Ricordiamo Engels nel 124° Anniversario della scomparsa del cofondatore del socialismo scientifico e grande Maestro del proletariato internazionale
Engels: Noi uomini non dominiamo la natura, le apparteniamo
Il capitalismo la saccheggia

Il 5 agosto di ogni anno noi marxisti-leninisti italiani ricordiamo Friedrich Engels, scomparso nel 1885 perché saremo eternamente grati a questo grande Maestro del proletariato internazionale e cofondatore del socialismo scientifico insieme a Marx, che hanno dato i natali al movimento operaio organizzato fino ai marxisti-leninisti di oggi . Quest'anno proponiamo ai nostri lettori una raccolta di citazioni tratte dalla sua preziosa e stimolante opera Dialettica della natura, scritta tra il 1873 il 1883 ma rimasta sotto forma di manoscritto finché dopo la sua morte fu pubblicata nell'Urss di Lenin e Stalin.
Poiché le ferie non son ferie se non si legge “Il Bolscevico” o almeno un'opera dei Maestri o del PMLI, invitiamo i nostri lettori a studiare o ristudiare la Introduzione che fu scritta da Engels tra il 1875 e '76, la Prima prefazione all'“Anti-Dühring, Sulla dialettica”, scritta nel maggio-giugno 1878 quale prefazione alla prima edizione all'“Anti-Dühring”, testi integrali che “Il Bolscevico” pubblicò in occasione del 120° Anniversario della sua scomparsa e, infine, l'intero capitolo della “Dialettica della natura” titolato Parte avuta dal lavoro nel processo di umanizzazione della scimmia e da noi pubblicato in occasione del 195° Anniversario della sua nascita.
Buona lettura a tutti: Con Engels per sempre, contro il capitalismo per il socialismo!
 
 

Lavoro e natura
Il lavoro è la fonte di ogni ricchezza, dicono gli studiosi di economia politica. Lo è, accanto alla natura, che offre al lavoro la materia greggia che esso trasforma in ricchezza. Ma il lavoro è ancora infinitamente più di ciò. È la prima, fondamentale condizione di tutta la vita umana; e lo è invero a tal punto, che noi possiamo dire in un certo senso: il lavoro ha creato lo stesso uomo.
(Dialettica della natura Opere Complete Marx – Engels, Editori Riuniti, vol.XXV, p.458)
 
Con le mani, molte scimmie si costruiscono nidi sugli alberi o addirittura, come lo scimpanzé, tettoie tra i rami per ripararsi dai temporali. Con le mani afferrano randelli per difendersi dai loro nemici, o pietre e frutta per bombardarli. Con esse compiono in prigionia tutta una serie di piccole operazioni imitando gli uomini. Ma proprio in quest'ultimo caso si vede quanto è grande la differenza tra la mano non sviluppata della scimmia, anche della più simile all'uomo, e la mano dell'uomo altamente perfezionata dal lavoro di centinaia di migliaia di anni. Il numero delle articolazioni e dei muscoli, la loro disposizione generale sono, nei due casi, gli stessi; ma la mano del selvaggio più arretrato può compiere centinaia di operazioni che nessuna scimmia riesce ad imitare. Nessuna mano di scimmia ha mai prodotto il più rozzo coltello di pietra.
(Dialettica della natura, Edizioni Rinascita 1950, p.207)
 
La mano non è quindi soltanto l'organo del lavoro: è anche il suo prodotto . La mano dell'uomo ha raggiunto quell'alto grado di perfezione, sulla base del quale ha potuto compiere i miracoli dei dipinti di Raffaello, delle statue di Thorvaldsen, della musica di Paganini, solo attraverso il lavoro: attraverso l'abitudine a sempre nuove operazioni, attraverso la trasmissione ereditaria del particolare sviluppo dei muscoli, dei tendini, e, a più lungo andare, anche delle articolazioni, per questa via acquisito: attraverso la sempre rinnovata elaborazione dei perfezionamenti così ereditati per mezzo di nuove, e sempre più complicate, operazioni. Ma la mano non era isolata. Essa era soltanto un singolo membro di un organismo completo, estremamente complesso. E ciò che era acquisito per la mano, era acquisito anche per tutto il corpo, al servizio del quale la mano lavorava, e invero in duplice modo.
(Dialettica della natura, Edizioni Rinascita 1950, p.208)
 
Sono certamente trascorsi centinaia di migliaia di anni (non più, per la storia della terra, di quel che sia un secondo per la vita umana) prima che dai branchi di scimmie arrampicatrici venisse fuori una società di uomini. Ma alla fine essa si trovò formata. E qual è la differenza che noi troviamo ancora una volta come differenza caratteristica tra il branco di scimmie e la tribù di uomini? Il lavoro .
(Dialettica della natura, Edizioni Rinascita 1950, p.211)
 
Tutto il merito dei rapidi progressi della civiltà venne attribuito alla mente, allo sviluppo e all'attività del cervello; gli uomini si abituarono a spiegare la loro attività con il loro pensiero invece che con i loro bisogni (che senza dubbio nel cervello si riflettono, e giungono alla coscienza). Sorse così, col tempo, quella concezione idealistica della vita, che ha dominato le menti sin dalla fine della civiltà antica. Essa è ancora tanto dominante, che persino gli scienziati materialisti della scuola darwinista non riescono ancora a farsi un'idea chiara delle origini dell'uomo, perché, essendo ancora sotto l'influsso ideologico dell'idealismo, non riconoscono la funzione che ha avuto il lavoro in quel processo.
(Dialettica della natura, Edizioni Rinascita 1950, p.214)
 
