I governanti imperialisti del G20 uniti per “prevenire e combattere il terrorismo”, ossia chi si oppone all'imperialismo
Le piattaforme on line invitate a non dar spazio ai “terroristi”

 
Lo scontro tra imperialismo americano e socialimperialismo cinese e la tregua armata nella guerra commerciale deciso nell'incontro fra Trump e Xi ha messo in secondo piano il vertice del G20 del 28 e 29 giugno a Osaka, il primo ospitato in Giappone, cui hanno partecipato i leader delle principali economie che tra vecchie o emergenti rappresentano l'80% del Pil mondiale. Al G20 partecipano 19 paesi più l’Unione europea: i membri del G7 (Usa, Canada, Giappone, Germania, Francia, Regno Unito, Italia), 4 nazioni asiatiche (Cina, India, Indonesia, Corea del Sud) e 3 latino-americane (Messico, Argentina, Brasile), più Turchia, Sudafrica, Australia, Arabia Saudita e Russia. La presidenza giapponese del premier Abe aveva preparato l'ordine del giorno su una serie di principali argomenti dai temi dell'economia globale all'innovazione, dall'ambiente all'occupazione, alla promozione femminile, alla salute. Argomenti finiti nei 43 capitoli contenuti nelle 13 pagine della ponderosa dichiarazione finale, in dichiarazioni specifiche e nell'ancora più corposo e indigesto malloppo degli allegati che come da rituale degli ultimi summit vivranno di vita propria negli ammuffiti archivi del G20, salvo rare eccezioni.
Una di queste eccezioni riguarda l'unità dei governanti imperialisti per “prevenire e combattere il terrorismo”, ossia chi si oppone all'imperialismo.
Nella dichiarazione dei leader, il documento finale, l'argomento terrorismo viene trattato solo di passaggio al capitolo 18 per appoggiare “la risoluzione 2462 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che sottolinea il ruolo essenziale del GAFI nel definire norme globali per prevenire e combattere il riciclaggio di denaro, il finanziamento del terrorismo e il finanziamento della proliferazione del terrorismo”.
Ci spiega il sito del ministero del Tesoro: costituito nel 1989 in occasione del G7 di Parigi, il Gruppo d’Azione Finanziaria Internazionale (GAFI) o Financial Action Task Force (FATF) è un organismo intergovernativo che ha per scopo l’elaborazione e lo sviluppo di strategie di lotta al riciclaggio dei capitali di origine illecita e, dal 2001, anche di prevenzione del finanziamento al terrorismo. Nel 2008, il mandato del GAFI è stato esteso anche al contrasto del finanziamento della proliferazione di armi di distruzione di massa. L'evoluzione dei suoi compiti spiega come l'organismo finanziario sia impegnato a accompagnare con analisi e metodi di intervento la politica imperialista contro tutto quello che è etichettato come terrorismo, in altre parole chi si oppone all'imperialismo e ogni manifestazione della lotta di classe.
Lo si comprende meglio dall'apposita dichiarazione dei leader al G20 di Osaka sul loro comune impegno a “prevenire lo sfruttamento di Internet da parte del terrorismo e dell'estremismo violento che porta al terrorismo”. Nella quale sollecitano il contributo della piattaforme on line, invitate a “fare la loro parte” e a non dar spazio ai “terroristi”, al grido di “Internet non deve essere un rifugio sicuro per i terroristi per reclutare, incitare o preparare atti terroristici”. Ovviamente, sostengono, nel rispetto delle leggi nazionali e internazionali, compresi i diritti umani e le libertà fondamentali, per prevenire accuse di censura. E si richiamano alla Dichiarazione dei leader e al Piano d'azione del G20 di Amburgo del 2017 sul contrasto al terrorismo, allora riferito in particolare a “ISIL / ISIS / Daesh, Al Qaida e le loro affiliate”, dove sottolineavano tra le altre “l'importante ruolo dei media, della società civile, dei gruppi religiosi, della comunità imprenditoriale e delle istituzioni educative nel promuovere un ambiente che favorisca la prevenzione della radicalizzazione e del terrorismo”. Ma che anzitutto tenga ben nascoste le responsabilità dell'imperialismo che con la sua politica di rapina, di provocazoni, aggressioni e occupazioni militari, comprese stragi terroristiche di civili che provocano risposte comunque etichettate come “terroristiche” e queste, solo queste sarebbero negative.

10 luglio 2019