Contro gli attacchi di Salvini alla gip Alessandra Vella che non ha confermato l'arresto della comandante della Sea Watch 3
ANM e togati del CSM difendono la gip di Agrigento dagli attacchi di Salvini
Luca Ponzi: “Nessuno ci ha mai intimiditi. Nemmeno le pallottole e il tritolo”
Il duce Salvini: “I magistrati non possono dare lezioni di morale”

 
Matteo Salvini ha digerito davvero male la decisione della gip di Agrigento Alessandra Vella con la quale quest'ultima, con un'ordinanza peraltro ineccepibile anche da un punto di vista tecnico, ha deciso di non convalidare l'arresto della comandante della Sea Watch 3, Carola Rackete: “nessuno mi toglie dalla testa - ha scritto su Facebook il duce in divisa poliziesca Salvini - che quella di Agrigento è una sentenza politica “. Ha poi aggiunto, rivolgendosi direttamente e sprezzantemente alla magistrata agrigentina: “togliti la toga e candidati con la sinistra” .
Seguendo quindi una logica da regime fascista di Mussolini, il quale storicamente mise il bavaglio alla magistratura ordinaria riducendo di fatto i giudici e i pubblici ministeri a servi di quel regime, il duce dei fascisti del XXI secolo Salvini rincarava la dose in un video pubblicato ancora su Facebook, dove egli diceva testualmente che “sentenze come queste vanno contro l'Italia “: perdonando l'ignoranza giuridica e non solo di Salvini e dei suoi accoliti che lo consigliano male - non si tratta infatti di una sentenza (atto giudiziario che definisce un grado di giudizio) bensì di un'ordinanza (atto giudiziario pronunciato all'interno di un grado di giudizio o, come nel caso in esame, all'interno di un procedimento cautelare) - non si può fare a meno di notare che il leader leghista accusa addirittura la dott.ssa Vella di avere deliberatamente danneggiato, con il suo provvedimento, gli interessi del nostro Paese.
Di fronte all'inaudito, sbilanciato e inedito attacco contro un magistrato da parte di uno degli uomini ufficialmente più potenti d'Italia - il ministro e vicepremier dell'Interno - ha reagito il sindacato unico dei magistrati, l'Associazione Nazionale Magistrati, il cui presidente Luca Ponzi ha affermato che “nessuno ci ha mai intimidito. Non le pallottole, non il tritolo, non le oscene manifestazioni della politica sulle scalinate di questo tribunale ”.
L'Associazione Nazionale Magistrati in una nota ha poi duramente condannato i “commenti sprezzanti verso una decisione giudiziaria, disancorati da qualsiasi riferimento ai suoi contenuti tecnico-giuridici, che rischiano di alimentare un clima di odio e di avversione, come dimostrato dai numerosi post contenenti insulti e minacce nei confronti del gip di Agrigento pubblicati nelle ultime ore ”.
È infatti accaduto che il durissimo attacco personale di Salvini alla Vella abbia suscitato nei social network un clima di delegittimazione, di odio e di disprezzo personale nei confronti del magistrato giudicante, la quale ha ricevuto minacce fasciste e antifemminili da parte di accoliti salviniani i quali, ben lungi dall'avere compreso le ragioni della decisione giurisdizionale, sono stati fomentati dalle parole che il duce in divisa poliziesca aveva rivolto contro la gip siciliana, un fatto assolutamente inaccettabile da parte di un qualsiasi democratico.
Anche a seguito di tali gravissimi fatti i componenti togati del Consiglio Superiore della Magistratura hanno chiesto l’apertura di un fascicolo avente a oggetto la tutela dell’indipendenza ed autonomia della giurisdizione, con particolare riferimento al giudice Vella.
Sprezzante è stata la risposta di Salvini, il quale fa espresso riferimento allo scandalo che ha investito recentemente l'alta magistratura ordinaria italiana e il Consiglio Superiore della Magistratura, ma che nulla ha a che vedere con la decisione di Alessandra Vella: “io non entro in casa altrui - ha scritto su Facebook l'aspirante duce d'Italia - però con quello che stiamo leggendo sulle spartizioni di poltrone e procure a cura di qualche magistrato penso che siano gli ultimi che possano dare lezioni di morale a chiunque ”.
Il fatto che Salvini evochi tale scandalo per criticare la decisione giurisdizionale di Alessandra Vella è inaccettabile per almeno due motivi: il primo è che lo scandalo ha investito l'alta magistratura ordinaria per l'attribuzione di poltrone ben più importanti rispetto al modesto incarico di GIP di provincia del giudice Vella, il secondo è che nella responsabilità per il gravissimo scandalo c'è un concorso di colpa alla pari tra politica borghese e magistratura, con magistrati ambiziosi di fare carriera che si raccomandano al santo politicante di turno per piazzarsi in posti chiave di grosso prestigio e potere oltre che splendidamente remunerati, dai quali poi ovviamente, una volta giunti, avranno più di un occhio di riguardo nei confronti dei loro compagni di merende politici che li hanno aiutati.

10 luglio 2019