La Procura di Napoli chiede 8 anni per associazione a delinquere e banda armata per molti dei 24 imputati
Gli squadristi di CasaPound alla sbarra: “È un gruppo criminale”
Svolgevano la “caccia al compagno con azioni violente, come espressione della ideologia”
I GRUPPI NAZISTI E FASCISTI VANNO SCIOLTI IMMEDIATAMENTE: NESSUNO SPAZIO PER LORO

 
Redazione di Napoli
È finito con una dura requisitoria, lo scorso 23 giugno, il processo contro il gruppo nazifascista CasaPound guidato dalla cosiddetta “ducessa”, alias di Emmanuela Florino, figlia del senatore fascista Michele, già capo delle squadracce missine che hanno infestato Napoli negli anni Settanta e Ottanta con ordini che partivano dalla stessa sede del gruppo criminale, ossia la famigerata sezione “Berta” di via Foria. Nessun ripensamento o distanza da parte dei 24 imputati che tra il 2011 e il 2012 si sono macchiati di una serie di delitti valutati dalla Procura napoletana come associazione a delinquere e banda armata concretizzatasi nella “caccia al compagno con azioni violente, come espressione della ideologia” per cui il pubblico ministero Catello Maresca ha chiesto pene da uno a 8 anni.
Una discussione, quella del procuratore, molto dettagliata e sintetizzata nella descrizione delle azioni violente più eclatanti scandagliate nelle oltre mille pagine di inchiesta sul gruppo nazifascista pronti ad azioni di guerriglia con “caschi, bombe a mano e picconi” per colpire i cortei o le manifestazioni della sinistra, prima fra tutte le scuole antifasciste come la “centrale rossa” ossia il liceo scientifico “Vincenzo Cuoco” che costrinse la teppaglia nera a rifugiarsi per mesi nel loro covo di via Foria protetti, poi, per più di un anno dalle “forze dell’ordine” del regime neofascista.
Oltre alla Florino, ai vertici di CasaPound a Napoli vi erano altri due sgherri del gruppo criminale come Enrico Tarantino – già candidato in una lista a sostegno del candidato a sindaco per il “centro-destra”, il berlusconiano Gianni Lettieri - e Giuseppe Savuto cui è stata chiesta la pena rispettivamente di 8 e 6 anni. Diversi gli episodi nei tre anni contestati finché le masse popolari antifasciste non hanno rinchiuso nella loro fogna di via Foria i nazifascisti: dagli assalti ai centri sociali, come “Insurgencia”, fino all’occupazione di uno stabile nel quartiere simbolo delle Gloriose Quattro Giornate di Napoli, Materdei, immediatamente cacciati dagli antifascisti che dopo diversi cortei, presidi e manifestazioni, ebbero ragione degli odierni imputati. I raid si moltiplicavano ed oltre ai “militanti di sinistra” e ai “compagni” in genere, CasaPound cominciò a puntare anche i migranti e gli ebrei napoletani cominciando dalle provocazioni fino ad aggressioni vere e proprie, come si sospetta nel quartiere Vasto-Arenaccia.
Sarà la Corte di Assise, cui vengono attribuiti i reati più gravi della legislazione penale, a valutare entro la fine dell’anno l’indice di pericolosità delle azioni criminali dei nazifascisti.
Dal canto nostro riteniamo che le istituzioni locali, a cominciare dalla giunta De Magistris, debba passare dalle parole ai fatti: non ci deve essere alcuno spazio né per i fascisti né per i nazisti, cominciando dalla chiusura dei loro covi come il “Berta” di via Foria.

17 luglio 2019