Per istigazione a delinquere e diffamazione
La comandante della Sea Watch querela Salvini
Il duce dei fascisti del XXI secolo: “Non mi fanno paura i mafiosi. Figurarsi una ricca e viziata comunista tedesca”

 
Carola Rackete ha presentato lo scorso 12 luglio alla procura di Roma una querela di quattordici pagine nella quale si contestano al ministro dell'Interno Matteo Salvini i reati di diffamazione aggravata e istigazione a delinquere, e nella quale si chiede ai magistrati di sequestrare i mezzi attraverso cui passa quello che nell'atto viene definito “messaggio d'odio” , ossia le pagine ufficiali su Facebook e Twitter del duce dei fascisti del XXI secolo.
Nella querela vengono riportate testualmente 22 frasi ed espressioni ingiuriose e altamente lesive della reputazione della persona umana - contenute nei tweet, nelle dirette Facebook e in alcune interviste televisive - con cui Matteo Salvini ha definito pubblicamente e ripetutamente la giovane tedesca “sbrufoncella”, “fuorilegge”, “complice dei trafficanti”, “potenziale assassina”, “delinquente”, “criminale”, “pirata”, “una che ha provato a uccidere dei finanzieri” , che “occupa il suo tempo a infrangere le leggi italiane” e che “fa politica sulla pelle dei disgraziati” .
Ricordando l'emissione dell'ordinanza con cui il GIP di Agrigento non ha convalidato l'arresto e l'ha rimessa in libertà, la Rackete ha ribadito nella sua denuncia, come aveva già fatto dinanzi al magistrato nell'interrogatorio di garanzia, che le sue azioni sono state motivate esclusivamente dalla necessità di tutelare la vita e l'incolumità fisica e psichica dei naufraghi a bordo, per cui, se possibile, gli affronti di Salvini appaiono ancora più ingiustificati.
Carola Rackete ricostruisce quindi la violentissima campagna diffamatoria che per settimane Salvini ha condotto nei confronti della ong Sea-Watch: “dice - si legge nella denuncia - che si tratta di un'organizzazione illegale e fuorilegge, sostenendo che i suoi rappresentanti sarebbero complici di scafisti e trafficanti. Tali affermazioni sono lesive della mia reputazione e mettono a rischio la mia persona e la mia incolumità, in quanto dipendente e rappresentate della Sea-Watch”.
La giovane comandante poi ricorda che, a seguito di tale infamante campagna promossa da Salvini, la sua stessa incolumità personale è stata seriamente messa a rischio, e come elemento di prova ha allegato alla denuncia decine di messaggi, contenenti gravissime minacce, apparsi su Internet: “non posso non aver paura – si legge nella querela - di parole che provengono da chi esercita un ruolo pubblico così rilevante come quello di ministro, tra l'altro dell'Interno, che dovrebbe avere il ruolo, semmai, di tutelare anche la mia persona. Nelle parole di Matteo Salvini sono veicolati sentimenti viscerali di odio, denigrazione, delegittimazione e persino di vera e propria deumanizzazione”.
Tra gli allegati alla denuncia c'è anche la squallida fotografia, pubblicata da Salvini su Facebook, in cui il ministro, nella parte superiore della foto, è ritratto insieme a un gruppo di donne che indossano la divisa della polizia di Stato, mentre nella parte inferiore della fotografia c'è l'immagine di Carola Rackete: nella parte superiore della foto c'è scritto “io sto con le donne che difendono la legge” mentre nella parte inferiore si legge “non con le delinquenti!“ . Nella denuncia si legge che essa “è un'immagine che assume la connotazione di una segnalazione pubblica e rimanda ai manifesti dei ricercati, e quindi si tratta di un'istigazione pubblica a delinquere” .
La Rackete, prima di depositare la querela, aveva annunciato alcuni giorni prima di voler procedere per le vie legali contro Salvini, e il capobastone poliziesco aveva risposto sprezzantemente: “non mi fanno paura i mafiosi. Figurarsi una ricca e viziata comunista tedesca”.
L'aspirante duce d'Italia, ovviamente, dovrebbe sciacquarsi bene la bocca prima di pronunciare la parola “comunista “, che riassume centosettanta anni di lotte del movimento dei lavoratori in tutto il mondo, e dovrebbe, ovviamente, rendersi conto che se la giovane Carola fosse realmente una ricca e viziata figlia dell'alta borghesia nel mese di giugno se ne starebbe in villeggiatura anziché a navigare insieme a decine di naufraghi disperati, rischiando la vita nelle acque libiche e rischiando, in Italia, il rigore della legge.
Quanto alla preferenza per questa o quella divisa - anche se forse c'è in giro chi non disdegna di tenere bordone a chi indossa quelle stesse, identiche divise che durante il fascismo brutalizzarono i lavoratori con le norme corporative, gli ebrei con le leggi razziali e gli africani con le normative coloniali - i marxisti leninisti insieme a tutti i sinceri democratici preferiranno sempre e comunque la divisa dei comandanti delle marine mercantili che contribuiscono al salvataggio dei naufraghi e all'aiuto ai migranti che, da qualsiasi parte del mondo, fuggono dalle guerre e dalla fame causate dall'imperialismo.

17 luglio 2019