Il singolo industriale o commerciante è soddisfatto se vende la merce fabbricata o comprata con l'usuale profittarello e non lo preoccupa quello che in seguito accadrà alla merce o al compratore. Lo stesso si dica per gli effetti di tale attività sulla natura. Prendiamo il caso dei piantatori spagnoli a Cuba, che bruciarono completamente i boschi sui pendii e trovarono nella cenere concime sufficiente per una generazione di piante di caffè altamente remunerative. Cosa importava loro che dopo di ciò le piogge tropicali portassero via l'ormai indifeso humus e lasciassero dietro di sé solo nude rocce? Nell'attuale modo di produzione viene preso prevalentemente in considerazione, sia di fronte alla natura che di fronte alla società, solo il primo, più palpabile risultato.
(Dialettica della natura, Edizioni Rinascita 1950, p.218)
 

Uomo e natura
Centinaia di migliaia di anni fa, in una fase ancora non precisabile di quell'era che i geologi chiamano terziaria, probabilmente verso la sua fine, viveva in una qualche parte della zona torrida - verosimilmente su di un grande continente ora sprofondato nell'Oceano Indiano - una famiglia di scimmie antropomorfe giunta a uno stadio particolarmente alto di sviluppo. Darwin ci ha dato una descrizione approssimativa di questi nostri antenati. Erano estremamente pelosi, avevano la barba, le orecchie appuntite, e vivevano in branchi sugli alberi.
A motivo anzitutto del loro modo di vivere (l'arrampicarsi porta a un impiego delle mani diverso da quello dei piedi) queste scimmie cominciarono a perdere l'abitudine di aiutarsi con le mani quando procedevano su terreno piano e ad assumere sempre più la posizione eretta.
Con ciò era fatto il passo decisivo per il trapasso dalla scimmia all'uomo .
(Dialettica della natura, Edizioni Rinascita 1950, p.206)
 
Il dominio sulla natura iniziatosi con lo sviluppo della mano, con il lavoro, ampliò, ad ogni passo in avanti che veniva fatto, l'orizzonte dell'uomo. Egli andava scoprendo, di continuo, nuove proprietà, fino ad allora sconosciute, nelle cose della natura.
(Dialettica della natura, Opere Complete Marx – Engels, Editori Riuniti, vol.XXV, p.460)
 
Come si è già accennato, anche gli animali, proprio come l'uomo, seppure non nella stessa misura, modificano con la loro attività la natura che li circonda. E le modificazioni da essi apportate all'ambiente reagiscono a loro volta, come abbiamo visto, su quegli animali stessi che ne sono stata la causa.
(Dialettica della natura, Opere Complete Marx – Engels, Editori Riuniti, vol.XXV, p.465 - 466)
 
Insomma, l'animale si limita a usufruire della natura. esterna, e apporta ad essa modificazioni solo con la sua presenza; l'uomo la rende utilizzabile per i suoi scopi modificandola: la domina. Questa è l'ultima, essenziale differenza tra l'uomo e gli altri -animali, ed è ancora una volta il lavoro che opera questa differenza.
(Dialettica della natura, Opere Complete Marx – Engels, Editori Riuniti, vol.XXV, p.467)
 
Non aduliamoci troppo tuttavia per la nostra vittoria umana sulla natura. La natura si vendica di ogni nostra vittoria. Ogni vittoria ha infatti, in prima istanza, le conseguenze sulle quali avevamo fatto assegnamento; ma in seconda e terza istanza ha effetti del tutto diversi, impreveduti, che troppo spesso annullano a loro volta le prime conseguenze.
(Dialettica della natura, Edizioni Rinascita 1950, p.216)
 
Ad ogni passo ci vien ricordato che noi non dominiamo la natura come un conquistatore domina un popolo straniero soggiogato, che non la dominiamo come chi è estraneo ad essa, ma che noi le apparteniamo con carne e sangue e cervello e viviamo nel suo grembo: tutto il nostro dominio sulla natura consiste nella capacità, che ci eleva al di sopra delle altre creature, di conoscere le sue leggi e di impiegarle in modo appropriato.
(Dialettica della natura, Opere Complete Marx – Engels, Editori Riuniti, vol.XXV, p.468)
 
Ma quanto più ciò accade, tanto più gli uomini non solo sentiranno, ma anche sapranno, di formare un'unità con la natura, e tanto più insostenibile si farà il concetto, assurdo e innaturale, di una contrapposizione tra spirito e materia, tra uomo e natura, tra anima e corpo, che è penetrato in Europa dopo il crollo del mondo dell'antichità classica e che ha raggiunto il suo massimo sviluppo nel cristianesimo.
(Dialettica della natura, Opere Complete Marx – Engels, Editori Riuniti, vol.XXV, p.468)
 

Lavoro e uomo
Gli uomini, che con il loro lavoro produssero la macchina a vapore, tra il diciassettesimo e il diciottesimo secolo, non avevano affatto il presentimento di costruire lo strumento che più d'ogni altro era destinato a rivoluzionare la situazione sociale di tutto il mondo, a procurare in particolare alla borghesia, in un primo tempo, il predominio sociale e politico, attraverso la concentrazione della ricchezza nelle mani della minoranza e la totale espropriazione della stragrande maggioranza, per generare poi tra borghesia e proletariato una lotta di classe, che può aver fine solo con l'abbattimento della borghesia e l'abolizione di tutti i contrasti di classe. Ma anche in questo campo noi riusciamo solo gradualmente ad acquistare una chiara visione degli effetti sociali mediati, remoti, della nostra attività produttiva, attraverso una lunga e spesso dura esperienza, e attraverso la raccolta e il vaglio del materiale storico; e così ci è data la possibilità di dominare e regolare anche questi effetti.
(Dialettica della natura, Edizioni Rinascita 1950, p.217)

31 luglio 2019