Vergognoso annuncio antiimmigrati di Fedriga, governatore del Friuli-Venezia Giulia
“Faremo un muro di 243 km” tra Italia e Slovenia

Dopo il blocco dei porti e i decreti sicurezza, anche il governatore fascio-leghista del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, si è lanciato nella caccia all'immigrato e, in una intervista pubblicata da “il Fatto Quotidiano” il 30 giugno ha parlato di un’ipotesi che sta valutando insieme al duce Matteo Salvini di costruire un muro di 243 chilometri al confine orientale dell’Italia con la Slovenia.
“Un muro o altro, adesso non so dirglielo, ma certo che se l’Europa non tutela i suoi confini noi saremo costretti a fermare l’ondata migratoria che avanza attraverso altri altri Paesi dell’Ue con tutti i mezzi. Non possiamo mettere poliziotti a ogni metro, anche se le misure di vigilanza grazie al nuovo piano del Viminale, stanno dando i loro frutti”, ha detto fra l'altro il governatore leghista nel corso dell'intervista.
“Noi dobbiamo dare sicurezza ai nostri cittadini. Tranquillità nelle case, decoro nelle pubbliche vie. Ladri, delinquenti di piccolo o grande calibro non ne vogliamo... La gente non ne può più” ha aggiunto Fedriga, quando il giornalista del Fatto gli ha fatto notare che forse c’è una sproporzione “tra la realtà e ciò che immagina” dal momento che non c'è nessuna invasione migratoria in atto visto che il Viminale e tutto il governo si vantano di aver ridotto drasticamente gli sbarchi mentre dalla cosiddetta “rotta di ingresso balcanica” lo stesso Fedriga ha ammesso che ne arrivano circa una “ottantina di persone al giorno ma è un numero difficile da stabilire. Ci sono giorni in cui ne arrivano 100, altri in cui non ne arriva nessuno”.
Vaghe stime parlano di un costo di 2 miliardi di euro. Ma a lanciare l'idea di un muro lungo il confine orientale dell’Italia con la Slovenia in realtà è stato lo stesso Salvini il quale il 26 luglio durante la conferenza stampa al Viminale sul sequestro della Sea Watch aveva annunciato: “A luglio partiranno i pattugliamenti misti con gli sloveni, ma se il flusso dei migranti non dovesse arrestarsi, a mali estremi, estremi rimedi: non escludiamo la costruzione di barriere fisiche alla frontiera come hanno fatto altri Paesi” a cominciare dall'Ungheria del fascista Viktor Orban e dagli Stati Uniti di Trump.
Ipotesi ribadita anche il 5 luglio in occasione della firma a Trieste di un accordo commerciale per la vendita al suo alleato Orban di un’area di 340 mila metri quadrati nel porto di Trieste, con le relative concessioni.
“Stiamo controllando i confini via mare, vogliamo controllare anche quelli via terra con ogni mezzo possibile - ha esordito il duce del Viminale spalleggiato da Fedriga – i confini sono sacri e inviolabili, l'obiettivo è di avere più uomini e più mezzi per sigillare il confine con la Slovenia e fermare definitivamente l’ingresso di immigrati clandestini... Sono ottimista: dal 1 luglio abbiamo cominciato i controlli alla frontiera con le pattuglie miste italiane e slovene. Sono fiducioso che otterremo il risultato di fermare il flusso di clandestini. Che qualche decina riesca a passare è fisiologico, ma qualche centinaia no. Tra qualche settimana faremo il punto, vedremo se saremo riusciti a bloccare gli ingressi. Se non basteranno i pattugliamenti misti, allora penseremo a qualche altra barriera, tecnologica o fisica. Ma ripeto: sono ottimista, aspetto i risultati”.
In realtà Salvini e Fedriga straparlano agitando lo spauracchio di un'invasione che in realtà non esiste dal momento che lo stesso Viminale ha certificato che i nuovi arrivi nel 2019 alla frontiera di Trieste sono stati 88 a gennaio, 123 a febbraio, 183 a marzo, 260 ad aprile, 201 a maggio, 145 a giugno. Totale: 1.000.
Ma per Salvini i numeri contano solo quando gli fanno comodo e insiste: “Ho telefonato ai ministri dell’Interno della Slovenia e della Croazia. Dobbiamo aumentare tutti insieme i controlli alle frontiere, la Croazia anche al confine con la Serbia e la Bosnia. E poi dobbiamo chiedere all’Europa, se esiste, di presidiare con Frontex gli ingressi ai confini dell’Unione nei Balcani”.

17 luglio 2019