Rapporto RBM-Censis sulla sanità pubblica
8,7 milioni di persone non godono dei livelli essenziali di assistenza sanitaria
Sempre più ammalati sono costretti a curarsi a pagamento
Lottiamo per la sanità pubblica completamente gratuita e accessibile a tutti, migranti inclusi

Nuovi allarmanti dati sulla disastrata sanità pubblica italiana. Il 13 giugno a Roma durante il ''Welfare day'', tenuto presso il centro congressi “La Nuvola'' all'Eur, è stato presentato il IX Rapporto RBM-CENSIS sulla sanità pubblica, privata e intermediata.
Con dovizia di analisi, grafici e particolari il Censis testimonia una situazione allarmante sia per quanto riguarda lo stato della sanità pubblica in Italia e del SSN, tanto per le ricadute in termini di servizi mancati e di costi che coinvolgono milioni di italiani in misura sempre crescente.
Sono 19,8 milioni gli italiani che si rivolgono alla sanità privata perché ''sfiduciati'' dalle inefficienze e dalla mancanza dei servizi erogati dal pubblico, il 28% degli italiani è quindi costretto ad effettuare prestazioni sanitarie a pagamento a causa soprattutto dei tempi d’attesa eccessivi o delle liste chiuse, cosa che ha spinto la spesa privata a 37,3 miliardi di euro (più 7,2% rispetto al 2014). Questa percentuale aumenta sensibilmente nelle regioni centrali e meridionali (22,6% nel Nord-Ovest, 20,7% nel Nord-Est, 31,6% al Centro e 33,2% al Sud).
Addirittura il SSN non riesce ad erogare i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), a percentuali sempre maggiori della popolazione: 8,7 milioni di persone nel 2019, il 14,5% degli italiani, con un incremento continuo a partire dal 2006, quando gli esclusi erano il 2,3% della popolazione, pari a circa 1 milione e trecentomila persone su di una base complessiva di assistiti dal SSN con i LEA che è oscillata dai passati 57,7 milioni del 2006 fino ai 51,6 milioni di oggi, passando per i 58,3 milioni del 2010.
Tanto più è carente il SSN pubblico, maggiore è il numero degli italiani costretti a rivolgersi al privato, complici le snervanti liste d'attesa che hanno tempi medi di centinaia di giorni di attesa (addirittura 128 giorni in media per una visita endocrinologica) e per le cosiddette liste d'attesa chiuse, che hanno escluso solo nel 2019 il 35,8% dei pazienti che hanno cercato invano di mettersi in lista.
Il passaggio dei pazienti dal pubblico al privato è in continua crescita: almeno il 62% di chi si è rivolto al pubblico per almeno una prestazione sanitaria dichiara di averne ricevuta un'altra nel privato, mentre il 44% degli italiani si è rivolto direttamente al privato perché ''sfiduciato'' dal pubblico, riversando denari in favore della sanità privata che fa profitti stellari esattamente lucrando sulle inefficienze e sullo sfascio della sanità pubblica, tanto che la spesa sanitaria privata sul reddito procapite è arrivata al 3,3% del 2019, era il 2,5% nel 2007.
Le spese sanitarie procapite sono salite a ben 691,84 euro (con un incremento del 12,3% in due anni), quelle per nucleo familiare a 1.522 euro.
Il ricorso al privato e l'aumento della spesa non è sostenibile da tutti ovviamente, ecco perché le fasce più povere della popolazione sono costrette alla rinuncia alle cure: ben 4 milioni e 125mila persone nel 2018, ben il 33,8% di chi ha un reddito da zero a 15mila euro l'anno, (scende la percentuale all'aumentare del reddito). Il 44,8% degli italiani più poveri che non si curano più si trova nel Sud e nelle Isole, seguono Centro, Nord-Ovest e Nord-Est.
La sanità pubblica costa nominalmente di più nel Centro-Nord, ma la disparità di reddito e i servizi ancora più scarsi (spesso inesistenti) rendono oggettivamente più costoso quel che rimane del SSN da parte delle masse meridionali, specie per le più povere e in particolare gli anziani con problemi di autosufficienza o i malati bisognosi di assistenza domiciliare.
In aumento l'infame ''turismo sanitario'' specie dal Sud al Nord verso i cosiddetti ''centri d'eccellenza'' che lucrano sullo smantellamento del SSN prodotto dalle controriforme sanitarie di questi anni, dal federalismo neofascista, rilanciato dalla cosiddetta ''autonomia differenziata'' dei fascisti del XXI secolo e da parte del PD, che vede l'Indice di Attrazione sanitaria da altre regioni verso la Calabria prossimo allo zero (seguita dalle altre regioni meridionali) e la Lombardia in testa per afflusso di pazienti extra regionali (seguita da Emilia-Romagna, Toscana, Friuli-Venezia Giulia, Veneto e Trentino-Alto Adige).
Pesano sul SSN i pesanti tagli alla spesa, almeno 28 miliardi di euro in 10 anni e ne arriveranno altri da parte del nero governo fascista e razzista Salvini-Di Maio.
Il Rapporto prosegue poi con una dovizia di tabelle e dati che entrano sempre più nel dettaglio delle singole prestazioni sanitarie, alcune delle quali (per esempio le cure odontoiatriche) totalmente gestite ed erogate dai privati.
Quello che non è accettabile in alcun modo è la ricetta che viene proposta per uscire da questa terribile situazione: rafforzare la sanità integrativa.
Secondo Marco Vecchietti, amministratore delegato e direttore di RBM-Assicurazione salute: “La Sanità Integrativa, Fondi e Polizze Sanitarie sono in grado di garantire un aiuto concreto ai cittadini e alle famiglie italiane di fonte al costante innalzamento dei bisogni di cura e alla necessità di pagare una quota delle cure sempre maggiore di tasca propria. Un sistema che nei numeri dimostra di funzionare piuttosto bene per chi lo ha già. A questo punto sarebbe normale immaginare politiche da parte del governo di supporto alla diffusione di questa importante tutela sociale aggiuntiva”.
Al contrario il PMLI lotta da sempre per la sanità pubblica completamente gratuita e accessibile a tutti, migranti inclusi. Creiamo un ampio fronte unito per la sanità pubblica, gratuita, universale, controllata e cogestita dai lavoratori del settore, dalla popolazione e dai pazienti, che si avvalga di strutture capillari di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione su tutto il territorio nazionale e sia finanziata tramite la fiscalità generale.
La causa dello sfascio della sanità è il capitalismo stesso e la legge fondamentale del suo stadio ultimo e finale, ossia l'imperialismo: la legge del massimo profitto.
Ecco perché i bisogni sanitari delle masse e in generale il diritto alla salute e a una migliore qualità della vita potranno essere pienamente garantiti solo nel socialismo con la conquista del potere politico da parte del proletariato.
 
 

10 luglio 2019