Su richiesta dell'ambasciatore russo
Salvini vieta manifestazioni sindacali davanti alle raffinerie di Priolo

Per motivi di “ordine pubblico e pubblica sicurezza” dal 9 maggio al 30 settembre è vietato scioperare in tutta la zona industriale fra Priolo e Siracusa per tutelare gli interessi della Lukoil, il colosso petrolifero russo che sei anni fa rilevò dalla Erg l’intero pacchetto azionario della Isab Energy a Priolo Gargallo (Sr).
Lo ha deciso il prefetto di Siracusa Luigi Pizzi, e lo ha confermato il Tribunale amministrativo regionale di Catania.
Contro il provvedimento di chiaro stampo fascista, Cgil Cisl e Uil hanno presentato un ricorso al Tar per chiederne la sospensiva e nei giorni scorsi fra gli atti consegnati dai legali della Prefettura nella memoria difensiva contro Cgil Cisl e Uil sono spuntate due lettere a firma dell'ambasciatore russo in Italia Sergey Razov e del console russo Evgeny Panteleev e una nota di Paolo Formicola, vice capo di gabinetto del ministro Salvini che la dicono lunga sulle ingerenze di Mosca negli affari italiani e sul condizionamento delle scelte e della politica del governo da parte dell'aspirante duce d'Italia Matteo Salvini.
La prima missiva è dell’ambasciatore Razov ed è indirizzata al ministro degli Interni Matteo Salvini: “Egregio vice presidente, caro Matteo – scrive Razov - Negli ultimi dieci anni il numero delle azioni di blocco illecito delle attività delle raffinerie da parte dei lavoratori delle organizzazioni estranee che per diverse ragioni avevano perso gli appalti dello stabilimento Isab srl è ammontato a più di 100 casi concreti e ha portato nel periodo dal 2012 al 2018 alle perdite finanziarie per l’ammontare di alcuni milioni di euro, nonché ha arrecato danni per la reputazione del gruppo Lukoil”. Visto che, aggiunge l'ambasciatore di Putin: “La parte russa cerca sempre di creare le condizioni al massimo confortevoli per le aziende italiane che lavorano in Russia” è opportuno che “in vista della prossima visita del presidente della federazione russa Vladimir Putin nella repubblica italiana vorremmo contare su una partecipazione più attiva delle autorità italiane nella soluzione del problema del più grosso investitore russo in Italia”.
La missiva di Razov risale al 29 marzo. Dieci giorni dopo, sul tavolo del prefetto di Siracusa arriva una seconda lettera, questa volta a firma del console russo Evgeny Panteleev, ma dal contenuto praticamente uguale a quella dell’ambasciatore.
Tre giorni dopo, il 12 aprile, Salvini gira la lettera dell’ambasciatore Razov all’ufficio Affari internazionali del suo Gabinetto (protocollo numero 52/145/2/2F) e incarica il suo vice capo di gabinetto Paolo Formicola di recapitarla al prefetto di Siracusa. Nella nota di accompagnamento Formicola sottolinea che: “L’ambasciatore ha invocato una partecipazione più attiva delle autorità italiane nella soluzione del problema del più grosso investitore russo in Italia”, prende atto “di quanto rappresentato da questo ufficio in ordine a un complesso miglioramento della situazione, anche legato agli esiti delle vicende giudiziarie che hanno interessato alcuni dirigenti sindacali locali”, che hanno preso parte agli scioperi contro i licenziamenti nelle raffinerie ex Isab. e auspica: “Si sarà grati per i cortesi aggiornati elementi informativi che codesto ufficio vorrà far pervenire in merito alla problematica in esame”.
Il 9 maggio il prefetto Pizzi emette l’ordinanza che dispone il “Divieto di assembramenti di persone e/o di automezzi” davanti ai dodici ingressi della zona industriale fra Priolo e Siracusa, dove continuano a manifestare i lavoratori dell’indotto, in parte già licenziati.
Secondo il deputato Pd Fausto Raciti “La trattativa tra la Lega di Salvini e la Russia non è, per quanto aberrante, solo un fatto di cronaca politica e giudiziaria” ma “la dimostrazione di cosa accade quando qualcuno svende gli interessi del proprio paese a una potenza straniera, come successo in Sicilia... Davanti all’impianto Lukoil – aggiunge Raciti – ci sono spesso stati scioperi dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali, per via del mancato rinnovo di un appalto che ha causato gravi perdite di posti di lavoro. Con una circolare del prefetto, si è stabilito il divieto di assembramenti davanti ai cancelli della fabbrica, motivandolo con ragione di ordine pubblico. Già così suona male. Perché la difesa della patria, ‘caro Matteo’, non si fa militarizzando i confini e proteggendo il paese dai reati di umanità, ma difendendo i cittadini e i lavoratori dai reati di corruzione e dalle pressioni di potenze straniere e dei tuoi protettori”.
Mentre i sindacati denunciano che in questa vicenda: “Ci sono chiare sollecitazioni che arrivano dal governo russo per normalizzare le proteste sindacali. Sono evidenti pressioni politiche. Non è mai stata una vicenda provinciale, ma abbiamo subito intuito che aveva risvolti nazionali e internazionali. L’ordinanza del prefetto rappresenta la pagina più buia nei settant’anni di storia del Petrolchimico e non è stata dettata da motivi di “ordine pubblico” o da particolari esigenze produttive. Piuttosto, quel provvedimento nasce in virtù di pressioni politiche che calpestano i principi più elementari del diritto di sciopero, della libertà di riunione e dei principi costituzionali”.
Proprio come faceva Mussolini.

31 luglio 2019