Rapporto Svimez
Nel Sud il 70% delle donne non lavorano
Le donne discriminate nei vertici della società e delle istituzioni

Il Rapporto Svimez 2019 certifica le terribili condizioni delle masse femminili italiane, in particolare meridionali.
Nel nostro martoriato meridione l'occupazione femminile è a livelli da Terzo Mondo, infatti circa il 70% delle donne in età lavorativa risultano disoccupate, un dato agghiacciante che pone il Sud lontano anni luce non solo dagli standard del resto del Paese ma perfino dell'intera UE imperialista nella quale lavorano circa 66 donne su 100, nel Sud d'Italia appena 30.
Il tasso d’occupazione femminile in Sicilia, Campania, Puglia e Calabria, è addirittura più basso di quello della Guyana francese, della Tessaglia e della Macedonia in Grecia, e dell’enclave spagnola di Melilla in Marocco.
Confrontando i dati sull'occupazione femminile delle regioni italiane con quello delle 256 regioni della UE imperialista (le quali non sono certo un paradiso per la condizione femminile) il dato generale è allarmante: le lavoratrici italiane sono molto al di sotto della media europea, solo la provincia di Bolzano si colloca nella prima metà della graduatoria, cioè al 92° posto con il 71% delle donne in età da lavoro occupate, seguono a enorme distanza Emilia-Romagna e Valle d'Aosta al 153° e 154° posto, in linea con il dato europeo che vede occupate circa il 66% delle donne italiane, mentre da Roma in giù il tasso diminuisce fino a capovolgersi rispetto a quello dell'Alto-Adige.
Se il Lazio dell'inquisito segretario nazionale del PD Zingaretti non se la passa certo bene, è al 236° posto in Europa con una percentuale di occupazione femminile appena del 55%, le ultime in classifica sono Puglia, Calabria, Campania e Sicilia con valori del tasso di occupazione femminile intorno al 30%, circa 35 punti meno della media europea, con appunto circa il 70% di donne disoccupate.
Secondo il Rapporto “Le giovani donne meridionali subiscono una triplice ingiustizia a causa della disuguaglianza sociale, sotto forma di divario territoriale, generazionale e di genere. Queste ultime vivono il paradosso di essere le punte più avanzate della 'modernizzazione' del Sud (persino sul piano civile) perché hanno investito in un percorso di formazione e di conoscenza che le rende depositarie di quel 'capitale umano' che serve per competere nel mondo di oggi – e insieme le vittime designate di una società più immobile che altrove, e dunque più ingiusta, che finisce per sottoutilizzare, rendere marginali o 'espellere' le sue energie migliori”.
Lo studio mette in evidenza come nel 2018 su 3 milioni e 663 mila donne con lavori qualificati, appena 851 mila sono quelle del Sud, meno di un quarto del totale, infatti il tasso d’occupazione femminile per le donne laureate è ancora molto basso al Sud, appena il 63,7%, contro una media dell’81,3% nella UE.
Le donne laureate inoltre sono penalizzate rispetto agli uomini anche dal punto di vista retributivo: una donna laureata che lavora al Sud ha un reddito medio mensile netto di 300 euro inferiore a quello di un uomo.
Le donne meridionali inoltre guadagnano almeno 250 euro in meno delle lavoratrici del resto del Paese.
In generale poi le donne non solo lavorano e guadagnano meno degli uomini ma hanno maggiore difficoltà ad accedere ai vertici della società e delle istituzioni.
La causa della subalternità della donna, doppiamente sfruttata rispetto all'uomo è generata dal capitalismo e dalla sua concezione reazionaria e oscurantista della donna, della famiglia e della maternità sostenuta da tutti i governi borghesi, e oggi in particolare, propagandata a piene mani dal governo nero fascista e razzista Salvini-Di Maio che non perde occasione per rilanciare la triade mussoliniana “Dio, Patria e Famiglia” per renderla ancora più schiava salariata e senza diritti sul lavoro e schiava tra le mura domestiche per riprodurre la forza-lavoro e occuparsi della casa a costo zero per lo Stato borghese.
Ecco perché il PMLI indica da sempre alle masse femminili del nostro martoriato Paese la via rivoluzionaria dell'emancipazione della donna e del socialismo. Solo il socialismo, infatti, può garantire una reale parità tra i sessi e cancellare definitivamente i dislivelli nelle condizioni di vita delle donne tra Sud e Nord.

24 luglio 2019