

Con l'accusa di “intestazione fittizia, corruzione e autoriciclaggio”, il 12 giugno su ordine della procura di Palermo sono finiti in carcere Paolo Arata, ex parlamentare di Forza Italia, l’esperto di energia che due anni fa Matteo Salvini aveva chiamato a stilare il programma della Lega; Vito Nicastri, il boss dell’eolico ritenuto dagli inquirenti il finanziatore della latitanza del super boss mafioso Matteo Messina Denaro; e i loro rispettivi figli, nonché soci in affari: Francesco Arata e Manlio Nicastri.
Secondo la procura di Palermo, il sodalizio politico mafioso fra gli Arata-Nicastri poggia su una montagna di finanziamenti pubblici destinati alle energie alternative e ottenuti a suon di mazzette dagli “attuali influenti contatti con esponenti del partito della Lega”.
A Nicastri, Arata senior offriva la disponibilità del senatore fascio-leghista Armando Siri, l'ex sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti, il primo esponente del cosiddetto “governo del cambiamento” a essere indagato nella tranche romana dell’inchiesta per il gravissimo reato di corruzione perpetrato durante lo svolgimento delle sue funzioni ministeriali e costretto a dimettersi l'8 maggio scorso. Secondo i Pubblici ministeri (Pm) romani Paolo Ielo Mario Palazzi Siri avrebbe intascato una mazzetta da 30 mila euro per inserire nella manovra economica del governo un emendamento ad hoc per favorire il gruppo degli Arata-Nicastro e sbloccare i lauti finanziamenti pubblici destinati alla sviluppo delle energie pulite e in particolare del cosiddetto mini-eolico.
Non solo. Secondo l'accusa l’ex sottosegretario fascio-leghista, ex collaboratore di Craxi, stimatissimo dal mafioso Marcello Dell’Utri, già condannato il 20 maggio 2014, davanti ai giudici del Tribunale di Milano, a 2 anni e 6 mesi di reclusione poi ridotti a 1 anno e 8 mesi in seguito a patteggiamento per bancarotta fraudolenta e sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte in seguito al fallimento pilotato della sua società, Mediaitalia srl per un totale di 162 mila euro tra imposte e contributi non versati; prima di essere nominato responsabile economico della Lega da Salvini avrebbe tentato altri accordi corruttivi sia a livello locale che nazionale, quando ancora non era sottosegretario.
L’antivigilia di Natale del 2017, Nicastri voleva piazzare un suo amico ex deputato dell’Udc, Francesco Regina, all’interno di un assessorato del neo governo regionale di centrodestra, per controllare tutto l'iter delle pratiche inerenti l'eolico. Arata assicurò che aveva l’uomo giusto a Roma per intervenire. Quella fu la prima volta che il consulente di Salvini mise in campo Siri. “L’ho appena chiamato — assicurò a Nicastri — Mi ha detto che si è interessato”. Ma poi, la partecipazione della Lega alla giunta Musumeci saltò. E saltò pure la raccomandazione per sistemare l’amico del boss dell’eolico in Sicilia.
A maggio scorso, il senatore fascio-leghista a disposizione della cosca dell'eolico Arata-Nicastri riuscì persino a modificare il programma della Lega per fare contento Arata, ambasciatore di un’altra richiesta di Nicastri: inserire un paragrafo sul biometano per sbaragliare una deputata grillina che stava facendo saltare un investimento nel cuore della provincia di Trapani.
“Accordi corruttivi” fra Arata e Siri, ribadiscono il procuratore aggiunto Paolo Guido e il sostituto Gianluca De Leo di Palermo e che, secondo i Pm romani, chiamano direttamente in causa non solo il ducetto Salvini ma anche il “Gianni Letta” dei leghisti, il sottosegretario Giancarlo Giorgetti.
Il primo è chiamato a chiarire i suoi stretti rapporti con gli Arata e in particolare col capofamiglia il quale, dopo aver beneficiato di una serie impressionante di favori e agevolazioni governative, ad agosto scorso, era stato proposto proprio da Salvini alla guida della presidenza dell’Authority dell’energia, cioè controllore di se stesso, e in palese conflitto d’interessi con la sua attività imprenditoriale; mentre il secondo, Giorgetti, deve spiegare i motivi che lo hanno spinto alla recente assunzione dell'altro figlio di Arata, Federico, estraneo all’indagine siciliana, a Palazzo Chigi come “esperto” del Dipartimento per la programmazione economica, il Dipe che fa capo proprio al sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti.
Forse perché Federico Arata, considerato ormai organico alla Lega, è anche un seguace dell’internazionale sovranista che fa riferimento a Steve Bannon, ex guru di Donald Trump, e in questa veste ha organizzato il viaggio nel dicembre 2017 del ducetto Salvini negli Stati Uniti, facendo da ponte tra lui, Steve Bannon e Donald Trump?
“Accordi corruttivi” e agganci politici con la Lega che Arata stesso “li sbandierava spesso e ne informava puntualmente Nicastri”.
La prova, per i Pm di Palermo sta in una conversazione del 23 dicembre 2017 in cui “Nicastri sollecitava Arata a far intervenire il senatore Armando Siri in relazione a un sostegno nei confronti di una persona dagli stessi sponsorizzata”. E forse il riferimento è alla necessità di piazzare un candidato nella lista della Lega in Sicilia.
Si tratta di una vera e propria "dote" di relazioni politiche “che derivavano dalla precedente militanza politica di Arata — scrive il Gip di Palermo nell'ordine di arresto — come deputato di Forza Italia” e molto utile a sviluppare a suon di mazzette nuovi affari nel settore dell’energia. Arata infatti è intimo di Alberto Dell’Utri, fratello di Marcello, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, e ciò gli permette di arrivare direttamente negli uffici del presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè di cui Arata, nel corso di una intercettazione dice: “Non è uno stinco di santo però io sono sponsorizzato. Da Turano (assessore alle Attività produttive, ndr ) sono stato portato da Gianfranco, da Dell’Utri”. E ancora: “Mercoledì vado da Turano, Miccichè gli ha dato le disposizioni”.
Arata si vanta pubblicamente non solo dei suoi altolocati contatti coi vertici della Lega ma anche delle sue altolocate amicizie in Vaticano. Dell’esperienza ventennale all’estero: “Il piano energetico degli Stati Uniti e quello dell’Arabia Saudita li ho fatti io”.
Arata ricorda con orgoglio anche il suo ruolo di tecnico al fianco dall'allora ministro della Marina Mercantile Calogero Mannino, nel 1981.
Amicizie sempre “onorate” e rimaste intatte nel tempo, tanto che l’anno scorso il boss dell'eolico è andato proprio a casa di Mannino per farsi aprire le porte della Regione siciliana.
Non a caso due anni fa alla convention di Piacenza per il programma della Lega, Arata ribadiva, e Salvini annuiva: “L’eolico, realizzato da piccole realtà locali e non dalle multinazionali, è la vera risorsa per lo sviluppo del paese”.
Nel suo libro paga Arata aveva anche il dirigente dell'Ars Alberto Tinnirello, il capo di gabinetto, Vincenzo Palizzolo, e tre dirigenti dell'assessorato al Territorio, tutti ai domiciliari accusati a vario titolo di corruione e abuso d'ufficio.

3 luglio 2019