Denuncia del Forum dell'acqua
L'art. 24 del “decreto crescita” pone le premesse per la privatizzazione dell'acqua

 
Nel giugno del 2011, 26 milioni di italiani fra i quali 270.000 lucani, si dichiararono a favore dell’acqua pubblica vincendo il referendum sulla ripubblicizzazione del servizio idrico.
Nonostante la prima stella del movimento del ducetto Di Maio sia dedicata (sulla carta) proprio a questo, il suo governo nero a braccetto con Salvini sta portando a compimento il più grande processo di privatizzazione dell’acqua dell’intera Europa attraverso la trasformazione dell’EIPLI (Ente Irrigazione Puglia, Lucania ed Irpinia) da Ente Pubblico in Società per Azioni, ossia in una società di capitali di diritto privato.
L’EIPLI infatti fu istituito nel 1947 per realizzare le infrastrutture idriche di questo vasto territorio, costruendo invasi, opere di captazione di sorgenti e centinaia di chilometri di reti di adduzione a valenza interregionale.
Fu proprio il secondo governo Prodi che nel 2007 avviò il processo di privatizzazione decidendo di trasformare l’EIPLI in S.p.a. partecipata dallo Stato e dalle tre regioni. In seguito tutti i governi successivi hanno confermato questa linea, ma c’è voluto il governo Monti nel 2011 per dargli gambe, stabilendo la definitiva soppressione dell’Ente e la sua messa in liquidazione, trasferendone funzioni e struttura.
Con la legge di stabilità del 2018 il governo Gentiloni ribadì il trasferimento di funzioni e risorse dell’EIPLI ad una società costituita dallo Stato e dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e partecipata esclusivamente soltanto dalle regioni Campania, Puglia e Basilicata, ma un attimo dopo arrivò la tanto auspicata apertura ad accogliere anche altre società operanti nel mezzogiorno, inclusi colossi multinazionali come ACEA, SUEZ e VEOLIA, già presenti nel sud e da tempo interessati ad estendere la propria influenza all’intero distretto idrografico dell’Appennino Meridionale mediante la creazione di un gestore unico.
In perfetta continuità con il passato, dunque, ecco l’ultima accelerazione contenuta nel “Decreto Crescita” tramite cui il governo nero Salvini-Di Maio a maggioranza giallo-verde, si tuffa nella costituzione della nuova S.p.a. dell’acqua.
Alcuni pentastellati hanno cercato di arrampicarsi sugli specchi, presentando emendamenti che sono stati o ritirati come il n. 24.2 dell’on. Gallo che proponeva la soppressione della norma originaria dalla quale scaturiva la privatizzazione stessa, oppure rinviati a data da destinarsi, ma la realtà dei fatti smaschera i 5 Stelle mostrando nitidamente l’ingresso del sistema idrico in questione nel pieno regime di mercato, proprio per mano dello stesso movimento che, visto lo stallo pluriennale, avrebbe potuto retrocedere da una scelta scellerata fatta dai governi passati impedendo la privatizzazione dell’EIPLI; avrebbe potuto far approvare anche la stessa legge sull’acqua pubblica redatta in collaborazione con il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua e firmata dalla pentastellata Federica Daga che è ferma da mesi in Commissione Ambiente della Camera.
Per paradosso, la stessa Daga è anche la firmataria dell’emendamento al decreto Crescita sull’EIPLI, e ha annunciato con soddisfazione che nel provvedimento “Si vieta esplicitamente che si possano cedere a soggetti privati quote di partecipazione della nuova società per azioni, mantenendo la proprietà nelle mani del ministero dell’economia e delle regioni interessate”.
Un'affermazione che è stata immediatamente demolita dal Forum che per voce di padre Alex Zanotelli afferma: “Prevedere, in continuità con tutti gli altri governi, di costituire una Spa significa mettere le premesse per la futura privatizzazione poiché, utilizzando strumenti legati a logiche di mercato, cosa impedirà nel medio periodo di sopprimere il divieto di cedere quote ai privati?”.
Concordiamo col Forum poiché anche a noi appare chiaro che questo provvedimento anticostituzionale ed antipopolare che è stato proposto e che adesso sta per concretizzarsi ancora una volta senza nessun coinvolgimen della comunità locali, strizza l’occhio al futuro gestore unico del Sud Italia, appetibile dai noti colossi multinazionali come i già citati ACEA, SUEZ e VEOLIA.
Si mobilitino adesso i movimenti per l’acqua, e noi saremo ancora una volta in prima linea per dar loro il nostro militante contributo per rendere l’acqua interamente pubblica e non una semplice merce dalla quale estrarre profitto privato; allo stesso tempo riflettano gli ambientalisti che sono caduti nella trappola elettorale di quel Movimento 5 Stelle che sta collezionando una innumerevole serie di tradimenti proprio sulle stesse questioni che in larga parte lo hanno fatto sorgere.
 

10 luglio 2019