L’accusa è di essere legati al PKK, considerato un partito terrorista
Erdogan rimuove tre sindaci del Kurdistan in Turchia
Manifestazioni di solidarietà in tutte le province turche a maggioranza curda

Il 19 agosto tre sindaci delle città turche del sudest del paese a maggioranza curda di Diyarbakir, Merdin e Van, eletti il 31 marzo scorso nelle liste dell’HDP, il partito democratico dei popoli, sono stati destituiti su ordine del ministero degli Interni di Ankara e sostituiti con governatori nominati dall’esecutivo. L’ennesima misura golpista e fascista del duce turco Erdogan che calpesta le più elementari regole della democrazia borghese. Altre 418 persone, principalmente componenti dei consigli comunali e impiegati sono stati arrestati.
La pretestuosa accusa ai 3 sindaci è di essere legati al PKK, il partito dei lavoratori curdi, considerato in Turchia ma anche dall’Unione europea e dagli USA un partito terrorista. A questo si aggiunge la lotta anticorruzione abbozzata dalle amministrazioni in questi 5 mesi che non è certamente vista di buon occhio dal regime fascista di Erdogan.
Immediata è stata la reazione di piazza della popolazione di tutte le province turche a maggioranza curda, con imponenti manifestazioni di solidarietà represse con forza dalla polizia turca. Davanti al municipio di Diyarbakir la folla dei manifestanti è stata attaccata con gli idranti, in altre città con gas lacrimogeni. Sono seguite 48 ore di repressioni con manifestanti manganellati e mandati in ospedale, dieci i giornalisti arrestati.
Secondo l’Unione delle comunità del Kurdistan (KCK), tutti questi attacchi “mirano a spezzare la libera volontà dei curdi. Il popolo curdo, le sue donne e i suoi giovani devono opporsi nelle strade e nelle piazze al desiderio del governo fascista di portare all’escalation la politica di annientamento e incentivare la lotta per la libertà in tutti gli ambiti della vita”. In un comunicato, “NO al golpe di Erdogan!”, l’Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia, inviatoci il 22 agosto, ha fatto appello a “tutte le forze politiche che si considerano democratiche, a esprimere in modo chiaro la loro posizione rispetto all’attacco contro la volontà politica del popolo curdo. La lotta contro il governo dell’autocrate Erdogan con ogni mezzo democratico non è solo un diritto ma un dovere. Non si può tacere di fronte a questo ennesimo furto di democrazia! Il silenzio è complice! Chi oggi resta in silenzio, si rende complice del fascismo turco”.

4 settembre 2019